Paladin sicura: «Con Consonni siamo complete e più competitive»

04.01.2025
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Stimoli, aspettative, incognite. Quando si cambia squadra bisogna tenere conto di tanti aspetti per non fare salti nel vuoto. Non l’ha fatto sicuramente Chiara Consonni quando ha detto di sì alla proposta della Canyon-Sram Zondacrypto aiutata anche da Soraya Paladin, che per lei è stata una perfetta “insider” cui chiedere consigli prima della firma (in apertura foto Saskia Dugon).

La trevigiana è nel team tedesco dal 2022 e si era ambientata subito, diventando la compagna di squadra ideale che tutte vorrebbero sia in gara che fuori. Zero polemiche e tanto lavoro prima per le altre e poi per sé. Così l’esperienza di Paladin è diventata preziosa anche per la velocista bergamasca ancor prima di vestire la stessa maglia. Abbiamo approfondito il discorso, guardando anche come cambierà la fisionomia della squadra.

Paladin è alla quarta stagione nella Canyon e la sua esperienza è stata preziosa nella scelta di Consonni (foto Pohlmann)
Paladin è alla quarta stagione nella Canyon e la sua esperienza è stata preziosa nella scelta di Consonni (foto Pohlmann)
Soraya come sono iniziate le chiacchierate con Consonni?

Ne abbiamo parlato assieme alle prime voci di mercato. Era estate, eravamo durante il Giro Women. Avevo capito che a Chiara piaceva molto la nostra squadra, ma allo stesso tempo era preoccupata perché si sarebbe trovata in un ambiente nuovo dopo tanto tempo. In UAE c’era una buona parte del blocco Valcar in cui è cresciuta ed aveva sempre un punto di riferimento tra compagne o staff. Alla Canyon invece, a parte me non conosceva nessuno e temeva di trovarsi spaesata.

Cosa le hai detto?

L’ho tranquillizzata subito dicendole che l’avrei aiutata certamente ad inserirsi e che comunque si sarebbe inserita molto bene anche da sola. In quel periodo al Giro Women avevo sondato il terreno in squadra e tutte le compagne erano contente di un suo eventuale arrivo. Ricordo che più di tutto avevo detto a Chiara che uscire dalla propria comfort zone l’avrebbe aiutata a crescere tanto. E considerando che ha solo 25 anni, ne sono estremamente convinta.

Alla fine tra i diesse è arrivato “Capo” Arzeni. Secondo te questo agevolerà ulteriormente Consonni nell’inserimento?

Quando ho parlato con Chiara all’inizio, non si sapeva ancora nulla dell’ingaggio di Arzeni. Certamente la sua presenza la farà stare meglio o più al sicuro rispetto alle sue aspettative iniziali. Però bisogna fare attenzione perché da noi ci sono delle gerarchie da rispettare e persone a cui rendere conto.

Di sicuro andate a rafforzare il reparto delle velociste, che era forse il vostro punto debole.

Assolutamente sì. Premetto però che non è che noi non fossimo soddisfatti delle nostre sprinter, è solo che alcune si erano adattate in volata o non avevano vinto quanto Chiara in carriera. Ad esempio avevamo già Maike Van der Duin che è giovane e sta crescendo bene. A Parigi ha conquistato il bronzo olimpico nella madison vinta propria da Chiara e Guazzini. Credo che questo risultato le abbia fatto capire le sue potenzialità. Secondo me Maike e Chiara possono imparare l’una dall’altra oltre che aiutarsi in corsa. Mi sento di dire che ora per le volate siamo ben coperte, abbiamo colmato un gap con la concorrenza.

Soraya Paladin ha fatto parte del team che ha conquistato il Tour Femmes con Niewiadoma
Soraya Paladin ha fatto parte del team che ha conquistato il Tour Femmes con Niewiadoma
L’arrivo di una velocista significa anche organizzare un treno. Ne avete già parlato in squadra?

Ancora non in modo dettagliato, ma abbiamo già in mente quali potrebbero essere i ruoli. Una delle più contente dell’arrivo di Chiara è stata Chloé (Dygert, ndr), che si difende bene in volata e si è dovuta adattare, ma non è una velocista. Parlando con lei nel ritiro di dicembre in Algarve, mi ha detto si sentirebbe adatta a fare da leadout a Chiara, sfruttando anche le sue doti a cronometro.

E il compito di Soraya Paladin diventerebbe ancor più quello di regista?

Mi piace il ruolo che la squadra mi ha assegnato in questi anni. Quello di “equilibratrice” nell’economia della corsa. Nelle volate l’idea sarebbe quella di dirigere le operazioni fino ai 500 metri al massimo, poi spazio alle atlete che sono più esperte per quei frangenti. Anche a me è capitato di buttarmi in volata in certe corse, ma il caos degli ultimi metri non mi piace. Bisogna essere capaci di stare là in mezzo, altrimenti si combinano solo guai.

Di conseguenza per te potrebbero aprirsi situazioni diverse?

Certo, ora che abbiamo una velocista di alto livello come Chiara ed una in crescita come Maike, posso puntare ad azioni da lontano o anche attacchi nel finale. Così facendo loro possono restare coperte in gruppo e sfruttare le circostanze, mentre prima si doveva sempre fare di necessità virtù. Tuttavia in questo ciclismo femminile che sta cambiando tanto, è difficile trovare i propri spazi. Quindi prima di tutto vorrei che vincessimo tanto come squadra, poi eventualmente guarderò le mie occasioni.

Quanto incide ora nella vostra squadra la presenza di una velocista come Consonni?

Ora siamo siamo più complete e più competitive. Speriamo di poter raccogliere più risultati possibili tra velociste e scalatrici. Prima erano sempre le seconde a farlo e a lunga andare può diventare stressante perché sono sempre chiamate a risolvere loro la situazione. Invece così pensiamo che anche i piazzamenti possano aiutarci a trovare poi le vittorie. Il successo al Tour Femmes con Kasia (Niewiadoma, ndr) ci ha dato più morale e consapevolezza. Adesso non solo vorremmo vincere più gare possibili, ma diventare una formazione di riferimento.

A proposito di questo, il mercato femminile mai come quest’anno è stato in fermento e sulla carta sembra esserci più equilibrio rispetto al passato. Cosa ne pensi?

In effetti il 2025 ha portato a tanti mescolamenti. Sarà strano ad inizio anno vedere in gruppo tutti questi cambiamenti. Alcuni team secondo me potrebbero metterci più del dovuto a carburare anche se hanno preso atlete forti. Noi della Canyon siamo andati in controtendenza perché siamo quasi rimaste le stesse. Oltre a Chiara, l’altra big che è arrivata è Ludwig che alza ulteriormente il nostro livello. Il nostro progetto dura da tanti anni. Era partito con giovani interessanti che ora sono delle realtà come Bradbury o Niedermaier. Sotto il punto di vista dell’amalgama di squadra, penso che noi potremmo partire avvantaggiate rispetto alle altre formazioni.

Il mercato femminile ha mescolato le carte portando equilibrio. La Canyon ha cambiato poco, ma in modo mirato (foto Pohlmann)
Il mercato femminile ha mescolato le carte portando equilibrio. La Canyon ha cambiato poco, ma in modo mirato (foto Pohlmann)
Il tuo programma gare è già stato pianificato?

Sì, una parte, prima però dall’8 al 22 gennaio andremo in ritiro in Spagna. A differenza dei dieci giorni in Algarve dove abbiamo fatto distanza e fondo, in quelle due settimane faremo una preparazione specifica mirata alle prime corse. Io dovrei iniziare a correre a Mallorca a fine gennaio, poi UAE Tour, Omloop Nieuwsblad e tutto il calendario delle classiche tra quelle del Nord e le italiane. Insomma, manca poco al via del 2025.