Sin qui il Giro d’Italia U23 non è partito sotto una buona stella per quei (pochi) corridori italiani che potevano lottare per la maglia rosa. In primavera abbiamo perso Gianmarco Garofoli, per un problemino al cuore, e domenica scorsa la sorte si è accanita contro Marco Frigo.
Una caduta, anche relativamente banale, e una frattura. Il veneto della Israel Cycling Academy deve così dire addio ai sogni rosa. E ieri mattina un comunicato, dopo gli esami e la terapia iniziata subito dopo l’incidente, ha ufficializzato, purtroppo, una news che era nell’aria.
Il morale chiaramente non è alto, ma Frigo non si abbatte e non perde la sua lucidità.
Marco, cosa è successo?
Sono caduto domenica scorsa al Giro dell’Appennino. Non ero messo male e quindi un po’ ho rischiato. Non sono un matto, se lotto per la 50ª posizione sono razionale e non vado a prendermi rischi inutili, ma ero nel gruppetto con Covi a ridosso dei primi e sono entrato troppo forte in una curva. Sono andato dritto e sono caduto. Sono finito a terra neanche in malo modo, pensate che non ho neanche un livido, però ho messo male la mano e ho capito subito che al polso c’era qualcosa che non andava.
E quindi niente Giro, niente lotta per la maglia rosa. Perché ci puntavi, giusto?
In partenza almeno avrei sicuramente lottato, poi è la strada che parla e a me piace che sia questa a parlare. Non nascondo che le sensazioni erano molto buone. Già nella prima corsa in Francia dopo il lungo ritiro a Sierra Nevada non ero andato male, nonostante scendessi proprio dall’altura e sappiamo bene cosa questo comporta. E ancora meglio era andata all’Appennino. Però questo è successo e io lo devo accettare.
Cosa sapevi, cosa ti piaceva di questo Giro under?
Sicuramente era un bel Giro, nonostante fosse solo di sette tappe e senza una crono. Crono che mi sarebbe piaciuta molto. Sarebbe stato un terreno per fare la differenza. E comunque questo non manca. Ci sono due tappe, la terza e quella del Fauniera, molto dure. E poi altre frazioni meno dure, ma per questo molto insidiose, tappe in cui poteva succedere qualcosa.
E ne conoscevi qualcuna di tappa? Avevi fatto dei sopralluoghi?
Credo che la terza tappa faccia da spartiacque, tra coloro che lotteranno per la classifica e coloro che cercheranno le vittorie di tappa. E’ davvero molto dura. Per quanto riguarda i sopralluoghi, pensate che per la sera dell’Appennino, avevo prenotato un appartamento a Cuneo per percorrere quella frazione e andare alla scoperta del Fauniera. E invece nulla, me ne sono dovuto tornare a casa con la coda tra le gambe.
Peccato, davvero… Qualcuno ti ha scritto, magari qualche corridore?
Guardate, io ci ho sperato sino all’ultimo di partire per il Giro, anche perché la frattura non è scomposta. Mi sono allenato sempre sui rulli come se dovessi fare delle uscite normali, ho lavorato immediatamente con il fisioterapista… Insomma ci speravo. Ci speravo più con il cuore che con la testa. Ed anche per questo abbiamo tenuto la notizia riservata in squadra. Pertanto no, a ieri, fino a quando non è uscito il comunicato, nessuno mi ha scritto perché nessuno sapeva… al di fuori dei compagni. Però alcuni messaggi mi hanno fatto piacere. Fortunatamente o sfortunatamente ci sono abituato agli infortuni.
Prima hai detto che in altura a Sierra Nevada avevi lavorato bene: si possono quantificare i miglioramenti?
Un miglioramento c’è stato, ma sono convinto sia stato soprattutto per merito del calendario fatto sin qui e delle gare svolte nel WorldTour. Poi che dire, ho trovato un ambiente molto professionale, non che non avessi una buona base, comunque venivo dalla Seg Racing, solo che l’influenza della squadra WorldTour si sente. T’interfacci anche con il loro staff.
E c’era anche qualcuno del team WorldTour?
Dei nostri no, però c’erano molti team che stavano preparando il Tour. Ag2R-Citroen, Arkea-Samsic…
Ed era il Frigo migliore di sempre?
Non lo so, però ero ben preparato. Sarei partito con la consapevolezza di aver lavorato bene, di aver fatto il massimo. E poi spero che il miglior Frigo debba arrivare.
Farai un salto al Giro?
Magari andrò a salutare i miei compagni al via della tappa da Rossano Veneto, che è a cinque minuti da casa mia. Ma in questo momento ho anche un po’ di “repulsione”, mettiamola così… Mi serve un bel reset per ripartire.
Chi sono secondo te i favoriti?
I francesi della Groupama-Fdj. Per come li ho visti sin dalla primavera sono molto forti, molto affiatati. Però credo che anche il nostro Mason Hollyman possa far bene. Lui è uno scalatore e le salite dure, quelle con pendenze ripide non mancano. Mi auguro che possa ottenere dei buoni risultati. Ma sinceramente – aggiunge con un po’ di malinconia ben comprensibile – pensavo a ciò che avrei potuto fare io.