«La mia strategia di gara – ha detto Segaert dopo l’argento nella crono U23 – è stata elaborata da mio fratello Loic, che è anche il mio allenatore e in cui ho piena fiducia. Ci abbiamo lavorato fino all’ultimo per via dei cambiamenti del vento. Nonostante un simile piano, è sempre difficile contenersi durante un mondiale. Con tutto quell’incoraggiamento lungo la strada e anche pensando alle persone che stanno guardando da casa. Era particolarmente importante trattenersi nel primo giro, ma penso di non aver risparmiato abbastanza. Ero ancora forte , ma non è bastato».
Scoperto per caso
Alec Segaert lo scoprimmo un anno fa per le sue frequentazioni italiane. Senza darlo troppo a vedere, il giovane belga, che nel 2021 era ancora uno junior, veniva a correre (e vincere) da noi, con l’appoggio del Team Ballerini. Solo che con il passare dei mesi, quella che poteva sembrare una presenza simpatica, si è trasformata nell’identikit di un campione, che ha da poco firmato un contratto WorldTour con la Lotto Dstny. Diventerà professionista dal primo giugno 2024: prima si concentrerà sui suoi studi di ingegneria, grazie a una norma dell’ordinamento belga che permette agli atleti di vertice di distribuire i loro esami universitari in base ai loro impegni agonistici. E Segaert, che ha 19 anni, ha ribadito di volersi laureare a tutti i costi.
Dopo essere stato campione europeo juniores a Trento lo scorso anno e aver vinto anche la Chrono des Nations, a luglio Segaert è diventato campione d’Europa nella crono U23 ad Anadia, in Portogallo.
«Il titolo europeo mi ha motivato – ha detto – ma non sapevo come sarei potuto andare andare al mondiale, perché ci sono state poche prove a cronometro di riferimento in questa stagione. Mi aspettavo molto dal norvegese Waerenskjold, dal tedesco Hessman, da Leo Hayter e anche dall’italiano Milesi dal quale ho perso l’ultima tappa del Tour de l’Avenir. Avevo visto bene…».
«Il percorso mi è subito piaciuto – ha proseguito – molte curve, molti saliscendi, zero pianura e nessuna salita troppo dura. Bisognava capire bene dove dare il massimo e dove recuperare. La mia ambizione? Certo mi sarebbe piaciuto vincere una medaglia, ma se fossi finito quinto, sarei stato contento anche di quello».
Tattica norvegese
E’ arrivato secondo, pagando forse la gestione troppo arrembante, al cospetto del norvegese che invece ha saputo dosare meglio gli sforzi.
«A metà gara – ammette Segaert – sapevo di avere più o meno lo stesso tempo di Waerenskjold, ma sapevo anche che lui aveva fatto un fantastico secondo giro. Da quel momento in poi ho capito che l’oro sarebbe stato molto difficile, ma anche l’argento sarebbe stato fantastico. Così ho continuato a spingere e alla fine è arrivato».
La famiglia al seguito
Mai previsione fu più azzeccata. Il norvegese Waerenskjold che l’ha battuto e Hayter che gli è finito dietro sono stati i primi due nomi, con l’eccezione di Milesi che si è fermato al 10° posto, senza sprizzare troppa gioia. Sul traguardo di Wollongong, Segaert ha trovato anche la sua famiglia, che si è sobbarcata il viaggio per stargli accanto. Vincere il mondiale U23 è da sempre il sogno di suo padre e la crono ha messo in tutto il clan belga una bella fiducia in vista della prova su strada.
«Il piano a lungo termine – ha detto il padre Frank al belga Het Nieuwsblad – è quello di diventare campione del mondo nella categoria U23. Dopo il titolo europeo in Portogallo e soprattutto il tanto lavoro che abbiamo fatto, sapevamo che una medaglia fosse alla sua portata e come genitori abbiamo voluto esserci. Per condividere la gioia, ma anche per esserci se le cose non fossero andate secondo i piani».
La nuova Ridley
Per la crono, fra le curiosità più evidenti c’è anche il fatto che Segaert è stato il primo in assoluto ad avere la nuova bici da cronometro di Ridley, sponsor della Lotto-Soudal.
«L’intenzione era che la bici fosse pronta per il Tour de France – ha spiegato il fratello-allenatore Loic – noi ci speravamo, anche in modo che si potessero apportare modifiche se necessario. Sfortunatamente non ci sono riusciti, quindi Alec è stato il primo in assoluto a correre con la nuova bici da cronometro, in realtà ancora un prototipo. Venerdì ci sarà la corsa su strada. Ora sappiamo che la condizione è davvero buona. Se non per se stesso, mio fratello sarà in grado di aiutare un compagno di squadra a vincere il mondiale».
Futuro nella Lotto
Alec ha concluso parlando già da professionista navigato e proiettandosi verso il futuro nella Lotto Dstny, nel cui team di sviluppo sta vivendo il primo anno da under 23.
«In questa stagione – ha detto – ho notato quanto questa squadra mi stia seguendo. L’ambiente di lavoro, ma anche l’ambizione di continuare a migliorare. Da un lato, c’è la grande esperienza di talenti che sono arrivati dal devo team, come Wellens, Vermeersch e De Lie. Ma d’altra parte la squadra continua a svilupparsi. Ad esempio nel reparto performance o quando si tratta di materiali. La nuova bici da cronometro di Ridley ha sicuramente giocato un ruolo nella mia decisione di firmare con loro».