Un team che non è un team. Tra le novità che questo promettente 2025 propone c’è il ritorno della SEG Racing Academy. Parliamo di un marchio storico che fino a 3 anni fa era una squadra continental molto attiva, che nel corso degli anni ha portato ben 36 corridori a varcare le soglie del WorldTour e non gente qualunque, considerando i nomi di Fabio Jakobsen, Thymen Arensman, Kaden Groves, Edoardo Affini, Alberto Dainese. Oggi l’Academy riparte con nuove strategie: una vera e propria scuola per ciclisti, che troveranno poi posto per fare attività agonistica in altri team, avendo a disposizione un centro di allenamento ad Amsterdam.
Gli italiani sbocciati nel team
A raccontare la storia di questo progetto per certi versi innovativo è il direttore, Eelco Berkhout: «Noi abbiamo fondato l’Academy nel 2015. Nel corso degli anni sono passati da noi anche corridori italiani poi affermatisi all’estero, come Edoardo Affini, Marco Frigo, Alberto Dainese. Ma anche molti campioni internazionali. Nel corso degli anni abbiamo visto che anche altri team hanno iniziato con propri team di sviluppo. Così è stato sempre più difficile ingaggiare i buoni corridori per convincere tutti a unirsi al nostro progetto. Allora ci siamo fermati per capire a che cosa puntava la nostra strada, dovevamo differenziarci.
«Abbiamo capito che le squadre non sono nostre rivali, ma possono essere nostre clienti. Dovevamo cambiare il concetto alla base del nostro lavoro. Quindi ci siamo riorientati. Ci siamo presi due anni per pensarci, notando che c’è una mancanza di strutture simili negli juniores. Era lì che dovevamo lavorare e trovare il nostro spazio».
Voi avete stretto un rapporto con tre team: Acron Tormans in Belgio, Goudenbod-Parkhotel in Olanda e German Junior Racing in Germania. Come funziona la partnership con le tre squadre? Chi allena i ragazzi?
Le squadre hanno tutte il loro staff. Ovviamente hanno degli allenatori, ma noi abbiamo il nostro laboratorio di ciclismo. I nostri preparatori coordinano la formazione e aiutano gli allenatori nella squadra a sviluppare i corridori, è un lavoro in sinergia, personalizzato. I ragazzi apprendono da noi le prime basi, facciamo anche dei corsi. Poi a un certo punto, quando sono abbastanza bravi, iniziamo a dare loro consigli su come fare il passo successivo.
Che tipo di consigli?
Siamo un’agenzia di procuratori, quindi abbiamo la nostra rete di contatti, conosciamo tutti i devo team e aiutiamo i talenti a salire di livello, poi iniziamo a guidarli anche dal punto di vista dei contratti. Alla fine, si tratta di diventare professionisti, e devi farlo pensando come un professionista, allenandoti come un professionista, comportandoti come un professionista. Noi gli diamo gli strumenti per farlo.
Non si rischia di avere un diverso trattamento nei team fra i corridori vostri e gli altri?
Ci sono sempre dei rischi, ma preferiamo aiutare e sviluppare la prossima generazione. Sappiamo dal passato che nel nostro team di sviluppo ai vecchi tempi la rivalità era nelle giuste dosi e si frammischiava con l’amicizia, l’ambizione. Di esempi ne abbiamo avuti tanti, abbiamo visto tanti corridori crescere e affermarsi.
Ad esempio?
Ad esempio Dainese. E’ cresciuto pian piano, ha trovato in casa avversari ma anche stimoli, alla fine è arrivato in cima. I ragazzi hanno anche cercato di aiutarsi a vicenda e si sono migliorati a vicenda. A volte il compagno è un concorrente, ha i tuoi stessi obiettivi ma è anche un compagno di squadra ed è anche qualcuno che può aiutarti a raggiungere il passo successivo.
Quanti ragazzi avete nella vostra accademia e di quali nazionalità sono?
I team che supportiamo sono tedeschi, olandesi e belgi. Quindi per ora l’attenzione principale è su quei tre Paesi. Oltre a questo, abbiamo borse di studio per corridori provenienti da tutto il mondo. Per ora non ne abbiamo assegnate, stiamo appena iniziando. Ma il nostro obiettivo è aumentare il nostro programma e rivolgerci ad altri mercati: Italia, Francia, Usa, Australia. Penso che possiamo aggiungere qualcosa di veramente prezioso ai team. L’intera struttura delle prestazioni sta aiutando l’allenamento, l’alimentazione e quel genere di cose. Inoltre abbiamo coinvolto anche nostri ex ciclisti, che ora sono professionisti per guidare un po’ nei webinar le nuove leve.
Avete avuto richieste dal nostro Paese?
Arriveranno. Anche in Italia sanno che lavoriamo con Affini e Frigo. Quindi sicuramente anche i corridori italiani ci contatteranno. Noi siamo ancora i loro agenti, come per gli altri passati da noi. Questo è il nostro modello. Noi iniziamo, li sviluppiamo, li aiutiamo, investiamo in loro e poi a un certo punto iniziamo a diventare i loro agenti. Quindi li aiutiamo a raggiungere la vetta. Per noi il titolo europeo di Affini è stata una gioia enorme, perché lo abbiamo seguito dagli inizi. E’ una grande storia.
Perché avete scelto questa strada e non quella ad esempio di costruire un devo team?
Se mai dovessi sviluppare un devo team, avrei solo 16 corridori al massimo, ma noi vogliamo aiutare di più, quindi avere la possibilità di agire su più ragazzi, trovare talenti da far crescere piano piano. Alla fine siamo convinti che quelli che troveranno la strada per la gloria saranno molti di più. Siamo un’azienda e vogliamo lavorare con i migliori corridori del futuro.