Il primo anno tra i professionisti non è mai semplice, soprattutto quando si arriva da un inverno difficile. Omar El Gouzi in questo momento si trova in Spagna ad allenarsi, per iniziare al meglio il 2023. La prima stagione tra i grandi l’ha corsa con la Green Project Bardiani CSF Faizané, non è andata molto bene e con lui cerchiamo di capire cosa ha funzionato e cosa no.
Com’è andato il primo anno da professionista?
Sono contento per il passaggio e lo sono altrettanto per aver disputato delle belle corse di grande valore come la Milano-Sanremo ed il Giro di Lombardia. L’unica cosa è che dal punto di vista prestazionale mi sono un po’ perso. Ero partito bene, ma poi ho avuto un calo per buona parte dell’anno. Mi sono ripreso solo a settembre.
Qual è stato il problema?
La preparazione invernale, arrivavo da un brutto infortunio subito nell’estate del 2021, che mi ha tenuto fermo per 4 mesi. Una volta recuperato però mi sono trovato ad inseguire la condizione, perché non ho fatto palestra ed ho avuto degli scompensi.
Hai avuto tanti buchi di calendario, collezionando solo 38 giorni di corsa nel 2022…
La squadra aveva un calendario pieno di corse nei primi mesi della stagione e fino al Tour of the Alps ho corso con buona continuità. Poi la squadra aveva in programma il Giro d’Italia ed il Giro U23, io il secondo non potevo correrlo mentre per il primo, giustamente, non sono stato selezionato. Nella seconda parte di stagione ho corso di più ritrovando continuità tra agosto ed ottobre.
Questo ti ha influenzato negativamente?
Non è stato un problema, lavorando con un preparatore è più semplice programmare i momenti di forma. Sicuramente dovrò migliorare, ma già da dicembre sto lavorando molto per fare il salto di qualità.
E’ difficile adattarsi al mondo dei professionisti?
Si tratta di qualcosa di nuovo, da dilettante sei abituato ad essere più seguito, qui ti reputano autonomo. Però, allo stesso tempo, hai i compagni di squadra più grandi che possono seguirti e darti dei consigli preziosi.
Con chi ti sei confrontato maggiormente?
Con Visconti e Battaglin. Purtroppo Giovanni ci ha “abbandonato” presto, i suoi consigli mi sono mancati, sarebbero stati preziosi.
I consigli di Chiesa
Mario Chiesa è stato diesse di El Gouzi quando il ragazzo correva alla Iseo Rime Carnovali. Chi meglio di lui può inquadrare il giovane Omar e aiutarci a capire che tipo di ragazzo e corridore può essere?
«Quando seguo un corridore – inizia a spiegare Chiesa – mi piace fare una “radiografia” di quello che è stato. El Gouzi già da juniores ha fatto vedere grandi cose, nel 2017 è arrivato sesto al Giro della Lunigiana (in quell’edizione vinse Andrea Innocenti e fece quinto un certo Andrea Bagioli, ndr). L’anno successivo, il suo primo da under 23, arrivò decimo a Capodarco e nel 2019 corse il Giro d’Austria (una gara professionistica 2.1 ndr,) e finì secondo nella classifica dedicata ai giovani».
Bisogna attendere
«I numeri – riprende Chiesa – li ha sempre avuti, chiaramente non è un vincente, ma un corridore da corse a tappe. Una cosa da non sottovalutare assolutamente è il fatto che tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 è stato fermo quattro mesi per la frattura di due vertebre. Una cosa non da poco se a questo si aggiungono le difficoltà del primo anno tra i professionisti. El Gouzi, tuttavia non è esente da colpe, lui fa fatica a fidarsi, e questo lo limita. Deve imparare ad ascoltare chi lo circonda e seguire una linea, senza cambiare a metà (il riferimento è anche al cambio di preparatore fatto dallo stesso El Gouzi a metà 2022, in piena stagione, ndr)».
«Omar – conclude – è un ragazzo da attendere, in questo ciclismo moderno è sempre più difficile, ma è anche nell’interesse della Bardiani. Lui può crescere molto, sicuramente può fare meglio di quanto fatto vedere nella passata stagione e questo inverno si è potuto allenare senza intoppi. Non resta che guardare cosa succederà quando attaccherà il numero sulla schiena».