«E’ una bella sensazione – sorride Demi Vollering – l’avevo vissuto molte volte nei miei sogni, ma è bello indossare questa maglia gialla nella vita reale. Vincere in cima al Tourmalet è stato molto bello ed è stato un vantaggio averlo provato due volte durante le ricognizioni, perché la nebbia rendeva difficile vedere esattamente dove fossimo. Ma adesso basta, potrò festeggiare solo dopo la cronometro».
La cima del Tourmalet è sprofondata nella nebbia e nella penombra di un orario di arrivo a dir poco insolito. Ci sono abbracci e lacrime, ragazze sedute per terra e voci attutite. E’ il giorno che il ciclismo femminile attendeva da quando fu presentato il Tour de France Femmes del 2023. La tappa più importante, il giorno dello scontro più atteso fra Demi Vollering e Annemiek Van Vleuten. L’Italia avrebbe rilanciato con Elisa Longo Borghini e Marta Cavalli. Poi la corsa e la vita hanno preso la piega meno attesa.
La piemontese della Lidl-Trek, fortissima e in ottima condizione, è stata costretta a tornare a casa da un problema di salute proprio alla vigilia della tappa. L’atleta della FDJ-Suez ha pagato ancora il conto a una stagione maledetta ed è comunque arrivata ottava: il talento e la testa dura, quando ci sono, non svaniscono. Restavano le due sfidanti olandesi e Lotte Kopecky, la vincitrice del Fiandre e di altre 10 corse nel 2023, in difesa della maglia gialla.
Una settimana difficile
Sulla cima c’è anche Anna Van der Breggen, che da atleta avrebbe avuto tutte le carte per ambire a questa tappa e questa maglia, anche se va ripetendo che non le sia dispiaciuto di aver chiuso prima del ritorno del Tour.
«Ero fiduciosa dopo quello che Demi ha mostrato quest’anno – dice la diesse del Team SD Worx – ma non era scontato che ci riuscisse. Questa mattina tutti erano tesi. Sapevamo che ci sarebbe stato da soffrire, ma anche che lei è capace di farlo. Non voglio passare il tempo a litigare con la giuria, vogliamo vincere sulla strada e quello che è successo poteva farci perdere l’equilibrio».
Il riferimento è chiaro. Il team veniva infatti da una settimana complicata. Prima il ritiro di Lorena Wiebes. Poi la penalizzazione di 20 secondi inflitta a Vollering per un rientro dietro macchina. Infine l’espulsione del diesse Danny Stam, per quella stessa manovra, condotta in modo pericoloso.
«La nostra idea – spiega la vincitrice, completando idealmente il discorso – era non rispondere con i secondi, ma con i minuti. E sono felice che sia realmente accaduto».
Van Vleuten sull’Aspin
Comincia tutto quando la Movistar prende in mano la corsa sul Col d’Aspin, segno che Van Vleuten vuole dare la sua impronta alla tappa: costi quel che costi. Vinta la Vuelta e il Giro, la campionessa del mondo è passata attraverso il Tour con insolita cautela, questa volta invece scopre le carte e attacca frontalmente la squadra della maglia gialla. Mancano 5 chilometri dalla cima dell’Aspin e incredibilmente Van Vleuten non fa il vuoto. Con lei vanno subito Niewiadoma e Vollering, raggiunte in breve anche dalla sorprendente Kopecky.
«Con il senno di poi – commenta benissimo Annemiek – potrei aver scavato la mia fossa in quel momento. Normalmente il fatto di avere la corsa dura è un vantaggio per me, ma anche se avessi avuto una giornata al top, oggi non avrei battuto Demi. Non posso fare a meno di congratularmi con lei, è stata su un altro livello. E a quel punto non avrebbe avuto senso insistere. Sono delusa, ma non posso incolpare me stessa: mi sono appena imbattuta in un’avversaria più forte. Se non avessi lavorato prima del Tour (vinto il Giro, l’olandese si è subito ritirata in altura, ndr), potrei recriminare qualcosa con me stessa, ma così non è stato».
Rocciosa Kopecky
Dopo l’attacco di Niewiadoma, che ha cercato di approfittare dello stallo fra le prime della classe, quel che colpisce è la tenuta di Lotte Kopecky, atleta da classiche e anche molto veloce, che si ritrova ancora a giocarsi il podio. E forse se ne stupisce anche lei.
«Il piano – ammette dopo l’abbraccio con Vollering – era di resistere il più a lungo possibile per innervosire le altre. Ho sofferto, ma mi è stato detto che Annemiek non era lontana e questo mi ha aiutato. Abbiamo ricevuto un sacco di fango negli ultimi giorni, questo risultato ripaga davvero. E domani nella crono (oggi, ndr), farò di tutto per riprendermi il podio. Sono quarta, farò la crono della vita, ma non mi dispererò se non dovessi riuscirci. Non ero venuta in Francia per il podio (la belga ha vinto la prima tappa e indossa la maglia verde, ndr)».
L’ultima crono
Vollering ha attaccato a cinque chilometri dall’arrivo. Inizialmente, Van Vleuten l’ha seguita, poi ha dovuto sedersi nuovamente e gestire la sua fatica. Presa anche Niewiadoma, l’atleta della SD Worx e le sue unghie gialle hanno puntato decise sul traguardo, vincendo la tappa e raccogliendo la maglia gialla dalla compagna Kopecky (arrivata a 3’32”). Le tensioni di inizio primavera sono dimenticate, la squadra olandese ha corso da autentica corazzata.
Oggi il Tour de France Femmes affronta l’ultima tappa: crono di 22,6 chilometri sulle strade di Pau. Vollering ha un vantaggio rassicurante di 1’50” su Niewiadoma e 2’28” su Van Vleuten. Kopecky è quarta, a 7 secondi dal podio. La prima atleta partirà alle 14,38, sarà di nuovo sera quando conosceremo la vincitrice della seconda edizione del Tour.
«Sarebbe bello – provoca Vollering vestita di giallo – se l’organizzazione mettesse a disposizione anche per noi una tappa sugli Champs Elysées, in modo che anche noi donne potessimo festeggiare la vittoria del Tour a Parigi».