Alice Maria Arzuffi è ancora alle prese con il ciclocross. In Italia le corse sono finite, ma è pur vero che da questo punto di vista la ragazza di Giussano è belga fino al midollo, quindi ha ancora davanti due weekend di attività, che porteranno il bilancio stagionale poco intorno a quota 25. Lo scorso anno, senza il Covid, lo score fu superiore a 30. Davvero tanto!
Ventisei anni e gli occhi sempre azzurri, Arzuffi è tornata alla Valcar in cui aveva già corso nel 2019 e da cui tutto sommato non sarebbe mai andata via. Fu costretta dal momento difficile attraversato dalla società nel settembre del 2019, di cui ci ha raccontato anche il presidente Villa. A quel punto, visto che stava per aprirsi la parentesi cruciale del cross, Alice (che comunque è tesserata per le Fiamme Oro) ha deciso di tornare alla Bizkaia Durango, squadra basca, per correre nel cross con il Team 777.
«Ma dato che il mio allenatore è Davide Arzeni – dice – il fatto di tornare alla Valcar mi permette di avere una gestione perfetta fra strada e cross. Per cui mi prenderò due settimane di stacco e sarò pronta per il debutto alla Freccia Vallone e alla Liegi. Certo, non sarà un debutto banale: la squadra sa che andrò per aiutare, perché non potrò essere pronta subito. Ma quest’anno sono super motivata anche su strada. Quando fai parte di un gruppo così forte, è normale essere stimolati. Credo di poter centrare buoni risultati nelle classiche. Nelle classifiche generali, la mia preparazione non mi permette di ottenere risultati clamorosi».
Eppure forse per caratteristiche sarebbero il tuo pane quotidiano?
Esatto. Credo che per fibre muscolari e caratteristiche atletiche, potrei essere un’atleta da corse a tappe. Sono fatta più per le gare di endurance che per i 50 minuti a tutta del cross. Ma ugualmente il cross rimane la scelta principale.
Per te questo è chiaro: non si tratta di un riempitivo dopo la strada…
E’ assolutamente una prima scelta. Lo dimostra il livello cui sono arrivati gli uomini con Van der Poel e Van Aert, ma anche le gare femminili in Belgio e Olanda sono molto cresciute. Una come Lucinda Brand che prima veniva per divertirsi, adesso ne ha fatto la sua scelta primaria. A mio giudizio invece in Italia la specialità è sottovalutata. Siamo in due, massimo tre a seguire l’attività internazionale in Nord Europa e francamente è triste.
Ci sono giovani in arrivo.
E magari adesso forse si smuove qualcosa. Servirebbe che i team decidessero di fare attività internazionale. Lasciando stare la stagione del Covid, in Italia ci sono 4 gare internazionali all’anno, in Belgio ce ne sono 25. Anche per questo il livello degli atleti di lassù è così alto.
Cosa porterai con te di questa esperienza nel cross?
Tantissima esperienza. Non avrei vinto tante gare senza questa scelta di vita. Prima non ero preparata tecnicamente, adesso so parlare della mia bici, delle scelte tecniche sulle corone, ad esempio, e posso ragionare sulla pressione delle gomme. E poi mi porto via la consapevolezza di quanto sia grande questo sport ed è quello che mi piacerebbe trasmettere agli italiani. A volte penso che vorrei fare il cittì. Servirebbero squadre di cross che d’estate corrano su strada, in modo da dare un programma completo. Altrimenti finirà come sempre che lo junior forte lo mandano su strada…
Onore alla scelta di Masciarelli, allora?
Merita ammirazione. Ai mondiali ho parlato anche con suo padre, che si è trasferito lassù per dare un’occasione a Lorenzo, ma si sono dati un limite di tempo. Se non dovesse emergere per stare fra i top 10 a livello mondiale, ripiegherà sulla strada.
Parliamo della strada allora, quali sono le tue corse?
Sicuramente le mie preferite sono Amstel e Fiandre. Negli ultimi anni non ho fatto le classiche, perché ad aprile non sono al top della forma, ma sono certamente un obiettivo cui punterò nella mia carriera. E allora magari con il cross mi fermerò dopo il mondiale.
E la Roubaix?
E’ quella con più affinità con il cross, ma non diciamolo ad Arzeni, perché è troppo vicina al mio rientro. Lo stacco che dovrò fare servirà per recuperare a livello fisico e anche mentale. Potrei tirare dritto, perché la condizione è migliore rispetto a tante che non hanno gareggiato, ma non ho nelle gambe la distanza che serve.
Provata la nuova Cannondale?
Non ancora, ma sono stracontenta di averla. Non vedo l’ora di cominciare, ma adesso sarà meglio pensare al cross. Sabato scorso c’era la neve e guardando le foto che pubblicano le ragazze lassù, sarà comunque freddissimo.