“Longo” come Stuyven: «All or nothing!». Il Binda è suo

21.03.2021
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Quasi 30 chilometri da sola in testa al Trofeo Binda, in cui per la testa le sono passati mille pensieri e una sola frase, quella detta ieri da Jasper Stuyven nel vincere la Milano-Sanremo: «All or nothing!». Sarà che nell’ammiraglia alle sue spalle c’era ugualmente Luca Guercilena, Elisa Longo Borghini ha messo nei pedali tutto quello che aveva. E anche se le chiedono come mai non sembrasse stanca, la sua risposta è eloquente: «Magari il vantaggio cresceva, ma aumentava anche il mal di gambe. So soffrire e ho sofferto fino all’arrivo».

Da sola per quasi 27 chilometri al comando del Trofeo Binda: tutto o niente!
Da sola per quasi 27 chilometri: tutto o niente!

Azzurre in vista

Trofeo Binda, Cittiglio, il capolavoro di Mario Minervino e della sua Cycling Sport Promotion. La gente non può assieparsi alle transenne e i bar ti invitano cortesemente ad accomodarti fuori, mentre le ragazze si danno battaglia sulle rampe di Casal Zuigno e poi di Orino. Si va veloce, prima con Tatiana Guderzo allo scoperto e poi con Marta Cavalli a fare le prove di attacco. Mancano soltanto Van der Breggen e Van Vleuten, ma il campo partenti è di primissimo piano.

Per questo quando Longo Borghini decide di rompere gli indugi, ci si chiede se non sia troppo presto. Ma in fondo nel gruppetto alle sue spalle fa buona guardia Lizzie Deignan e sembra quasi che la piemontese sia stata mandata all’attacco per preparare il terreno altrui. Ma questa volta nelle sue gambe c’è la forza giusta. Forse c’è anche la voglia di scrollarsi di dosso il sapore beffardo del secondo posto alla Strade Bianche. E aver visto Stuyven vincere ieri la Sanremo in maglia Trek-Segafredo le ha dato il morale giusto. Ora il racconto va avanti con le sue parole e le nostre domande.

Stamattina dicevi che ogni occasione è buona per vincere, pensavi già ad una corsa del genere?

Stavo bene davvero, visto? E’ venuta come l’aspettavo. Siamo venute per fare una bella corsa e il mio ruolo era renderla dura attaccando da lontano. «All or nothing», come ha detto Jasper. Mi ci sono ritrovata alla perfezione.

Hai mai pensato di aspettarle quando il vantaggio non cresceva?

No, onestamente andava bene così. Dovevo sfiancarle. Più fatica facevano e più eventualmente Lizzie avrebbe potuto batterle

Dopo tanti attacchi, ecco quello vincente…

A me va sempre male, ma questa volta non ho mollato fino all’ultimo chilometro. E poi ho evitato di voltarmi, cosa che mi capita troppo spesso. Ma Giorgia (Bronzini, ndr) era dietro con l’ammiraglia e mi ha detto in modo abbastanza esplicito di non farlo. Ho capito che avrei vinto soltanto agli ultimi 200 metri.

Più difficili i tratti in pianura o l’ultima salita?

Sull’ultima salita ho sofferto. Per fortuna ho avuto il supporto dall’ammiraglia, che mi dava il tempo e quasi mi dicevano quando rilanciare. Avere dietro Giorgia e il team manager (Luca Guercilena, ndr) dà parecchio morale.

Ha vinto il Trofeo Binda con una Trek Emonda
Ha vinto il Trofeo Binda con una Trek Emonda
La vittoria…

E’ una grandissima soddisfazione, che dà grandi motivazioni e grande sicurezza. Ogni gara è una storia a parte, per cui adesso non voglio montarmi la testa e continuerò a lavorare e a fare fatica. Non voglio pensare a quello che sarà, alle Olimpiadi, al mondiale. Voglio portare ancora davanti la mia maglia tricolore, che è speciale all’estero e anche in Italia. E’ il mio orgoglio e non sarà per sempre.

Hai abbracciato tua madre e anche Elisabetta Borgia, che lavora con voi come psicologa e sembrava più contenta di te.

Bè, la mamma è sempre la mamma. Mentre Elisabetta lavora con noi dall’anno scorso. Ci ha unito molto. Spesso si sottovaluta l’unità del team, senza rendersi conto che il team veramente vincente è quello unito. E adesso vado. Starò per qualche giorno a casa e poi si parte per il Belgio. Le mie corse stanno per arrivare. Ci vediamo lassù.