Avere la maturità di un corridore esperto e l’entusiasmo di un ragazzino. Alessio Martinelli è così. Da Valdidentro, dove si attaccava la salita dei Laghi di Cancano al Giro, ecco un altro gioiellino del nostro movimento e di casa Colpack-Ballan. Alessio aveva conquistato l’argento ai mondiali di Harrogate del 2019 (foto in apertura), quando era juniores. Il passaggio tra gli U23, il lockdown e l’incidente: in pratica un 2020 inesistente per lui dal punto di vista agonistico.
Come tanti altri ragazzini è salito in bici seguendo il padre, Fulvio, e il fratello, Nicola. «Ho iniziato da G0», dice serio. Noi ridiamo. «Sì, sì davvero. Avevo 4-5 anni e facevo quelle garette promozionali, non competitive».
E quindi hai sempre corso?
Sì, da G1 è iniziata tutta la trafila. Quando ho compiuto 6 anni mi hanno regalato la bici, una Mtb e da lì subito tante gare. All’inizio ero nella Bormiese, poi nella Valdidentro Bike. Fino da esordiente ho fatto solo Mtb, poi ho iniziato ad alternarla con la strada. Ma più passava il tempo, e i percorsi si facevano troppo tecnici, e meno la Mtb mi piaceva. Facevo meno bene. Per di più su strada ho colto subito i risultati e mi è venuta una voglia assurda. Ho fatto poi allievi e junior nel Team Giorgi e sono arrivato alla Colpack due anni fa. Il mio sogno di diventare pro’ si sta avverando, visto che ho firmato con la Bardiani CSF Faizanè (ma correrà il 2021 alla Colpack, ndr).
Si diceva che potessi passare subito dopo il tuo argento ai mondiali juniores del 2019…
Subito dopo quei mondiali arrivarono un “casino” di offerte, anche dal WorldTour. Ma con il mio allenatore, Omar Beltran, e il mio procuratore, Fabio Perego, abbiamo sempre avuto l’idea di crescere gradualmente, senza fare il passo più lungo della gamba. L’obiettivo è arrivare forti ad un’eta di 22-23 anni, quella giusta per cogliere risultati importanti.
Con le offerte del WT perché hai firmato per una professional? Rifaresti questa scelta?
Sì, rifarei tutto – risponde con prontezza Martinelli – Primo, perché la Bardiani mi aveva cercato prima del mio risultato iridato, e questo vuol dire che credeva in me da tempo. E secondo, perché credo che in una professional potrò avere più spazio. Magari potrei cogliere un risultato entrando in una fuga. In una WT avrei meno spazio. Dovrei lavorare per gli altri e davanti a me ci sarebbero 15-20 corridori. Guardate cosa ha fatto Ciccone. E’ stato proprio alla Bardiani ed è arrivato alla Trek-Segafredo da capitano.
Però! Hai le idee chiare…
Grazie!
Sei in una famiglia di ciclisti: a casa ti pressano, ti dicono la loro o ti lasciano spazio?
Finché sono stato esordiente ho ascoltato i consigli di papà e di mio fratello. Era un gioco. Poi da allievo, quando ero seguito dal Team Giorgi, papà non mi ha mai detto nulla e non ha mai neanche commentato. Piuttosto sono io che amo parlare con loro, magari farmi vedere da mio fratello come sono messo in bici. Mi piace avere un parere esterno.
Che scuola hai fatto?
Una scuola professionale di cinque anni: manutenzione assistenza tecnica. In pratica posso fare l’idraulico, l’elettricista, il meccanico… però non è stata una scelta ideale visto che adesso vado all’università e studio Scienza Alimentari. Insomma, non ho seguito un percorso lineare.
Eh no, però se ti si rompe la bici sai ripararla!
Sì – ride – Mi piace trafficare con la bici. Ci metto spesso mano per cercare di renderla più scorrevole. Adesso sono in ritiro con la squadra e al meccanico chiedo sempre come fare per sistemare quella guaina, per migliorare la scorrevolezza di questa o quello…
Abiti ai piedi della salita dei Laghi di Cancano. Ma prima del Giro su questa strada, a giugno, hai avuto un incidente molto serio. Come è andata?
Posto che non ricordo praticamente nulla, sono caduto in discesa. Non so come, sono riuscito a far chiamare mio fratello. Lui a sua volta ha fatto chiamare i soccorsi. Sono venuti a prendermi in elicottero e mi hanno portato all’ospedale di Brescia in codice rosso (Martinelli ha sbattuto la testa, subìto la rottura di alcuni denti e la frattura dello zigomo, ndr). Adesso sto bene, anche se qualche problemino sulla pelle ancora c’è.
E a livello di postura?
Dopo le tante sedute da osteopata e massaggiatore è tutto okay. Sono prontissimo per la prossima stagione. Non avendo praticamente corso nel 2020, ho una voglia assurda. Ho fatto un paio di gare ma col senno del poi sarebbe stato meglio non farle. Adesso però sento di stare bene, mi sto allenando nel modo giusto. Ho l’adrenalina nelle vene. Voglio dimostrare il mio valore.
Torniamo sui Laghi di Cancano, ma stavolta in salita al Giro. Che effetto ti ha fatto vedere i pro’ in azione sulle tue strade quel giorno?
Mi hanno dato un pass elite. Mi hanno portato all’arrivo in elicottero. Il mio primo viaggio da cosciente su elicottero! Abbiamo mangiato lassù e visto la tappa dai maxischermi. E’ stato un giorno fantastico. Immaginavo me stesso dentro la corsa e pensavo che sarebbe stato un sogno vivere una corsa così a casa mia e magari raccogliere un bel risultato. Sono saliti molto forte, ma dopo tanti giorni di gara e dopo lo Stelvio non hanno siglato i tempi migliori in assoluto sulla salita…
E i tempi migliori li hai te?
No, altri ragazzi non dei pro’ su strada.
Beh lì si allena Samuele Porro, campione della Mtb! I Kom saranno suoi… Tu invece che corridore sei? Cronoman, scalatore…
Di sicuro non cronoman. La salita è il terreno che preferisco. Mi trovo bene un po’ dappertutto, magari non tanto sui percorsi totalmente piani. Mi piacciono le gare a tappe. Ho un buon recupero e vado meglio di giorno in giorno. Insomma mi vedo bene per i grandi Giri, almeno come sogno…