Non avendo più sulle spalle la carica di cittì del ciclocross, Fausto Scotti sta concentrando le sue attenzioni sul Giro d’Italia, il principale circuito di gare nazionali dell’attività sui prati. «Mi sono preso un po’ di riposo – racconta il dirigente romano, rimasto in seno alla Fci per occuparsi di Gravel, Endurance ed E-bike (e tra poco ci saranno grandi novità all’orizzonte) – credo di essermelo meritato dopo tanti anni di militanza, ma il lavoro sulla challenge è tanto e soprattutto le decisioni da prendere».
Nelle scorse settimane erano girate molte voci sulla nuova edizione del circuito. Si parlava di un numero esagerato di gare e di molto malcontento nell’ambiente perché tante date erano così state occupate. Le cose stanno un po’ diversamente e Scotti tiene a precisarlo: «Le nostre richieste sono state fatte il 29 gennaio e già avevamo proceduto a una scrematura. Avevamo chiesto 12 date in base alla pioggia di domande di adesione al circuito arrivateci un po’ da tutta Italia. Poi qualcuno si è tirato indietro, qualcun altro non rispondeva ai requisiti per l’ingresso nel circuito, così siamo arrivati a 7 gare. Mi spiace dirlo, ma prima di lamentarsi e creare polemiche bisognerebbe che gli organizzatori guardassero in faccia la realtà».
Che cosa intendi dire?
Tutti si lamentano del calendario nazionale troppo ricco, ma perché lo è? Perché tutti hanno fatto richiesta di una gara nazionale in quanto la Fci ha mantenuto in essere la deroga decisa a causa della pandemia, che non impone alle società il versamento della tassa organizzativa. Così nel calendario ci sono tantissime gare, ma quelle che avrebbero i crismi per essere inserite sono poche. Quando le tasse verranno reintrodotte, molte organizzazioni torneranno ad ambiti locali. E c’è di più…
Prego…
Nel calendario ci sono gare che, a causa delle distanze di trasferta, saranno improponibili. Ogni società ha un budget ridotto e potrà fare solo pochi viaggi. Questo significa che le gare nazionali avranno comunque una partecipazione locale. Eppure vengono a contestare le nostre scelte, quando noi siamo l’unico vero circuito nazionale. I team, nel programmare la loro stagione chiaramente devono proporre agli sponsor non solo qualcosa di composito, ma anche la garanzia di un’organizzazione importante.
Qual è la forza del Giro d’Italia?
Potrei dire la tradizione di 13 anni di esistenza, potrei dire i numeri di partecipazione, stabilmente oltre i 600 corridori a tappa. Io credo però che sia la nostra serietà e il fatto che continuiamo a farlo per passione. Non siamo un’organizzazione con un grande sponsor dietro, non è un lavoro. Quando in una tappa restano dei soldi a disposizione, li reinvesto nei premi o nei contributi da dare alle società minori per garantire loro alloggi e rimborsi spese per la trasferta. Quando resta materiale lo giro alle comunità. A noi non resta assolutamente nulla ed è giusto che sia così, proprio perché non è un lavoro.
Seicento corridori è un numero che fa impressione…
Molti in Italia lamentano che non abbiamo corridori d’elite… Io dico che proprio grazie al Giro abbiamo garantito la costituzione di un grande serbatoio giovanile, invidiato in tutto il mondo. Quel che manca è il passaggio successivo, permettere a chi raggiunge la maggiore età di continuare a fare ciclocross in maniera seria, con un team perlomeno Continental, altrimenti finirà che verrà cooptato da strada o Mtb senza possibilità di proseguire a tempo pieno.
Il calendario è definito?
Sì, saranno 7 tappe, proprio all’ultimo si è tirata fuori Jesolo che ha preferito aderire alla futura Coppa Europa (che tra l’altro non ha ancora un calendario). Un paio saranno concomitanti con gare di Coppa del Mondo riservate anche alle categorie giovanili, ma con l’abbondanza di prove del circuito Uci non si poteva fare altrimenti.
Come sono distribuite geograficamente le prove?
La maggior parte delle gare è nel Centro-Sud e anche questa è un’accusa che ci viene fatta: noi richieste dal Nord ne abbiamo avute, ma molti poi si sono tirati indietro, comunque inizieremo da Osoppo, in Friuli.
Ci sono nuove sedi?
Nel Giro entra Follonica, grazie alla grande passione di Aldo Pacini che torna a un suo vecchio amore. Si gareggerà nell’ex ippodromo in una location e su un percorso ideali per le nostre necessità. Vorrei sottolineare un aspetto: chi entra nel Giro d’Italia fornisce un contributo sapendo che poi metteremo noi ogni servizio e ogni struttura a disposizione, dalla segreteria ai palchi, non deve fare altro che dare il giusto supporto alla nostra organizzazione. Questa è un’altra grande forza della nostra formula.