De Candido, stagione “strozzata” senza l’iride

26.09.2020
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Quella di quest’anno è stata una stagione a dir poco particolare. Se i pro’ ne hanno risentito, le categorie giovanili non state da meno, anzi… La mancanza dei mondiali poi ha lasciato “morire” la stagione anzitempo. In ogni caso almeno sul piano nazionale si è corso. Poco, ma si è corso. Con Rino De Candido, tecnico azzurro degli juniores, facciamo il punto.

Rino, la mancanza dei mondiali ha “strozzato” questa stagione?

Sì. Si è iniziato a correre ad agosto inoltrato. Si è arrivati all’italiano con molti corridori che avevano disputato solo due gare. Il mondiale è uno stimolo per i ragazzi e per le squadre. Se manca il mondiale, manca un obiettivo e il ciclista deve averne. Ma questo vale anche per gli appuntamenti importanti come il Lunigiana per esempio. Si è fatta una sola corsa a tappe, il Giro del Friuli.

Il podio della crono tricolore: (da sinistra) Garofoli, Milesi e Piganzoli (foto Scanferla)
Crono tricolore: (da sinistra) Garofoli, Milesi (foto Scanferla)
E cambiava anche il modo di gareggiare?

Per me sì. Magari inconsciamente, ma i ragazzi correvano con meno determinazione. Ho visto prove con 230 partenti, ma dopo 30 chilometri restavano in corsa 100 corridori. E non erano corse dure. Cosa significa? Che andavano giusto per partire. Il covid ha lasciato il segno dappertutto e il ciclismo penso abbia pagato più di altri sport.

Emerge un gruppo “nazionale” da questo 2020?

Alla fine vedo che c’è un bel gruppetto di toscani e di lombardi. In più ci sono Germani, De Pretto, Bagatin

Per ovvie ragioni, si sono disputate più gare a cronometro: può essere un aiuto per questa disciplina?

Da diversi anni siamo sui podi internazionali nelle crono. Addirittura l’anno scorso abbiamo vinto il mondiale con Antonio Tiberi e quest’anno siamo stati terzi all’europeo con Andrea Montoli inoltre Ganna ha vinto l’oro più importante. Preparare le crono non è facile, ho visto molti che le hanno disputate tanto per farle. Servono tecnici e materiali.

Non è una spesa eccessiva per le società juniores?

Non credo sia così grande. Penso che in primis servano dei tecnici validi e società realmente interessate. Mi viene in mente la Trevigliese per esempio, con Lorenzo Milesi, campione italiano, e Lorenzo Piganzoli, terzo. Adesso c’è una base su cui lavorare, un gruppo.

Francesco Calì vincitore dell’ultima tappa del Giro Friuli juniores 2020 (foto Bolgan)
Calì vincitore al Giro Friuli juniores (foto Bolgan)
Il prossimo anno chi troveremo tra gli U23?

Ci sono Francesco Calì, Lorenzo Germani, Christian Bagatin, Andrea Montoli, Davide De Pretto… Bagatin è già ben strutturato e non gli pesa correre, sorride sempre. E questo è importante. Calì mi piace molto come corridore. E’ bravo anche Gianmarco Garofali, per me ha margine di crescita.

E i due dell’italiano, Montoli e Germani? Entrambi hanno fatto il liceo scientifico, sembrano molto educati, parlano bene…

Sono sin troppo dei bravi ragazzi! Il corridore vero deve essere più scaltro, più furbo. Guardate Evenepoel, Pogacar, Van Aert... visto che facce sveglie che hanno? Servono mentalità vincenti e cattiveria agonistica. Germani va molto forte per questa categoria, ma non credo abbia un grande motore. L’ho notato nelle gare a tappe. Però può crescere. Montoli invece mi sembra già più corridore: va forte a crono e si difende in salita. Lui ha le crono in testa, ma dovrebbe acquisire un po’ più di mentalità per la strada.

Il prossimo anno cosa ti aspetti?

E’ un bel punto di domanda. Speriamo si possa tornare alla normalità. Mi spiace che l’Uci non abbia accolto la richiesta di bloccare le categorie di un anno. Ai ragazzi avrebbe fatto bene.

Chi ci ha rimesso di più?

Gli allievi e gli juniores di secondo anno: passare di categoria sarà più dura per loro.