Nel calendario under 23 che si è appena concluso, il suo nome compare spesso, le sue Top 10 sono molteplici ed è così dallo scorso anno. Il fatto è che Daan Hoeks, portacolori della Maltinti Lampadari è olandese e viene spontaneo chiedersi che cosa ci faccia qui, considerando che ormai il suo Paese, tra Jumbo Visma e Van der Poel è diventato il crocevia del ciclismo internazionale.
Hoeks si è ben ambientato dalle nostre parti, ha anche imparato la nostra lingua anche se quando si tratta di interviste o argomenti delicati preferisce ancora rifugiarsi nel più sicuro inglese. Non si è mai pentito della sua scelta, che viene da lontano, quasi instillata da suo padre: «Lo chiamavano il “ciclista del bel tempo”. Da noi il sole non compare così spesso e quando avveniva, mio padre ne approfittava subito per prendere la bici e uscire. La portava sempre con sé in vacanza, per forza di cose mi ha ispirato. Quando avevo dieci anni, ho provato a seguirlo mi sono davvero divertito».


Come sei finito in Italia e quanto è importante per te correre qui?
Dopo il mio periodo da junior, correvo per l’Amsterdam Racing Academy. E con quella squadra abbiamo corso in Italia. Abbiamo fatto tutte le gare under 23. Poi nel 2021 Flavio Zappi stava cercando un corridore ospite e il mio team manager conosceva Flavio, così gli ho scritto più volte perché mi sarebbe piaciuto venire a correre qui. Così sono finito alla Mg.K Vis, contemporaneamente stavo facendo domanda per l’università a Bologna e tutto è andato per il verso giusto. Quindi è una bella storia.
Dalla Mg.K Vis alla Maltinti. Che cosa è cambiato da un team all’altro?
La mia esperienza alla Mg è stata segnata dalla mononucleosi. Ero molto motivato a fare bene, ma purtroppo non è stato così. Fondamentalmente, l’anno scorso ho avuto performance inferiori e le cose non sono andate come volevo. Poi quest’anno, quando ho scoperto che stavo diventando sempre più forte e tornavo al mio livello, ho ritrovato entusiasmo e spero di poter ripartire da qui.


Quali sono le gare dove ti trovi meglio?
Personalmente mi piacciono le gare con salite brevi e incisive, soprattutto se affrontate a gran ritmo. Ad esempio, come al GP Del Rosso. E quando si tratta dello sprint di un piccolo gruppo, spesso sono uno di quelli più veloci.
Rispetto al ciclismo olandese, che differenze hai trovato qui in Italia?
Beh, prima di tutto, ricordo che quando stavo facendo le mie prime gare qui in Italia, gli italiani scalavano molto più velocemente dei ciclisti olandesi. Sono un po’ più piccoli, pesano meno, magari un po’ meno veloci nello sprint. In Olanda infatti sono considerato uno dei più forti in salita. Da noi i ragazzi sono solo un po’ più grandi, più forti sul piano e vanno più veloci. È un modo diverso di correre.


Un team del tuo Paese, la Jumbo-Visma ha vinto tutte le corse più importanti di quest’anno, ma con corridori stranieri. Un olandese come te come lo vive, le sentite come vittorie nazionali o no?
Penso che i corridori olandesi debbano ancora diventare più forti perché Jimbo Visma ha iniziato con il loro team di sviluppo solo pochi anni fa. I talenti che avevano e hanno nella squadra stanno lentamente iniziando a vincere le gare. Ad esempio, Olaf Kooij. È un progetto a lungo termine, credo, perché prima in Olanda non c’erano buoni team di sviluppo per il livello del WorldTour quindi sta influenzando un po’ tutto il nostro movimento.
Hai contatti per passare professionista?
L’anno prossimo correrò di nuovo per Maltinti e spero di continuare dove mi sono fermato quest’anno. Quindi spero di vincere alcune gare a livello nazionale e di essere costante facendo qualche altro passo avanti.


Quali sono le gare che preferisci, corse in linea o a tappe?
Diciamo che mi riesco a concentrare di più e a tirare fuori il meglio nelle gare di un giorno, ma allo stesso tempo posso divertirmi davvero anche con le gare a tappe, perché secondo me è così che impari di più sulla tattica e anche sulle reazioni del tuo corpo. Questo è il modo giusto per diventare un ciclista migliore.
Qual è la vittoria più bella che hai ottenuto quest’anno, quella che ti ha emozionato di più?
Credo che sia stata la prima, a Montegranaro perché da quel momento ho iniziato a fare meglio e ho avuto la conferma che c’è ancora molto da fare.


Come ti trovi in Italia, che cosa ti piace di più e di meno?
Beh, ovviamente il clima è un grande vantaggio rispetto ai Paesi Bassi, la cultura è molto più familiare e le persone sono davvero gentili. Il cibo ovviamente è buono. Ma anche quando torno in Olanda mi piace il contrasto. Posso davvero godermelo.
Pensi che il fatto di correre in Italia ti tolga attenzione da parte dei team e dei media olandesi?
Sì e no. Direi di sì perché sanno che ci sono ciclisti che corrono all’estero e hanno già corso in quegli eventi. Quindi alcune persone mi conoscono e in qualche modo vogliono vedere come sta andando. E no, perché sono un po’ più lontani. Quindi spero di vincere alcune gare l’anno prossimo in più e più importanti, il che ovviamente spero che catalizzi un po’ più su di me i fari dell’attenzione.