Un’edizione dei mondiali, quelli di ciclocross a Ostenda, dominati dall’Olanda che ha fatto il pieno di titoli e conquistato 8 delle 12 medaglie disponibili. Una supremazia che schiaccia il resto del mondo, anche il Belgio padrone di casa deluso soprattutto dalla sconfitta di Van Aert nel “duello” con Van Der Poel. Loro ma non solo sono stati i protagonisti della rassegna iridata, che merita un approfondimento legato ad alcuni dei suoi protagonisti ai quali diamo le nostre pagelle.
MATHIEU VAN DER POEL: 10
Come si fa a non dare il massimo dei voti dopo una gara come la sua, nella quale ha schiacciato moralmente prima che tecnicamente l’avversario? La sua vittoria è nata dalle disavventure del primo giro che avrebbero abbattuto chiunque. VdP invece ha continuato a crederci, finendo da dominatore.
WOUT VAN AERT: 5
La delusione sul viso all’arrivo era evidente e da campione qual è, il belga non ha accampato scuse, ammettendo che la foratura non ha inciso più di tanto. Il corridore della Jumbo Visma è andato lentamente spegnendosi, schiacciato dal rivale, quando invece era attesa la sua riscossa. La sfida però resta aperta.
TOON AERTS: 8
Quando conta davvero, Toon Aerts c’è. Non per niente, nell’ultimo decennio dominato dai due campioni sopra nominati, è quello più presente sui podi che contano. Terzo bronzo iridato consecutivo dopo una stagione in chiaroscuro, a dimostrazione che stava puntando tutto su questa gara.
THOMAS PIDCOCK: 6
Il percorso non era adatto a lui, troppo leggero per i lunghi tratti su sabbia. In alcuni giri ha galleggiato, a una tornata dalla fine era ancora terzo ma proprio sulla sabbia non ha potuto contenere il ritorno di Aerts. Resta però la sensazione che, su un tracciato “normale”, sia l’unica alternativa a “quei due”.
ZDENEK STYBAR: 7
Il ceko, assente da anni, ha ripassato il manuale del ciclocrossista ormai impolverato e ha dimostrato che la vecchia guardia non muore mai. A lungo ha navigato in 15esima posizione, dietro solo a belgi e olandesi in gara ogni santo weekend, alla fine ha chiuso 18°, davanti a molti specialisti ragazzini. Uno sprazzo di classe.
RYAN KAMP: 5
Il voto dovrebbe essere più severo, perché nella gara U23 ha fatto e disfatto tutto lui. Era però il più forte e a dispetto degli errori avrebbe anche potuto vincere, ma ha preferito coprire la fuga del “gabbiano” Ronhaar. Eppure il gioco di squadra non è proprio una caratteristica degli arancioni…
LUCINDA BRAND: 9
Chi dubitava di lei paventando un calo di condizione è stato servito: la dominatrice della stagione, un po’ opaca nelle ultime uscite, aveva puntato tutto su Ostenda, lavorando addirittura con i colleghi maschi, per acquisire maggior dimestichezza sulla sabbia. Alla fine è emersa la sua resistenza, tipica della stradista qual è.
ANNEMARIE WORST: 8
Anche lei, dopo una stagione sempre a guardare le vittorie delle altre, è emersa nel momento che più conta. A Ostenda stava quasi per fare il colpaccio, ma all’ultimo giro era stanca soprattutto mentalmente e a questo si devono i due decisivi errori finali, che non cancellano la sua più bella gara dell’anno.
CEYLIN DEL CARMEN ALVARADO: 4
La pallida copia della campionessa che aveva dominato le ultime uscite internazionali. L’errore in partenza ha pregiudicato la sua prova, ma anche dopo, forse sfiduciata, non ha mai mostrato le sue capacità, non solo sulla sabbia ma neanche sui passaggi più tecnici. Vista la sua giovane età, potrà rifarsi, magari in Mtb.
BLANCA KATA VAS: 8
Siamo di fronte a una campionessa vera, espressione fulgida del concetto di multidisciplinarietà. Già sul podio iridato nella mountain bike, a Ostenda è stata sconfitta solo dalla preponderanza olandese, ma ha dimostrato una completezza tecnica invidiabile, che potrebbe portarla anche a un futuro su strada.