Inizia il tempo delle classiche. Il fine settimana parlerà fiammingo, con la Omloop Het Nieuwsblad e il giorno dopo la Kuurne-Bruxelles-Kuurne. In casa di Vittoria Guazzini la valigia è ormai pronta. Gli europei su pista sono alle spalle, il debutto su strada alla Valenciana è stato una fatica, ma adesso le sensazioni sono migliori. Per la toscana, che dallo scorso anno ha salito un altro gradino atletico e di consapevolezza, la stagione non sarà affatto banale.
Estate di fuoco
Se ne parlava nei giorni scorsi anche con il cittì azzurro Sangalli. Con tutti i mondiali concentrati ai primi di agosto, la “Vitto” si troverà quasi certamente a correre il Tour Femmes, che si chiuderà con una crono: il suo terreno di caccia. Poi a Glasgow sarà in ballo di certo per la crono e per la pista. La strada non si sa.
«Come l’anno scorso – dice lei allontanando la pressione – sono partita un po’ dopo, perché mi sono operata per togliere tutti i ferri dalla caviglia. A dicembre abbiamo fatto il solito ritiro con la squadra. Sono andata un po’ in pista, in vista degli europei e poi perché fa comodo quando fa freddo. Ho lavorato bene e ora vediamo cosa ci dice la strada».
Quanto sono stati strani gli europei così presto?
In effetti abbastanza. Perché comunque prima, quando c’erano i mondiali a inizio stagione, ci arrivavi dalle Coppe del mondo che facevi l’inverno. Insomma, non è piacevole iniziare la stagione con 4 chilometri a tutta (il riferimento è all’inseguimento, a squadre e individuale, ndr). Anche se sono pochi, si sentono. Però è andata bene. Sono tornata a casa con due medaglie, quindi non mi posso lamentare.
La seconda medaglia è quella della madison. Si è ricomposta finalmente la coppia con Elisa Balsamo…
Alla fine, tra una cosa e un’altra e con questi calendari sempre più fitti, era da un po’ che non correvamo insieme. L’anno scorso all’europeo lei non ha fatto la pista, mentre io sono tornata a casa dopo i quartetti dell’inseguimento. Quest’anno al mondiale è stato scelto così perché era lo stesso giorno dell’individuale. Quindi, insomma, finalmente siamo riusciti a rincorrerla insieme dopo che avevamo vinto l’europeo nel 2020. L’ultima volta che abbiamo corso insieme è stato l’anno scorso a Glasgow.
Poteva essere la coppia madison di Tokyo?
Guarda, non mi pronuncio… (scoppia a ridere, meglio voltare pagina e tenerla ben chiusa, ndr).
Come è stato tornare alla strada dopo gli europei di Grenchen?
Devo dire che non è andata proprio al massimo. Anzi, posso proprio dire che è andata malino. Però vabbè, ormai spero di aver archiviato questa settimana. A casa sto prendendo tutto molto con calma e tranquillità per recuperare le energie e vedere di essere pronta per le prossime gare. La priorità era recuperare.
Il fatto di avere il mondiale così concentrato e il Tour che finisce con una crono ha spostato gli equilibri della stagione?
Sicuramente il periodo tra fine luglio e l’inizio di agosto sarà complicato. Il Giro, il Tour e poi questi mondiali, che non si può dire, ma non so perché l’abbiano fatti a quel modo. Però vabbè, ormai è così e bisogna prenderne atto. Non è stato deciso quali grandi Giri farò e per il mondiale ancora non sono state prese decisioni. Comunque la squadra tiene al Tour e porterà la squadra più forte. E’ un team francese e il Tour è sempre il Tour. Insomma, vedremo… Anche perché intanto c’è una primavera ricca di appuntamenti.
Hai segnato qualche obiettivo?
In verità mi piacerebbe avere una buona condizione. Poi alla fine è inutile dichiarare dove si vuole vincere. Vorrei andare forte, perché quando si va forte, è tutto più facile.
Ti riportano alla Roubaix?
Quest’anno si ritorna. Non mi era mai capitato di farmi così male in una corsa (nel 2021, alla prima Roubaix Femmes, Vittoria cadde rompendosi una caviglia, ndr), per cui non so come sarà tornarci. L’anno scorso avevo detto tassativamente di no, anche perché erano passati solo pochi mesi, quindi non mi sembrava il caso. Ora invece ho detto che va bene, tanto prima o poi ci devo tornare…
Quanto è cresciuta Vittoria nell’ultimo anno?
Sicuramente l’anno scorso i risultati sono stati molto buoni. E’ stata un’annata positiva, però al di là dei risultati, penso di essere cresciuta molto, sia fisicamente, sia nell’approccio alle gare. E stata una crescita a 360°, però spero di continuarla e di far vedere anche quest’anno qualcosa di buono.
Lo scorso anno hai partecipato al mondiale da U23, cosa ti è rimasto?
Alla fine noi siamo abituate che passiamo da junior a elite e questa categoria delle under 23 praticamente non esiste. E’ un bene che comunque l’abbiano inserita, anche se, come si era già detto, le modalità del mondiale su strada vanno un po’ riviste. Perciò intanto prendiamo che l’hanno messa, che comunque ci sta bene, perché il salto è grande. Poi faranno anche il Tour de l’Avenir, penso che per le giovani sia un buon modo per farsi vedere. Perché comunque non è semplice arrivare e competere con Van Vleuten, Vos e Longo Borghini.
In effetti fa scalpore lo junior che passa pro’, quando fra voi è così da sempre…
Diciamo che qui non c’è mai stata questa via di mezzo. Poi ovviamente è vero che i livelli sono differenti, ma è comunque tutto in proporzione. Però vi garantisco che il salto comunque si fa sentire. A 19 anni vai ancora a scuola, ti alleni il pomeriggio perché esci all’una o le due. Fino a febbraio fa buio alle quattro e mezza. Insomma, ci sono tante cose da considerare. Ci stavo pensando in questi giorni e mi dicevo: come facevo quando andavo a scuola?