Lorenzo Mark Finn, Giro del Belvedere 2025

Giro del Belvedere, cosa c’è dietro le quinte?

26.12.2025
6 min
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Quanto è cambiata la vita di un organizzatore di corse U23 negli anni dei devo team? In che modo avviene la selezione delle squadre? Come si valutano le continental italiane? Abbiamo posto queste e altre domande a Efren Chies, motore del Giro del Belvedere, che si correrà il 6 aprile del 2026, all’indomani del Trofeo Piva e il giorno prima del Palio del Recioto.

Nell’ultima edizione prima del Covid, la corsa di Villa di Villa di Cordignano era stata vinta da Battistella, davanti ad Aleotti e Sobrero. A partire dal 2021, la vittoria è andata ad Ayuso in maglia Colpack, poi Gregoire, Staune Mittet, Glivar e Lorenzo Finn (in apertura alla firma di partenza, immagine photors.it). Quattro devo team e fortunatamente in extremis un vincitore italiano.

«E’ stato un progredire di anno in anno – spiega Chies – perché da noi la partecipazione delle squadre straniere è sempre stata molto marcata. Con i devo team le cose sono cambiate, per cui devi ricercare l’equilibrio. E’ difficile rifiutare una devo, credo che il prossimo anno ne avremo una decina. Per ora non arrivano tutte, neppure al Giro Next Gen. Si vede che alcune fanno un calendario fitto e bello organizzato, mentre altre si limitano all’attività nazionale. Credo che il sistema non si sia ancora stabilizzato».

Il Giro del Belvedere fu organizzato per la prima volta nel 1923 e ha festeggiato i 100 anni. A sinistra Efren Chies, accanto al presidente Carlet
La prima edizione del Belvedere è datata 1923, per cui nel 2023 si sono festeggiati i 100 anni. A sinistra Efren Chies, accanto al presidente Carlet
Il Giro del Belvedere fu organizzato per la prima volta nel 1923 e ha festeggiato i 100 anni. A sinistra Efren Chies, accanto al presidente Carlet
La prima edizione del Belvedere è datata 1923, per cui nel 2023 si sono festeggiati i 100 anni. A sinistra Efren Chies, accanto al presidente Carlet
E’ importante per voi organizzatori che vincano atleti di queste grandi squadre?

Negli ultimi quattro anni ci sono stati vincitori con quattro maglie diverse e tutte del WorldTour, è chiaro che non ti dispiace. Poi se vince un italiano come Finn, è meglio ancora. Io sento comunque la responsabilità di offrire una chance ai team italiani, che possono così fare un’esperienza di alto livello a pochi chilometri da casa, quindi con meno costi.

La presenza di tanti stranieri ha cambiato la competenza del pubblico del Belvedere che notoriamente conosceva vita, morte e miracoli di ogni corridore italiano in gara?

Sta venendo fuori un pubblico giovane che cerca il corridore emergente. Anche i ragazzi si appassionano alla ricerca del nuovo campioncino, dopodiché il pubblico medio viene comunque perché li vede, perché è tradizione, perché si corre a Pasquetta. Però devi dargli anche altro, non è solo un evento ciclistico. Ci sono la gastronomia, la musica, devi curare ogni dettaglio.

Sul fronte della sicurezza, quindi transenne e palchi, le cose sono cambiate di molto?

Sempre di più. Prima andava bene comunque, oggi non puoi più rischiare. Devi essere sempre a posto, soprattutto perché siamo volontari, quindi non è proprio il caso di rischiare penalmente. Lo sport è pericoloso, arriva tanto pubblico, succede sempre qualcosa. Nell’ultima edizione abbiamo aggiunto un’altra ambulanza e c’erano tre medici, casomai succedesse qualcosa anche fra la gente. Si deve sempre aumentare, quindi crescono i costi di organizzazione e quelli della comunicazione. Se vuoi che rimanga una manifestazione di alto livello, devi continuamente investire. Poi arrivano questi grandi pullman e devi farli parcheggiare…

Finn è il vincitore uscente del Giro del Belvedere e corre nel devo team della Red Bull-Bora-Hansgrohe (photors.it)
Finn è il vincitore uscente del Giro del Belvedere e corre nel devo team della Red Bull-Bora-Hansgrohe (photors.it)
E’ cambiata anche la logistica, avete dovuto individuare altri parcheggi?

Ne abbiamo aggiunti. Prima del Covid, ognuno andava dove voleva. Dopo la pandemia abbiamo dovuto prevedere delle aree chiuse, quindi abbiamo dovuto organizzare ciascun team con i suoi spazi. In quel momento è cambiata la mentalità e da lì non si è tornati più indietro. Solo che adesso c’è bisogno di più spazi, quindi un parcheggio in più, cercando di dividere i team. Chi va da una parte chi va dall’altra, poi arrivano gli italiani che vanno dove vogliono.

Da organizzatori come vivete la lotta delle squadre italiane contro i devo team?

Sono consapevoli di essere in difficoltà. A parte pochi team che magari hanno in casa l’atleta forte e in condizione, sono coscienti dal mattino che piazzarne uno nei primi 15 sia un bel traguardo. Al Giro del Belvedere si corre in cinque, l’obiettivo per le più piccole diventa non più il podio o la vittoria, ma una top 10 che comunque ha un significato. E’ un motivo di visibilità, forse si riduce un po’ l’ambizione però vengono volentieri.

Sono già arrivate le richieste per il 2026?

Ne abbiamo già fra 50 e 60, per cui a qualcuno devi dire necessariamente di no. Ed è una delle cose più brutte, soprattutto se si tratta di lasciare fuori qualcuno che lo chiede da anni.

Come funziona la selezione?

Mi ricordo che un anno il Palio del Recioto provò a regolamentarla, ma non funzionò molto. Quindi facciamo da noi, con chi nel team organizzativo è più aggiornato sugli atleti. Dai un’occhiata ai risultati dell’anno prima. Prendi le devo e prendi le locali, perlomeno le trevigiane, avendo un occhio di riguardo per tutte le squadre venete. Poi prendi le maggiori italiane e non è che ti rimanga così tanto.

Nel 2019 il Belvedere va a Samuele Battistella, che poi vincerà il mondiale U23, al pari di Lorenzo Finn nel 2025
Nel 2019 il Belvedere va a Samuele Battistella, che poi vincerà il mondiale U23, al pari di Lorenzo Finn nel 2025 (foto Giro del Belvedere)
Nel 2019 il Belvedere va a Samuele Battistella, che poi vincerà il mondiale U23, al pari di Lorenzo Finn nel 2025
Nel 2019 il Belvedere va a Samuele Battistella, che poi vincerà il mondiale U23, al pari di Lorenzo Finn nel 2025 (foto Giro del Belvedere)
L’obiettivo è tenere la corsa al livello più alto?

Non siamo una corsetta di paese e non siamo una corsa di professionisti, ma abbiamo un ruolo: fare una gara al top, per far emergere atleti che l’anno dopo andranno nel professionismo. Dobbiamo gestirci in quest’ottica, per cui dobbiamo creare un equilibrio tra il livello top e il resto.

Il Giro del Belvedere è stato organizzato per anni da Ezio Piccoli. Poi quella Record Cucine Caneva chiuse e di recente ha chiuso anche la Zalf. Come avete vissuto quest’ultimo passaggio?

Era nell’aria, perché la loro sede era qua vicino, quindi le cose si sanno. Ugualmente ci è dispiaciuto. Luciano Rui è un amico, noi già soffrivamo della scomparsa della Record Cucine di Stecca (il soprannome di Ezio Piccoli, ndr), che era proprio di Villa di Villa. La fece lui internazionale e in quegli anni il Giro del Belvedere era la grande sfida Caneva e Zalf. Per questo la loro scomparsa ci ha fatto male, ma bisogna essere realisti.

In che senso?

Dobbiamo prendere atto che una volta il mondo del ciclismo era più piccolo. Oggi ha diffusione mondiale, per cui il numero dei corridori italiani che c’era prima oggi non è più possibile.

E' l'edizione 1984, vinta da Renato Piccolo. Primo a sinistra Ezio Piccoli, vincitore nel 1965 e organizzatore
E’ l’edizione 1984, vinta da Piccolo. Primo a sinistra Ezio Piccoli, vincitore nel 1965 e organizzatore, scomparso nel 2017 (foto Giro del Belvedere)
E' l'edizione 1984, vinta da Renato Piccolo. Primo a sinistra Ezio Piccoli, vincitore nel 1965 e organizzatore
E’ l’edizione 1984, vinta da Piccolo. Primo a sinistra Ezio Piccoli, vincitore nel 1965 e organizzatore, scomparso nel 2017 (foto Giro del Belvedere)
Cambia qualcosa per voi il fatto che le professional non potranno portare i loro U23 alla vostra gara?

Il valore aggiunto di avere certe squadre sta nel valore degli atleti. Neppure questa notizia è stata così sorprendente, però mi metto nei loro panni e mi rendo conto che è antipatico stravolgere il proprio progetto in così breve tempo. Qualche corridore probabilmente sarebbe venuto volentieri, per cui credo che sarebbe stato opportuno quantomeno un tempismo migliore.

Si è portati a dire che la corsa dell’anno successivo si inizi a preparare l’indomani: qual è la realtà?

Potremmo dire che non finisce mai, in realtà sono quattro mesi tosti, direi dal primo dicembre (il Giro del Belvedere si correrà il 6 aprile 2026, ndr). Il giorno dopo di solito si riposa e si sta al telefono, poi si va al Recioto ben rilassati a vedere gli amici di Negrar che lavorano. Quindi quattro mesi, ma un periodo che ogni anno si allunga di un po’…