Gimondi, Basso, Chiappucci, Simoni, Pogacar. La lista dei vincitori del Giro del Friuli Venezia Giulia vanta nomi che hanno fatto la storia di questo sport. Oggi scatterà la 59ª edizione con un parterre internazionale pronto a dare spettacolo in questi quattro giorni di corsa. L’anno scorso Emiel Vestrynge ha portato a casa il successo e l’ambita maglia gialla davanti a Nicolò Buratti e a Davide Toneatti. Li abbiamo visti sfidarsi in quattro tappe di fuoco, compreso l’arrivo spettacolare sullo Zoncolan.
Quest’anno la corsa è pronta a infiammarsi nuovamente sulle strade friulane altrettanto dure e affascinanti, di cui la Regione è ricca e che ogni anno mostra al Giro d’Italia. Per scoprire il percorso ci siamo affidati a chi, quest’anno, è professionista ma su queste strade si allena e l’anno scorso ha portato a casa un secondo posto nella generale e due successi di tappa. Nicolò Buratti, ti va di presentarci il Giro FVG 2023?
Che corsa è il Giro del Friuli Venezia Giulia?
E’ una gara che mi tocca molto, ci sono molto affezionato essendo friulano. Sicuramente è un palcoscenico internazionale importante e vanta un palmares di grandi campioni. Il territorio che tocca racchiude quasi tutto il Friuli e questo è un plauso che va fatto agli organizzatori che negli ultimi anni sono riusciti a valorizzare sempre di più questa corsa. Ogni anno riescono a tirare fuori veramente un bel percorso e completo per tutti i corridori. C’è spazio per riuscire a portare a casa il risultato ed emergere in base alle proprie caratteristiche.
Come va interpretata una gara a tappe di questo tipo?
Bisogna stare sempre con l’occhio vigile, perché le tappe sono tutte insidiose e se si vuole portare a casa il Giro bisogna sempre stare sul pezzo ogni giorno. Poi, ovvio, parlando di quest’anno, c’è la tappa regina che è quella con l’arrivo a Sauris in cui sicuramente, almeno sulla carta, si dovrebbe fare la classifica generale. Ma attenti alla seconda tappa che è molto simile a quella affrontata l’anno scorso.
Parliamo del percorso. La prima tappa sulla carta è per velocisti…
Sì, direi che lascia poco spazio ad altre interpretazioni. Sono 160 chilometri piatti, dove bisognerà stare davanti e attenti alle cadute.
La seconda tappa invece sembrerebbe facile, potrebbe presentare qualche insidia?
E’ una tappa molto insidiosa perché molto simile a un percorso da classica con stradine strette e strappetti e alla fine verrà fuori sicuramente la fuga. L’anno scorso diciamo che il Giro l’ho perso in quella frazione. Perché è andata via una fuga importante con dentro Verstrynge e Toneatti che hanno preso un minuto e mezzo. Alla fine si è giocato tutto lì, anche se il giorno dopo comunque ci sarebbe stato lo Zoncolan da affrontare. Quindi bisogna stare attenti sempre e stare concentrati.
La terza è la tappa regina di questa edizione. Conosci la salita finale?
Sì, la conosco anche se non sono proprio di quelle parti. Sono però strade che ho già fatto. La salita del Passo Pura è una salita veramente impegnativa. Sono quasi quaranta minuti di ascesa tosta. Da non sottovalutare neanche la discesa, perché è tecnica e si arriva proprio ai piedi del lago di Sauris e non è finita perché si hanno ancora cinque chilometri, se non di più, per raggiungere la cima. La selezione sicuramente verrà fatta sul Pura, ma bisogna avere gambe per arrivare fin sulla linea del traguardo senza accumulare distacchi.
Il Giro si chiude con l’arrivo a Trieste…
Secondo me non può essere considerata una tappa tranquilla per chi ha la maglia di leader. Non può ritenere di aver vinto il Giro, assolutamente, perché l’ultima tappa è un po’ come la seconda. E’ complicata, la conosco perché sono strade un po’ più della mia zona perché si passa a una ventina di chilometri da casa mia. Ma soprattutto la parte di Trieste è una parte molto complicata, tecnica, con strade veloci che si alternano a stradine fino alla fine. L’arrivo è difficile, perché si entra a Trieste, che comunque non non è proprio una città piatta. E’ sul mare però c’è anche tanta salita e si arriva da dietro, praticamente dalla Slovenia. Il finale me l’hanno raccontato i ragazzi che sono stati a provarlo. E’ veramente difficile, entrando in centro città bisogna stare attenti.
E’ il tuo primo anno lontano da questa corsa. Ti mancherà non correrla?
Sono contento di essere sicuramente passato professionista e questo mi ripaga. E’ un Giro che comunque mi sarebbe piaciuto molto come percorso e diciamo soprattutto, l’ultima tappa che arriva a Trieste sarebbe stata molto adatta a me, così come anche la seconda. Mi sarei sicuramente divertito.
C’è qualche tuo ex-compagno che vedi bene per questo appuntamento?
Il Cycling Team Friuli è una squadra forte, insomma, è la squadra della regione, quindi sicuramente ci puntano a fare bene. C’è Daniel Skerl che è un ottimo velocista e per la prima tappa è uno dei favoriti. Direi anche per l’ultima se riesce a tenere duro, essendo lui di Trieste, conosce molto bene le strade. Per la seconda tappa direi Giovanni Bortoluzzi, che vive nelle zone di Fagagna. Infine c’è sempre anche Davide De Cassan, che credo sia l’uomo di punta per la squadra. Oltre alla generale penso che la terza tappa sia quella più adatta a lui, la più dura, dove potrebbe ritagliarsi delle belle soddisfazioni.
Il Giro del Friuli è una corsa di importanza internazionale, chi vince qui dimostra di essere pronto per appuntamenti più importanti. C’è qualcuno che vedi particolarmente favorito?
Sono sincero, non ho visto bene la lista partenti, quindi non posso dire un nome. So che c’è Luca Vergallito che insieme all’Alpecin Devo, squadra che ha vinto l’anno scorso, avranno voglia di riconfermarsi. C’è un parterre straniero importante, quindi chiunque vincerà sarà un nome di spessore. Io tifo gli italiani ma prima ancora i ragazzi del team Friuli.
E Buratti cosa farà in questo finale di stagione?
Sono appena tornato a casa dal Renewi Tour. Sono molto contento del programma che mi sta facendo fare la squadra. Ovviamente la prima parte è stata un po’ di adattamento e adesso sto iniziando a ingranare bene. Sono uscito bene da quest’ultima corsa. E’ un ritmo diverso dal mondo degli under, posso confermarlo (ride,ndr). Si va molto più forte però piano piano, un gradino alla volta ce la faremo ad arrivare in alto. Adesso farò ancora una settimana a casa e dopo partirò per il Canada, quindi farò le classiche di Quebec e Montreal e anche qui sono molto contento perché non sono proprio due garette.