Tommasi, ex mezzofondista: «Mi riscatto col ciclismo»

19.08.2023
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Stamattina sono scattati a Budapest i campionati del mondo di atletica e c’è una ciclista che non solo li guarderà con un occhio particolarmente attento, ma che li avrebbe potuti disputare. Francesca Tommasi fino allo scorso dicembre era una mezzofondista dell’Esercito, tutt’altro che anonima poi varie vicissitudini fisiche l’hanno portata a correre in bicicletta (in apertura foto Ossola).

Nella sua prima vita agonistica, la 25enne veronese di Palazzolo di Sona è stata una promessa dell’atletica per merito di diversi titoli italiani ed una serie di bei risultati ottenuti con la nazionale. Adesso la sua attuale vita è con la Mendelspeck e la sua determinazione va oltre a quella che potrebbe sembrare una scommessa. Col team di Renato Pirrone ha partecipato all’ultimo Giro Donne dove ha allungato la lista di ragazze provenienti da altri sport. Sotto quell’aspetto, alla corsa rosa Tommasi era in buona compagnia. Giusto per citare gli esempi più emblematici, la statunitense Ewers (quarta nella generale) arriva dal calcio mentre la tedesca Niedermaier (vincitrice della quinta tappa a Ceres) dallo sci di fondo. E così, al termine di un allenamento attorno a casa, abbiamo voluto conoscere meglio Francesca che grazie agli studi in medicina ha anche un altro punto in comune con diverse atlete del gruppo.

Iniziamo dalle gare dell’ultimo periodo. Come sono andate?

Direi abbastanza bene. Domenica scorsa a Vittorio Veneto ha vinto Tonetti e sono arrivata ottava nel gruppetto delle sue inseguitrici. Peccato perché quando è partita la fuga decisiva non sono stata pronta ad andarci dentro anch’io. Invece a fine luglio a Tarzo ho conquistato il mio primo podio nelle gare open. Ho chiuso seconda da sola dietro Vigilia. La condizione con cui sono uscita dal Giro Donne sta dando qualche frutto.

Al Giro Donne che esperienza è stata?

Innanzitutto mai avrei pensato di poterlo correre se penso dov’ero e cosa facevo fino a pochi mesi prima. Tutto nuovo, tutto bello e stimolante. Pensate che l’anno scorso ero andata a Padova per vedere l’ultima tappa ed avevo fatto un selfie con Mavi Garcia. Quest’anno in uno dei primi giorni di gara, sono andata da lei mostrandole quella foto e facendone un’altra come ricordo del mio cambiamento. Mavi arriva dal duathlon e parlandone assieme anche lei capiva il mio stato d’animo dell’essere in una gara così importante. Il livello era decisamente alto. Mi ha fatto un certo effetto stare gomito a gomito con atlete che vedevo solo in televisione. Così come è stata una grossa emozione la settima tappa, quella di Alassio.

In effetti lì ti sei fatta vedere. Raccontaci pure…

Si arrivava in cima al santuario di Alassio ed era forse la frazione più temuta da tutte, quella che ha deciso il podio finale. Sono stata col gruppo della maglia rosa fin dalla prima salita malgrado avessi avuto un problema alla catena all’inizio. Ho dovuto fare un bello sforzo per rientrare e restare lì. Mi sono staccata sul penultimo gpm quando le big di classifica hanno alzato il ritmo. A quel punto ho iniziato la salita finale del mio passo ritrovando un buon ritmo. E’ vero, ho chiuso ventitreesima ma sono soddisfatta ugualmente se guardo chi mi ha preceduto e chi è arrivata dietro. Tolta la belga (Ghekiere, ndr) della AG Insurance-Soudal QuickStep, che è quasi una squadra WorldTour, in pratica sono stata la prima di un team continental, soprattutto piccolo come il nostro. Anche Renato (il team manager Pirrone, ndr) era molto contento della mia prova.

Francesca Tommasi è stata tesserata dalla Mendelspeck dopo il Ponente in Rosa disputato col Canturino (foto Ossola)
Francesca Tommasi è stata tesserata dalla Mendelspeck dopo il Ponente in Rosa disputato col Canturino (foto Ossola)
Chi era Francesca Tommasi prima di diventare ciclista?

Facevo atletica, mezzofondo nello specifico. Prima ancora, da piccola, ho fatto basket e volley ma amavo muovermi di più. La parte che mi piaceva di più della pallavolo era il riscaldamento perché si facevano diversi giri di palestra (ride, ndr). A scuola durante la ricreazione o le ore di educazione fisica mi piaceva correre contro i maschi e vedere chi ci metteva meno tempo a girare intorno al cortile. Sia io che i miei genitori e professori hanno capito che dovevo provare con l’atletica. Ho iniziato a Bussolengo quando ero in prima media e già a quattordici anni ho vinto il campionato italiano cadetti. Il primo di otto tricolori tra corsa campestre e in pista fino alla categoria U23. Tra le mie compagne c’era Nadia Battocletti e tra i maschi Yemen Crippa, due ragazzi che sono ancora azzurri.

Come si è sviluppata la tua crescita nel mezzofondo?

Bene anche se fin dai primi titoli ho iniziato ad avere piccoli infortuni ossei. Nonostante tutto sono riuscita a partecipare a manifestazioni importanti con la nazionale. Gli EYOF in Olanda nel 2013 (il Festival olimpico della gioventù europea, ndr), gli europei di cross e i mondiali di cross in Uganda nel 2017. Alla fine di quell’anno sono stata tesserata nell’Esercito tra le juniores. Nel 2019 a Venaria Reale ho vinto il tricolore assoluto del cross, oltre a quello U23. In quella stagione ho poi raccolto due quinti posti nei 5000 metri agli europei U23 in Svezia e in Coppa Europa in Polonia dove con l’Italia siamo arrivati quarti per solo mezzo punto dal bronzo.

Nella gara open di Tarzo, Tommasi è seconda dietro Vigilia e davanti a Venturelli, prima junior (foto Ph Rosa)
Nella gara open di Tarzo, Tommasi è seconda dietro Vigilia e davanti a Venturelli, prima junior (foto Ph Rosa)
Perché il passaggio al ciclismo?

Essenzialmente per salvaguardare le mie articolazioni. La corsa è molto traumatica per gli arti inferiori. Negli ultimi anni stavo accumulando troppe fratture da stress che mi hanno privato di traguardi importanti. Prima quella ad un calcagno durante le qualificazioni per Tokyo 2020 ed infine quella al femore l’anno scorso mentre stavo preparando gli europei di cross. Fortunatamente nell’estate del 2022 avevo preso la mia prima bici da corsa con la quale facevo già qualche giro per riprendermi. Ad inizio stagione mi sono congedata dall’Esercito e dallo scorso dicembre non ho più corso a piedi. Sono ancora scottata da quegli infortuni, ho paura di farmi male ancora e compromettere l’attività ciclistica.

Cosa stai apprezzando di questa tua seconda vita da atleta?

Intanto devo dire che mi piace molto correre in bici. Sento il beneficio di una muscolatura più potente e non dover più convivere con i problemi fisici di prima. Mi piace anche l’aver potuto conoscere ragazze che ammiravo per alcune cose che abbiamo in comune. Ad esempio Chabbey, che è stata a lungo in fuga al mondiale, e Magnaldi sono dottoresse in medicina e chirurgia come sarò io a breve. Ad ottobre mi laureerò e poi farò la specialistica. Durante il volo che ci ha portato in Sardegna per ultime tappe del Giro Donne, sono andata a sedermi di fianco ad Erica (Magnaldi, ndr) e abbiamo parlato di questo, di come poter fare conciliare tutto o cosa privilegiare. E’ stata una chiacchierata interessante e piena di spunti. La mia idea sarebbe quella di specializzarmi in medicina dello sport. Prima vedremo come andrà col ciclismo.

Tommasi è una scalatrice dotata di un buon recupero. Sta imparando tutti gli aspetti tecnico-tattici del ciclismo (foto Pascal Cln)
Tommasi è una scalatrice dotata di un buon recupero. Sta imparando tutti gli aspetti tecnico-tattici del ciclismo (foto Pascal Cln)
Nel frattempo che obiettivi hai ora correndo in bicicletta?

Ho iniziato la stagione con il Club Corridonia che poi mi ha prestato al Canturino per il Trofeo Ponente in Rosa. Sono stata notata dalla Mendelspeck che mi ha tesserato. Quindi, vedendo questa escalation, l’intento è quella di continuare a crescere e imparare tanto, tutto. Sto migliorando a stare in gruppo e ad impostare meglio le traiettorie in curva in discesa. Sto cercando di velocizzare le operazione quando vado all’ammiraglia a prendere la borraccia. Sto attenta quando devo mangiare e bere in corsa. Sto imparando anche le tattiche e a leggere la corsa. Una mia risorsa invece è la capacità di recuperare gli sforzi, il mezzofondo mi ha aiutato molto. Tanta gente mi domanda sempre se non mi manchi l’atletica e quello che potevo fare. Io rispondo che il mio riscatto lo sto trovando nel ciclismo e non ne sono assolutamente pentita.