La “Ronde” da protagonista, ma ora Borghesi vuole di più

09.04.2025
4 min
Salva

La voce è squillante come da tempo non capitava. Le emozioni del Fiandre sono ancora fresche, nella mente e nel cuore di Letizia Borghesi. Una di quelle corse dove anche un piazzamento, nel suo caso il 6° posto, ha un valore particolare e un sapore dolce…

La gioia di Letizia e dei dirigenti del team per un piazzamento di grande spessore (foto Facebook)
La gioia di Letizia e dei dirigenti del team per un piazzamento di grande spessore (foto Facebook)

Quella corsa, per la trentina di Cles ha sempre avuto un proprio fascino: «La prima volta l’ho corsa nel 2017, ero una ragazzina e capii subito che era nelle mie corde, anche se mi ritirai. Poi l’ho disputata praticamente ogni anno ma per una ragione o per l’altra non riuscivo mai a centrare il risultato. Questa volta è andata come volevo, almeno in gran parte…».

Che intendi dire?

Sono rimasta coinvolta nella maxicaduta che è costata la corsa alla Longo Borghini. Non mi sono fatta male, ma la bici si è danneggiata, ho dovuto aspettare per sostituirla, ho così perso tempo e anche energie nei 20 chilometri d’inseguimento. In quei lunghi minuti pensavo che fosse finita, che ancora una volta tornavo a casa con nulla in mano, invece sono riuscita ad agganciarmi. Ma quando c’è stata l’azione decisiva io ero rimasta un po’ indietro e forse non avevo la gamba per poter tenere quel ritmo, chissà che sarebbe successo se avessi avuto un approccio meno traumatico.

Letizia la fianco della Kopecky. Non è un caso, la Borghesi appare sempre più al livello delle più grandi (foto Facebook)
Letizia la fianco della Kopecky. Non è un caso, la Borghesi appare sempre più al livello delle più grandi (foto Facebook)
Che cosa ti piace del Fiandre?

A me piacciono un po’ tutte le classiche del Nord – sentenzia la ragazza dell’EF Education-OatlyIl pavé, le salite ripetute, gli strappi brevi ma molto ripidi, le strade strette: è tutto un mix nel quale mi trovo bene. Mi sarei trovata ancora meglio con il clima classico di quelle corse, tra pioggia e freddo, invece abbiamo trovato una giornata calda e serena.

Il piazzamento ottenuto impreziosisce un inizio stagione nel quale, a fronte di pochi squilli, c’è però la consapevolezza che sei molto più vicina alle cicliste più forti…

Effettivamente è così, mi accorgo che qualcosa è cambiato, che c’è stato un salto di qualità e guardandomi indietro so anche da che cosa è dipeso: quest’inverno ho abbinato la preparazione a qualche gara di ciclocross, anche in Belgio, nel periodo di Natale, quindi nelle grandi classiche. Correre per un’ora fuori soglia, costantemente al limite, ti dà quella resistenza e quella brillantezza che fanno la differenza. Appena ho iniziato a correre ho visto che andavo meglio, purtroppo a Maiorca mi sono ammalata e ho perso qualche giorno, ma è servito ora perché ho raggiunto un’ottima forma. Tanto è vero che le corse precedenti il Fiandre mi avevano un po’ innervosito, perché non si traducevano nei risultati che mi aspettavo.

Per la Borghesi le apparizioni invernali nel ciclocross le hanno fatto fare un salto di qualità (foto Facebook)
Per la Borghesi le apparizioni invernali nel ciclocross le hanno fatto fare un salto di qualità (foto Facebook)
E’ il tuo momento di carriera migliore?

Diciamo che ho sempre dimostrato di essere costante, di andare forte a inizio come a fine anno, ma ogni stagione mi ha dato qualcosa in più. Mi accorgo di essere più matura e di essere migliorata e lo vedo soprattutto confrontandomi con le più forti, vedendo che tengo il loro passo. E’ un segnale importante. Ci sto arrivando piano piano, senza bruciare le tappe e questo mi dà molto coraggio.

Domenica c’è la Roubaix, che per chi ha dimestichezza con il ciclocross può essere un campo di battaglia favorevole…

Si adatta a me, lo scorso anno ho chiuso tredicesima ma fino all’ultimo ero nel vivo della corsa, in grado di giocarmi qualcosa d’importante. In quella corsa la guida conta tantissimo, le capacità tecniche, ma sappiamo bene quale influsso abbia la fortuna, quanto incida sull’esito finale. Sicuramente l’attendo con curiosità, proprio per verificare sul posto i miglioramenti scaturiti dall’inverno trascorso sui prati.

L’italiana dell’EF Education-Oatly guarda ora con fiducia alla Roubaix
L’italiana dell’EF Education-Oatly guarda ora con fiducia alla Roubaix
Per ora non hai gareggiato tanto, perché?

E’ dettato dal calendario, considerando come detto che ho perso qualche giorno in Spagna. Ho disputato solamente prove in linea, nessuna corsa a tappe. In tutte le gare però sono andata abbastanza bene, stando sempre con le prime fino alle battute decisive. Non ho raccolto molto, ma c’ero.

A Oudenaarde, quando sei arrivata, che cosa hai pensato?

Ero felicissima, lo ammetto, proprio per com’era scaturito quel risultato. Per il fatto che ero riuscita a fare la volata pur con tutta la fatica accumulata lungo la gara e soprattutto nell’inseguimento. Poi, a freddo, riguardando la corsa capisco anche che con un po’ di fortuna si poteva ottenere anche di più. Ma avere un po’ di credito con la fortuna non fa mai male, no?