Sapete quanto tempo ha impiegato Gaia Realini per ambientarsi nella grande Trek-Segafredo? Meno di zero. E questo dà esattamente l’idea dello stupore con cui nella squadra americana stiano scoprendo l’abruzzese che al UAE Tour ha selezionato le più forti in salite e ha poi vinto il Trofeo Oro in Euro a Cinquale.
«Per come è fatta – spiega Josu Larrazabal – si è inserita nel gruppo in modo velocissimo. L’hanno accolta tutti come la giovane che devono curare e un po’ anche proteggere. Ha imparato l’inglese alla svelta e si buttava dentro senza problemi a parlare con tutte, anche quando magari non era ancora padrona della lingua. E questo ha fatto tanto a livello sociale, nel gruppo. Mentre per le prestazioni, mi ha stupito che sia riuscita a vincere così presto».
Josu è il coordinatore dei preparatori della Trek-Segafredo: sovrintende il lavoro degli interni e coordina il lavoro degli esterni. Così come prima cosa ci tiene a dire che l’allenatore di Gaia Realini è Matteo Azzolini, tecnico di Mapei Sport in appoggio al team americano. Poi si accinge a raccontarci la Realini che ha conosciuto e sta ancora scoprendo corsa dopo corsa, test dopo test.
Che idea ti sei fatto di questa atleta?
La prima cosa è che ha un grosso talento di scalatrice a livello internazionale. Quello magari si sapeva dai risultati e quanto ha già mostrato. Però quando l’ho conosciuta, mi ha stupito il suo approccio al lavoro, la sua capacità di far fatica. Sono le cose che trovi nel profilo degli scalatori e quelli che sono adatti a fare classifica in certe gare. Rispetto al velocista, lo scalatore magari ha una diversa proporzione tra lo sforzo che profonde e il numero di vittorie. Gaia sa che per vincere deve far fatica e a allenarsi più di altre. Ma poi quando la vedi in salita, ti dà l’impressione di essere nel gruppo del WorldTour da tre anni e non da pochi mesi.
Nel ciclismo maschile lo scalatore puro sparisce davanti ad atleti molto più potenti. Fra le donne, un’atleta come Realini può dire la sua?
Tra le donne non c’è il livello di specialità che c’è nel ciclismo degli uomini. Nel gruppo maschile, lo scalatore piccolino in certe tappe soffre di più, perché la differenza è troppo grossa. Uno scalatore minuto in una tappa di ventagli ha una differenza di watt troppo evidente e rischia grosso. La specializzazione è troppo alta. Il ciclismo delle donne si sta sviluppando molto velocemente, ma la differenza di livello tra gli specialisti non è così evidente.
Motivo per cui Gaia si è vista davanti nei ventagli del UAE Tour?
Il fatto che si sia difesa bene laggiù non è la conferma di questo ragionamento, perché i ventagli del UAE Tour vengono fatti in strade larghe dove non si deve lottare così tanto per la posizione. Non sono come i ventagli su strade strettissime delle gare in Francia, però averla vista così davanti fa capire che lei è forte e si ritaglierà il suo spazio molto più facilmente di quanto accadrebbe a uno scalatore uomo della sua taglia.
In che modo aver fatto ciclocross l’ha aiutata a essere così forte?
Non è una cosa che si vede nei valori, ma certamente serve. I vantaggi che derivano da un’altra disciplina non si vedono nei test, soprattutto se si tratta di sforzi così diverso. La gara di cross è uno sforzo di 45-60 minuti a tutta e quello le ha dato l’endurance e la tecnica che per una scalatrice è sempre preziosa. Però a volte sottovalutiamo il ciclismo su strada. Sembra che se uno è bravo nel ciclocross, sappia far già tutto anche su strada. Ovviamente sei bravissimo a gestire la bicicletta, però il ciclocross si corre tutto sotto i 20 all’ora, mentre in bicicletta si fanno le discese a 80 all’ora che è una cosa completamente diversa. Allora il cross aiuta, la fa più completa. Ma nel ciclismo su strada deve ancora crescere e svilupparsi in modo più completo. Anche la strada ha la sua tecnica e non è per niente scontato.
Cosa vi aspettate da questo primo anno?
Come con tutti i ragazzi appena arrivati, anche con Realini facciamo un programma a lungo termine. Devono fare un incremento nel carico di lavoro, adattarsi a una struttura più sviluppata di di lavoro, con più supporto da parte del direttore sportivo, dell’allenatore, del dottore, dello psicologo, del nutrizionista. Lei adesso sta facendo questi step di adattamento, sapendo di avere davanti un programma di 3-4 anni di sviluppo. Per questo dico che mi ha stupito il fatto che abbia già vinto e in genere sia andata così forte.
Un fatto di tempi, quindi?
Ha ottenuto molto velocemente queste performance, sia nel UAE Tour, sia a Cinquale, andando in fuga con Amanda Spratt. Mi sarei aspettato certe cose più avanti, invece sono state una bellissima sorpresa. Però guardiamo sempre lungo termine: dato quello che abbiamo visto, sappiamo che Gaia è già pronta per darci qualcosa subito. Se una ragazza è capace di una partenza così, sono sicuro che arriverà qualcos’altro. Ragionare a lungo termine significa essere consapevoli che potrà diventare un’atleta di riferimento.
Il cittì Sangalli pensa a lei per il Tour de l’Avenir: per Trek-Segafredo andrebbe bene?
Per dire se potrà lottare per vincerlo, bisognerà valutare il percorso. Se c’è dentro una crono piatta magari no, ma se c’è una cronoscalata partirebbe come favorita. A prescindere dal percorso, dovrà imparare ad essere un’atleta completa su tutto. Parlando del suo potenziale, l’abbiamo vista andare in salita al livello di Elisa Longo Borghini che è un riferimento mondiale. Per cui correre contro le più giovani all’Avenir potrebbe metterla nella condizione di fare bene. E se anche il percorso non fosse adatto a lei, andrebbe bene ugualmente se partecipasse. Certe corse fanno crescere a prescindere.