GLASGOW – La corsa delle donne si è conclusa da poco. Tutto nel centro città parla di smobilitazione: un clima percepibile già dal mattino, rispetto al solito in cui l’ultima domenica viene dedicata alla corsa dei pro’. E in qualche misura anche la gara delle nostre ragazze ha avuto il sapore di una resa, dettata dalla stanchezza più che dalla mancata volontà. Così adesso le azzurre vogliono andarsene da questo circuito che le ha viste soffrire e perdere la bussola.
Cecchini in lacrime
Eppure con grande dignità, pur pensando di non avere nulla da raccontare, sono passate per la zona mista rispondendo alle domande. Elena Cecchini ci ha messo cuore, responsabilità e gambe e forse per questo alla fine è quella che (senza motivo) si sente di più addosso la sconfitta.
«Boh, non lo so cosa pensare di oggi – dice con la voce che si increspa – è come se non siamo mai state in gara. Mi sento un po’ la responsabilità di questa cosa, perché le mie compagne mi dicevano di prendere le decisioni, ma in quei momenti non è mai facile. Avevamo una squadra meno forte degli altri anni, senza la Longo che è un elemento sempre importante. Forse non avevamo dei ruoli ben specificati. Non piango solo perché non sono soddisfatta per oggi, ma anche perché è stata durissima. Penso che ci siano sempre tante aspettative su questo gruppo, perché negli anni abbiamo sempre fatto bene e ci rifaremo».
L’analisi di Sangalli
Il cittì Sangalli cerca di fare un’analisi rapida. Il mondiale di agosto ha sconvolto le preparazioni capitando nella stagione dei Giri, ma una cosa è certa: chi vorrà correre le Olimpiadi dovrà sottostare a qualche indicazione in più. Anche se sono le squadre a pagare gli atleti e oltre un certo limite non si può andare.
«Nella prima fuga dovevamo esserci e non c’eravamo – dice Sangalli – quindi ci siamo un po’ complicati la vita. Poi fortunatamente abbiamo rimediato, siamo entrati nel circuito e finché Silvia (Persico, ndr) è stata bene, siano stati presenti su ogni su ogni attacco. La situazione è stata questa, può succedere.
«Non avendo comunicazione con le ragazze, riuscire a impostare una tattica non era facile, ma non è un alibi. Abbiamo provato finché Silvia ha avuto forze. Credevo tanto in lei, però a sua difesa va detto che ha fatto una stagione molto intensa. Sta venendo fuori quello che sostenevo all’inizio dell’anno, che per arrivare a certi appuntamenti bisogna allenarsi e non solo correre. Ma il calendario è così intenso e le ragazze sono sempre le stesse…».
Gli straordinari di Persico
Silvia Persico ha sempre la battuta pronta, anche se è sfinita. Il percorso strizzava gli occhi agli atleti del cross? Ebbene, lei dal cross viene, ma oggi forse non ci ha pensato troppo. Ha corso il Giro e poi anche il Tour, perché la squadra l’ha convocata e ora la sensazione è che sia stato troppo. Ma lei cerca una via d’uscita nell’ironia. Il suo piazzamento se l’è guadagnato in volata (foto di apertura) ed è pronta a scherzarci sopra.
«Ho dato tutto quello che avevo – dice – ma oggi è stata una gara davvero dura fin dall’inizio. Una volta arrivati su questo circuito, ho capito di aver sprecato un po’ troppo a inizio gara seguendo Kopecky dovunque andasse, ma era quello che dovevo fare. Diciamo che non sono soddisfatta di questa prestazione, ma comunque ho dato tutto. Sono felice di quello che ho fatto e non devo avere impianti. Sapevo che potevo andare bene, però ho cercato di non farmi mettere troppa pressione. Alla fine volevo tirare per Chiara (Consonni, ndr) che era nel mio gruppo e avrebbe fatto dello sprint. Ma su uno strappo, si è staccata quando mi stavo staccando anch’io, quindi ho dovuto tener duro e fare lo sprint».
Balsamo così e così
Elisa Balsamo al mondiale c’è arrivata di volata e forse a ben vedere, avrebbe potuto prendersela comoda e pensare prima a recuperare. Invece ha issato la bandiera della generosità e si è rimboccata le maniche. Ha corso il Tour fermandosi dopo sei tappe e poi è venuta qui.
«Per me sinceramente – dice – è già un ottimo risultato essere arrivata al traguardo. Non ho neppure avuto il problema di alimentarmi, perché su questo circuito si prendevano zuccheri liquidi, gel e quindi almeno quello non è stato un problema. E’ difficile essere soddisfatti, perché quando uno viene al mondiale vorrebbe sempre essere al 110 per cento della forma. E’ frustrante essere qui e sapere di non essere al massimo, però sinceramente se vado a vedere dov’ero due mesi fa, se riguardo l’immagine della mia faccia, sinceramente direi che va bene così».
L’anticipo di Paladin
Soraya Paladin ha mancato la prima fuga e si è sfinita in salita contro vento cercando di rientrare. Poi ha preso la seconda, ma era un tentativo a orologeria: destinato a finire presto.
«Sono finita, in tutti i sensi – dice – purtroppo è subito andata via la fuga e non c’era nessuna di noi. Allora in salita ho provato a chiudere, però c’era tanto vento contro e sono rimasta un po’ a bagnomaria. Ho sprecato tanto e poi siamo entrate nel circuito ed è andata via un’altra fuga ed ero dentro, però la Germania ha chiuso. E a quel punto le energie erano quelle. Era un giro impegnativo, quindi più risparmiavi, più ne avevi nel finale. Sapevo che con gente così era meglio provare ad anticipare. Poteva andare bene o anche male: diciamo che non è andata bene».
Sopresa Consonni
Chiara Consonni è stata forse la sorpresa. Mai avremmo immaginato che potesse tenere fino a quel punto, per le caratteristiche del percorso e per la pista che poteva avere ancora nelle gambe. Invece fino al momento in cui i grossi motori hanno alzato i giri, la bergamasca è stata lì.
«Non ho più energie – sorride – poteva andare meglio per Silvia (Persico, ndr), però davanti andavano davvero come delle moto. Per quanto riguarda la mia prova, sono abbastanza contenta. Peccato che potevamo fare di più, sono mancate le gambe quando hanno aperto il gas. C’è mancata un’ora di gara, l’ultima. Penso che chi ha vinto se lo meriti, perché hanno tutte una marcia in più. E’ stato un mondiale dove non ci si poteva nascondere, è stato durissimo».
La considerazione da fare, che non è un alibi, è che senza Elisa Longo Borghini e una Marta Cavalli al top della condizione, l’Italia delle ragazze non ha grosse carte da giocare su percorsi da classiche. Niente da recriminare, per questa volta anche le attese non erano stellari. Contro una iella come quella che ha colpito queste ragazze, forse neanche Lotte Kopecky avrebbe potuto fare qualcosa.