Adios, Uran! Dall’infanzia ad oggi, la carriera di un pro’ amatissimo

18.02.2024
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Dopo Pinot dovremmo salutare anche un altro grande del pedale, Rigoberto Uran. Due dei corridori tra i più amati appendono la bici al chiodo nel giro di dodici mesi. Corridori che sono riusciti a fare breccia nel cuore della gente. Che sono un po’ figli del ciclismo degli anni 2000 e allo stesso tempo padri di quello attuale.

Il colombiano, per tutti Rigo, ha annunciato l’addio tra i campionati nazionali e il Tour Colombia, una manciata di giorni fa. La vetrina era quella giusta. E altrettanto giustamente si è preso l’abbraccio della folla. Congedandosi al meglio davanti alla sua gente.

L’annuncio dell’addio in uno dei suoi super negozi di bici in Colombia (foto Instagram)
L’annuncio dell’addio in uno dei suoi super negozi di bici in Colombia (foto Instagram)

Nuova veste

Ma attenzione. Questi mesi che restano all’Uran corridore saranno mesi da atleta vero. Rigo ha infatti un chiaro obiettivo: prendere parte alle Olimpiadi. Quelle Olimpiadi che già nel 2012 lo videro sul podio, medaglia d’argento alle spalle di Vinokourov.

E partiamo proprio da qui, dal palmares. E quello di Uran è importante. Rigoberto è stato il primo colombiano moderno di altissimo livello. Eravamo rimasti ai corridori come Josè Nelson “Cacaito” Rodriguez. Prima di Uran i colombiani erano gli scalatori che spuntavano fuori nei grandi Giri, ma nulla o poco più. Con lui avviene il salto. Con Uran i colombiani e il ciclismo di quella Nazione cambiano veste.

Rigoberto finisce negli squadroni e si distingue anche come gregario nelle classiche. Magari non quelle del pavé, ma non sfigura affatto. Dalla Caisse d’Epargne, al fianco di assi come Valverde, finisce nella file dell’allora Sky e poi dell’Omega Pharma di Lefevere, antesignana della Quick Step. Pensate che in quel gruppo ancora lo ricordano.

Un esperto del mondo del ciclismo, quale Alessandro Tegner a sua volta punto fisso del gruppo di Lefevere, lo ha definito come uno degli atleti più simpatici e intelligenti che abbia incontrato. 

Dal 2016 è indossa la maglia della Cannondale poi divenuta EF Education- Easy Post

Tra bici e marketing

Uran è attivissimo sui social. E’ in assoluto il corridore più seguito. Ha delle attività legate al ciclismo. Con il suo marchio, gorigogo, si è consolidato nel mercato dell’abbigliamento per il ciclismo, delle bici, ha dei ristoranti e persino un marchio di caffè.

E sempre lui ha un evento, El Giro de Rigo, che raduna ogni anno migliaia di appassionati da tutto il mondo. E ogni anno invita illustri colleghi che non rifiutano l’offerta.

Se un Wout Van Aert nel pieno della carriera e dopo stagioni estenuanti in autunno si mette su un areo, sorvola l’Atlantico per andare da lui, un motivo ci sarà. E come Wout anche altri. Nibali, Sagan, Contador… la lista sarebbe lunghissima.

Infanzia interrotta

Ma ripercorriamo la carriera. Uran nasce ad Urrao cittadina nel Nord Est della Colombia. E’ il 1987 e questo ragazzino che ama lo sport parte da una corsia differente rispetto a molti suoi connazionali. La sua famiglia infatti non era povera, erano dei piccoli imprenditori. Avevano negozi di alimentari, mense. Il papà vendeva biglietti della lotteria per strada. Forse il Dna imprenditoriale di Rigoberto viene proprio da qui.

A scuola Uran era molto irrequieto. Più di qualche volta sua mamma era stata chiamata per il comportamento sin troppo vivace del figlio.

Suo papà, che tra l’altro si chiamava come lui, cosa non rara in Sud America, pedalava e Rigo lo seguiva. Da qui la passione per la bici.

Un giorno, mentre Rigoberto padre era in strada a vendere i biglietti, rimase coinvolto in una sparatoria dei narcos. Lo colpirono e morì.

Rigo figlio era scuola. Era un sabato, si trovava in classe poiché doveva recuperare qualche lacuna. Furono alcuni suoi compagni a dirgli del fattaccio.

Rigoberto divenne grande all’improvviso. Si fece carico delle attività di famiglia. Si riavvicinò moltissimo a sua mamma, visto che nel frattempo i genitori si erano separati e Rigoberto era andato col padre.

Il ragazzo si barcamenava tra il lavoro e la bici. Questa non l’aveva mollata. Correva con la squadra locale, la Sistecredito. Il suo allenatore, vedendo la vita che faceva e i buoni risultati, ne capì la forza fisica e la determinazione mentale. Così lo portò al Centro di Sviluppo Sportivo. Lì, Uran trovò altri ragazzi che poi divennero ottimi corridori: Arrredondo, Betancur… Ormai aveva 17-18 anni e il ciclismo era cosa sempre più importante per Rigo.

Uran iniziava a guadagnare qualcosa, che puntualmente inviava a casa. Nel 2005 vinse la Vuelta del Porvenir (il Giro di Colombia dei dilettanti) e questo convinse Fabio Bordonali a portarlo in Europa con la sua squadra, la Tenax, per l’anno successivo. Bordonali si prese cura di lui anche negli anni successivi, quando lasciò il suo team. Come quando nel 2007 si ruppe due braccia al Giro di Germania in una caduta (e nonostante tutto finì la tappa), Bordonali e il vecchio entourage lo supportarono nel recupero.

Tappe nei tre Giri

La carriera di Rigoberto Uran è cresciuta di anno in anno. Ha acquisito credito come leader e come uomo squadra. In gruppo si è guadagnato il rispetto di tutti. Rispetto che ancora oggi gli è riconosciuto. Non c’è un solo corridore che ne parla male. E il colombiano è apprezzato come atleta e come uomo.

E’ salito sul podio del Giro d’Italia (secondo nel 2013 e nel 2014) e del Tour (secondo nel 2017). Ma è stato proprio il podio alle spalle di Nibali a farlo diventare un Dio nella sua terra, nonostante l’argento olimpico dell’anno prima. Per i colombiani infatti il ciclismo è quello dei grandi Giri.

Uran ha vinto tappe in tutti e tre i grandi Giri. Ha messo in bacheca una Milano – Torino, un GP del Quebec e soprattutto dice lui: «Quando vado in bici continuo a divertirmi».