Non si può certo dire che in Olanda la sconfitta delle ragazze in Coppa del Mondo, a Overijse, sia arrivata inaspettata. Non per niente la SD Worx aveva visto lontano, quando aveva deciso di portare, nello stesso team delle campionesse arancioni Anna Van Der Breggen e Demi Vollering anche Kata Blanka Vas, la ragazzina ungherese della quale ormai si parla da anni. Qualcuno potrebbe pensare che così ti sei dato la zappa sui piedi, ma in un ciclismo sempre più globalizzato i team guardano il loro tornaconto, non quello nazionale e avere in squadra il talento del futuro fa tanto, davvero tanto.
Già, perché con la Vas è come avere una campionessa a 360°, che ti garantisce risultati nel ciclocross ma anche su strada e in Mtb, esattamente come fa Mathieu Van Der Poel e non è un caso se sia proprio VDP l’idolo dell’ungherese, con la quale ha anche contatti frequenti via telefono, per consigli e incoraggiamenti.
Un talento praticamente nato in bici
Chi frequenta l’ambiente da anni dice che di talenti come la magiara ne nascono uno ogni trent’anni e colpisce il fatto che ciò sia avvenuto in un Paese senza una grande tradizione ciclistica. Basti pensare che il suo quarto posto ai Giochi di Tokyo 2020, nella gara di Mtb, è stato salutato come un risultato storico, mai si era andati così vicini al podio sulle due ruote e sì che parliamo di un Paese che comunque non è finito lontano dalla Top 10 del medagliere. Eppure quella medaglia mancata ha avuto più risalto di tante altre conquistate.
Chi è Kata Blanka Vas? Nativa di Budapest, ha iniziato a correre talmente presto che uno dei suoi primi ricordi è lei in sella a una bici a 3 anni… Suo padre è un grande appassionato di Marathon in Mtb, suo fratello più piccolo dicono sia un talento ancor più cristallino, intanto è da poco approdato in Belgio, seguendo la stessa trafila della sorella.
Le difficoltà degli inizi in Belgio
Quando arrivò in Belgio, nel 2016, l’impatto per Kata fu durissimo: non sapeva una parola né di francese né d’inglese, ci volle tempo per uscire dal suo guscio. La sua fortuna fu di trovare due allenatori molto pazienti, Franky Van Haesenoucke e Paul Herijgers, quest’ultimo ex iridato nel ciclocross e considerato un nume nell’ambiente. Con loro si instaurò un rapporto molto franco, nel quale nulla veniva regalato al suo talento, perché senza sacrificio e lavoro non serve a nulla.
Un giorno, analizzando le sue prestazioni, Paul disse a Kata che aveva bisogno di lavorare molto sulla corsa a piedi, perché costituiva un punto debole. Blanka gli mandò dei video di lei in allenamento n Ungheria, ma quando si ritrovarono insieme, Paul si accorse che non c’erano stati progressi. Stizzita, Kata rispose «Ok, sono una mountain biker, non una ciclocrossista…». Vi lasciamo immaginare la reazione di Herijgers, vecchia scuola, al suo modo di fare testardo… Ora l’ungherese è molto migliorata, anche se ci sono grandi margini, come anche sulla sabbia, che tecnicamente resta il suo punto debole ma sul quale sta lavorando.
Un Mondiale buttato via?
Da allora è passato tempo e quei pensieri sono cambiati nella testa di Kata, che anzi si sente più una ciclocrossista prima ancora che biker o stradista, ma non ha la minima intenzione di mollare nulla. Testarda? Sì, ma anche perfezionista e mai soddisfatta completamente. Quando i giornalisti le hanno fatto notare la portata storica del risultato olimpico, ottenuto oltretutto partendo dal fondo e recuperando fino all’ultimo metro, soccombendo solo allo strapotere delle ragazze elvetiche di Edmund Telser, la Vas ha fatto osservare: «Sì, ma ho anche commesso molti errori di guida, senza quelli chissà…».
Il quarto posto di Leuven invece non l’è andato proprio giù. Era ancora in lotta nelle battute finali, aveva capito che bisognava seguire il treno italiano per emergere, nella volata finale ha dato tutto, ma poi ha pensato che forse sarebbe stato meglio sparare tutto in un attacco nelle fasi finali, per annullare proprio quella tattica favorevole alla squadra azzurra. A fine gara, seduta di fronte al suo staff, faticava a trattenere le lacrime.
La strada e il sogno del Tour…
Qual è allora la grande forza della Vas? A soli 20 anni ha una padronanza tecnica del mezzo inaspettata. «Mi ricorda tanto Sanne Cant, la campionessa del mondo, ai suoi esordi» afferma Herijgers che da questo punto di vista rimase colpito già ai suoi primi contatti con la magiara: «Eravamo in Turchia e le proponemmo di testarsi su una salita. Lei lo fece, ma… sulla sola ruota posteriore, mostrando una capacità di guida spaventosa. Sa bene che tante volte non è la potenza a fare la differenza, quanto proprio la tecnica».
La vittoria di domenica a Overijse è un altro passo nella sua crescita: i suoi allenatori, come anche Lars Boom, diesse della SD Worx, sono convinti che la Vas stia sbocciando ora, fisicamente ma soprattutto come persona. Il suo cammino è solamente iniziato e chissà dove la porterà, non solo nel ciclocross, ad esempio ha già messo il Tour de France nel mirino: «Ho corso alla Challenge by La Vuelta la mia prima corsa a tappe: bè, se finisci nella top 10 all’esordio rischiando pure di vincere una frazione, qualcosa vorrà pur dire…».