Dai Pirenei alla Costa Blanca, è la rotta verso sud e verso il 2023 di Francesca Barale. La 19enne scalatrice del Team DSM ha trascorso le settimane scorse ad Andorra e in queste ore si è trasferita a Calpe in attesa di iniziare il primo training camp della prossima stagione.
Di chilometri ne ha fatti Barale in questo scorcio di autunno, adesso che può farli con continuità. Non ha avuto alcun problema a superare l’esame di maturità e nemmeno quello del primo anno elite. Sfruttiamo quindi un suo momento di relax di metà pomeriggio per sapere come potrebbe essere la prossima stagione.
Francesca raccontaci la tua campagna in terra iberica.
Sta andando bene. Dopo un periodo di vacanza sono venuta ad Andorra, a casa del mio fidanzato (Leo Hayter della Ineos Grenadiers, ndr) per allenarmi con lui. Anche se qui siamo a 1.200 metri di altitudine, abbiamo sempre avuto un clima molto mite. Qua la vallata è molto più aperta e soleggiata rispetto a quella in cui abito in Italia. Ho fatto quasi un mese con Leo ma, siccome ad Andorra iniziava a fare più freddo, adesso sono a Calpe con una compagna di squadra. Fino al 12 dicembre saremo solo in due, poi arriva tutta la squadra e staremo assieme fino al 20.
Com’è stata questa convivenza in altura con Leo tra allenamenti e tutto il resto?
Buona, perché ci siamo motivati a vicenda quando il meteo non era dei migliori. Tranne in qualche caso in cui usavamo l’auto, solitamente partivamo da casa in bici, scendevamo a valle, facevamo i nostri lavori e rientravamo. Praticamente ogni giorno un arrivo in salita visto che andavamo oltre La Vella, la capitale. Per la verità però abbiamo fatto pochi allenamenti assieme dall’inizio alla fine, perché spesso avevamo tabelle diverse. E poi perché quando lui va via normale, io sono quasi a tutta (ride, ndr). In ogni caso ci siamo scambiati consigli, Leo me ne dà molti e tendo ad ascoltarlo. Fatica invece ad applicarsi con l’italiano. Sono meglio io con l’inglese.
L’ultima volta che ci siamo sentiti stavi per finire la stagione. Come sono andate le ultime gare?
Molto bene. Ho chiuso in crescendo, proprio come facevo le stagioni precedenti da junior. La Vuelta mi è piaciuta tanto, per come è stata disegnata. E’ andato bene anche il Tour de Romandie. Ma è nel mezzo, in Francia alla Binche che sono andata proprio forte. Anzi, ci voleva un pizzico di fortuna in più…
Spiegaci pure…
Ho seguito la tattica del nostro diesse e sono andata in fuga. Eravamo in sei, ognuna di una squadra diversa. Il finale era mosso e sono rimasta con una ragazza della Plantur-Pura e una del Team Coop-Hitec. Ci hanno ripreso a 700 metri dal traguardo. Da dietro alcune squadre avevano iniziato a tirare per chiudere. Quando ci hanno messo nel mirino anche la DSM ha iniziato a lavorare. Per fortuna che ha vinto Lorena (Wiebes, ndr) così ha sistemato tutto. Io alla peggio avrei fatto terza, che non mi sarebbe affatto dispiaciuto, ma sono contenta lo stesso. Mi sono sentita protagonista.
Che effetto ti ha fatto essere nel vivo della corsa da debuttante nella massima categoria?
Dopo l’arrivo ero stanca e consapevole di poter non solo finire bene le gare, ma aiutare la squadra come si deve. Nel finale di stagione ho capito di essere cresciuta tanto.
A proposito di Wiebes, com’è stato il tuo rapporto con lei e com’è avere una compagna così?
Nella seconda parte dell’anno abbiamo corso tanto assieme, nonostante le diverse caratteristiche fra di noi. Ci siamo conosciute molto meglio. Correre con una come lei ti dà leggerezza. In gara ti fai il mazzo ma sai che Lorena è una certezza, che vince. Quest’anno per noi è sempre stato così. Ora che è andata alla SD Worx, il suo posto è stato preso da Charlotte (Kool, ndr), che era la sua ultima ruota. E’ molto forte, può vincere tante gare, anche contro Lorena.
Quante possibilità ci sono di vederti nei grandi giri a tappe?
Non c’è nulla di ufficiale, visto che dobbiamo ancora parlare dei programmi, ma uno tra Giro Donne e Tour Femmes lo farò. Però bisogna stare con i piedi per terra, perché nelle elite ci vuole tanta esperienza, specie in queste gare.
Ci sono altri appuntamenti a cui guardi con interesse?
Ce ne sono alcuni con la nazionale. Al mondiale non ci penso perché sarà per ruote veloci. Invece vorrei guadagnarmi la convocazione per gli europei U23. Si correranno in Olanda attorno al Vam-berg (o Col du Vam, ndr). Il circuito potrebbe essere adatto alle mie caratteristiche, anche se su quella collina artificiale ci vuole esplosività. Infatti io vorrei disputare la crono dove potrei sentirmi più portata. Poi, sempre con la maglia azzurra, mi piacerebbe correre la prima edizione del Tour de l’Avenir Feminin (in programma dal 29 agosto al 2 settembre, ndr), quasi in contemporanea con quello maschile. Mentre con la DSM ad inizio stagione vorrei riscattarmi a Cittiglio. Quest’anno ero abbacchiata (sorride, ndr) e ho dovuto ritirarmi. Non mi è andata giù questa cosa.
Francesca Barale come si presenta ai blocchi di partenza del 2023?
Sicuramente con qualche certezza in più. Adesso so cosa mi aspetta. Ho visto che lavorando sodo posso starci lì in mezzo al gruppo. Infatti mi sto allenando a fondo perché voglio essere pronta, fin dai primi ritiri. Spero di potermi giocare qualche carta in più. Siamo una squadra molto giovane, dove tutte avranno la propria possibilità. Cercherò di crearmele durante l’anno. Tuttavia so che devo avere molta pazienza perché devo migliorare in tante cose. Come sulla potenza o allo sprint. In allenamento Leo mi fa da riferimento nelle volate. Un po’ come ha fatto Elisa con Jacopo (ride mentre allude alla sua conterranea Longo Borghini col fidanzato Mosca, ndr).