Barba lunga e gambe fini. Ora le gambe fini non sono poi una grossa novità nel ciclismo, ma la barba lunga lo è un po’ di più. «Almeno accorciatela», gli dice Dimitri Sedun. «No, mi dà la forza», replica lui rigorosamente in russo. Lui è Ilkhan Dostiyev, giunto secondo al Giro della Valle d’Aosta.
Dostiyev viene da Shymkent, in Kazakhstan, è un classe 2002 e potremmo definirlo uno scalatore. Di certo, è un corridore di fondo e un lottatore coriaceo. Al “Petit Tour” ha lottato come un leone e solo un giorno, anzi una salita di crisi, e un immenso Jarno Widar gli hanno negato la vittoria.
Ikhan Dostiyev si è affacciato soprattutto questa stagione al grande ciclismo, anche se è al quarto anno nella categoria. Aveva iniziato bene con un secondo posto al Tour du Rwanda e una tappa al Gp delle Nazioni, ma è chiaro che il Valle d’Aosta è stato un altro palcoscenico. Primo nella frazione inaugurale e maglia gialla per due tappe.
Dimitri Sedun che è uno dei tecnici storici dell’Astana-Qazaqstan, da quella dei tempi d’oro di Vinokourov come atleta, ma anche di Contador e Nibali, ed è lui che ha seguito Ilkhan in questa stagione.
Dimitri, dunque, parlaci un po’ di Ikhan Dostiyev…
L’anno scorso non ha fatto corse di prima linea. Ma dallo scorso inverno ha cambiato marcia. Ha iniziato a lavorare bene con la squadra continental e si sono visti subito i risultati ad inizio anno con belle prestazioni al Tour du Rwanda. Poi ha avuto alti e bassi. Lui ha bisogno di stare bene per rendere davvero come si deve. Va detto che ha anche avuto un periodo un po’ complicato in primavera.
Perché?
Perché ha dovuto correre con la squadra nazionale, dove tra l’altro ha anche vinto. Ma in quel periodo avrebbe dovuto preparare bene il Giro Next Gen, che invece è andato un po’ male. Volevamo fare bene. Sono stato io ad insistere di farglielo fare ugualmente, anche se non era al top.
Come mai?
Primo perché gli sarebbe servito per il resto della stagione, secondo perché deve capire che si può e si deve correre anche se non si è in forma, quindi era anche una scelta mirata a rinforzare il carattere. E’ riuscito a portarlo a termine e da lì siamo ripartiti con i programmi normali: quindi riposo, lavoro, gare… che poi si è trattato di fargli fare l’Appennino tra Giro Next e Valle d’Aosta. Questa era una corsa adatta lui, che è uno scalatore, anche se non si è sempre gestito bene.
E infatti ti avremmo chiesto proprio di questo. Chi lo ha visto ci ha detto che nel corso della terza tappa sull’ultima salita, il San Carlo, procedeva a zig-zag. Crisi di gambe? Di Testa?
Il discorso è un po’ più ampio. Lui deve imparare a gestirsi soprattutto dal punto di vista alimentare. Quel giorno sul San Carlo è stata una vera e propria crisi di fame. E’ saltato. Ha finito completamente gli zuccheri. Di testa era okay. Aveva cambiato colore in faccia. Alla sera dopo aver visto dove aveva sbagliato, gli abbiamo spiegato bene cosa era successo e cosa doveva fare. «Da domani non facciamo più questi errori, Ilkhan, mi raccomando». E infatti dal giorno dopo è stato molto più attento ed è stato l’unico a restare con Widar.
Non era neanche scontato riprendersi tanto bene da una crisi così forte…
Sì, sì, ma perché è forte e perché stava bene. La sera prima dell’ultima tappa siamo andati al letto con l’idea di vincere la tappa, prima ancora di dare assalto al podio (Crescioli gli era a soli 26”, ndr). E’ andata un po’ storta, perché io non avevo previsto che Torres facesse quel numero, che restasse davanti. Per il resto è andato tutto secondo programma. Ma avrebbe avuto le gambe per vincere… come si è visto.
Sappiamo che l’Astana Qazaqstan è un riferimento per i giovani ciclisti del Kazakhstan, ma come lo avete trovato?
E’ stato tutto abbastanza naturale. Nella gare giovanili in Kazakhstan ha fatto vedere che aveva le gambe e quindi lo abbiamo preso… Il suo nome ci era arrivato alle orecchie. Lui ha iniziato ad andare in bici da quando aveva 10 anni.
In che zona è del Kazakhstan?
Del Sud, come il Texas per gli Stati Uniti! Fa la spola tra Nizza, dove abbiamo la nostra sede e appunto casa sua, Shymkent.
E come si allena laggiù? Cosa mangia?
Dalle sue parti ci sono delle salite, oppure si allena nella zona di Almaty. C’è un piatto tipico che però è più dell’Uzbekistan, il plov, fatto con riso e pezzi di carne, per il resto cerca di adattarsi al meglio. E’ molto serio. E ha tanto margine di crescita, anche per questo vedremo se farlo passare nella WorldTour o meno. Il passaggio al professionismo non è solo questione di età.
Prima hai accennato al fatto che è uno scalatore. Che corridore è?
E’ uno scalatore puro… per il momento. Ma questo non è sufficiente. Faccio un esempio: prima dell’ultima tappa ho detto a lui e anche agli altri ragazzi di stare davanti, specie con la partenza bagnata in discesa. «Il gruppo si spezzerà e stando davanti risparmieremo tante energie». Lui lo ha fatto e non era facile. Ilkhan ci è riuscito, questo vuol dire che sa guidare la bici e che sa limare, quindi potrà essere più che uno scalatore puro.