«Della prima volata – ricorda ridendo Chiara Consonni – ricordo che ero indietrissimo, ho fatto una rimonta assurda. Il mio direttore sportivo mi ha detto che dopo l’ultima curva, più o meno ai 700 metri, ha smesso di guardare la diretta perché ero in ventesima posizione. Pensava fosse impossibile. Invece la gamba c’era e la voglia di vincere ancora di più. Negli ultimi 50 metri sono uscita nel momento giusto ed è stata una liberazione…».


Finalmente la vittoria
Vincere riporta il buon umore. Se poi parliamo di una velocista come Chiara Consonni, che dalle risate trae la benzina migliore, si capisce che il digiuno iniziato dopo la seconda tappa del Giro 2024 fosse un tempo troppo lungo. La bergamasca, che quest’anno è passata alla Canyon//Sram, ha avuto bisogno di più tempo per prendere le misure, ma al Tour de Pologne Women ha ritrovato smalto e successo. Due tappe, per la precisione, e la classifica generale.
«Forse nella prima tappa non siamo riuscite a organizzarci così bene con il treno – prosegue Consonni – ma nella seconda le ragazze sono state bravissime. Puntavamo a vincere prima la tappa e poi la generale sarebbe venuta di conseguenza. Hanno lavorato tutto il giorno per me e poi mi hanno tirato la volata, nonostante ci conosciamo ancora poco. Con Zoe Backstedt avevo lavorato bene al Baloise, dove ha vinto. E lei mi ha tirato una volata pazzesca. Sono uscita presto, intorno ai 250 metri. E solo in un monitor dell’area interviste, mi sono resa conto del distacco che ho dato alla seconda…».


Forse l’inserimento te lo aspettavi più liscio?
E’ tutto l’anno che cerco di vincere. La prima parte di stagione è stata dura. Era tutto nuovo, gli ingranaggi da provare con le nuove compagne, i nuovi direttori sportivi. Sinceramente mi aspettavo che fosse un po’ più semplice. Poi sono andata al Giro, che però si è rivelato troppo impegnativo per me. Da lì sono andata al Baloise. Avrei dovuto fare il Tour, ma la squadra ha scelto di puntare tutto su Kasha (Niewiadoma, ndr) e al mio posto hanno convocato Soraya Paladin, che in salita ha potuto fare un lavoro certamente migliore di me.
E poi il Polonia…
Sinceramente, non pensavo di stare così bene. Volevo solo vincere la prima e poi mi sono detta: già che ci siamo, perché non proviamo a vincerne un’altra? Uscivo da mesi di piazzamenti su piazzamenti, ma non riuscivo a vincere. Non so cosa mancasse, mi hanno detto che forse ero poco convita, ma non ne sono certa. Io ci ho sempre creduto e parto per ogni corsa con la voglia e la convinzione di vincerla. Ho sempre l’adrenalina, la grinta che mi fa spingere fino alla fine, però non arrivava. Non so cosa fosse, l’importante è che mi sia sbloccata e la stagione ha preso un’altra piega.
Hai davanti il calendario per provarci ancora?
Farò il Simac Ladies Tour, poi una gara di un giorno a Stoccarda la domenica dopo il Simac, però non ho ben chiaro come sia il percorso. Poi ci saranno un po’ di gare qui in Italia, anche vicino casa, che sono comode per tenere la gamba fino al mondiale pista.



E’ possibile che l’ingrediente mancante più che la convinzione sia stata proprio la pista?
A dire la verità, sì. Nella settimana prima di vincere in Polonia, ho corso in pista a Fiorenzuola, quindi forse mancava anche quello. Okay che la pista mi piace, però mi sono sempre trovata bene anche a livello di allenamenti e mi ha sempre aiutato molto anche su strada. Correre da sola. Ritrovare la motivazione e la grinta e poi alla fine andare anche più tranquilla verso una corsa per cui non avevo aspettative. E così trovare la vittoria.
Hai davvero mollato così tanto il lavoro a Montichiari?
Soprattutto in inverno, sì. Nel periodo delle classiche, per un motivo o per l’altro, sono andata molto meno rispetto agli altri anni. Però quando è capitato che ci fosse brutto tempo, siamo sempre state accolte benissimo. Bragato, Villa e Masotti sono stati permissivi sotto questo punto di vista, cercano sempre di invogliarci ad andare in pista e da settembre inizieremo ad adarci un paio di volte a settimana.
Bragato ci ha detto che la presenza di voi big in pista porta grande motivazioni nelle più giovani.
Esatto! Quando siamo insieme, cavoli (ride, ndr), è tutta un’altra cosa. Vittoria (Guazzini, ndr) è appena tornata dall’infortunio. Martina (Alzini, ndr) ha appena vinto. L’altra Martina (Fidanza, ndr) adesso è in altura, quindi secondo me potremo fare ancora bene. Invece sulle altre ragazze, anche col fatto che ci siamo incrociate poco, non ho molte informazioni. Però so che quando sono in pista con loro, ho sempre la motivazione che mi fa spingere qualcosa in più o mi impedisce di staccarmi dalle loro ruote nei quartetti.




Torniamo alle volate: adesso il treno è a posto?
Faccio sempre il confronto con la UAE, dove lavoravo con ragazze che conoscevo da tempo. Quest’anno ho dovuto prima conoscere le ragazze e poi lavorarci insieme. Dovevamo creare un rapporto in bici e anche fuori dalla bici, che ti permette poi anche di fidarti di più e di rendere perfetti i meccanismi che in allenamento sono difficili da ricreare e si provano bene soltanto in gara.
Cosa hai fatto dopo le due vittorie in Polonia?
Sono stata due giorni al lago. Era Ferragosto, ne avevo bisogno. Perché da adesso a fine stagione si sta a casa per lavorare, delle vacanze si parlerà semmai a novembre.