Tour, Vuelta e cadute: Roglic come Zulle?

17.07.2022
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Roglic come Zulle? Il paragone prende sempre più piede nell’ambiente ciclistico e ad accomunare lo sloveno al campione svizzero della fine degli anni 90 non ci sono solo le due Vuelta vinte in sequenza dopo altrettanti insuccessi al Tour (dove conquistò per due volte il secondo posto), ma soprattutto una predisposizione sempre più evidente alle cadute, ma sarebbe meglio dire alla sfortuna. Una carriera fatta di grandi attese. Vittorie nell’avvicinamento alle corse. Poi sfortune puntuali come maledizioni quando arriva il momento di concretizzare il tanto lavoro.

Se il paragone regge, sarà il lettore a dirlo alla fine della storia, ma una premessa è doverosa: nel definire il corridore Zulle abbiamo scelto di prescindere dal suo coinvolgimento nell’affare Festina, in un’epoca giocoforza diversa da quella attuale, sulla quale pende il giudizio della storia.

Chi era Alex Zulle? Un corridore quasi per caso. Nato da un appassionato svizzero e dalla madre proveniente dal Brabante, da ragazzino Alex alla bici neanche ci pensava. Da buono svizzero era appassionato di sport invernali e soprattutto di sci alpino, ma da ragazzo una discesa gli costò una grave frattura. Nel percorso rieducativo lo misero in sella e da lì iniziò la sua storia, che a livello agonistico prese il via a 18 anni.

Zulle crono
L’elvetico aveva una grande propensione per le crono. Vinse anche il Mondiale ’96
Zulle crono
L’elvetico aveva una grande propensione per le crono. Vinse anche il Mondiale ’96

Miope, ma senza lenti

La storia di Zulle, che in una decina d’anni ha vinto molto risultando un grande specialista delle corse a tappe, non può prescindere da un fattore: la sua miopia. Ad Alex mancavano 4,5 diottrie da entrambi gli occhi e quindi era costretto a portare gli occhiali. Questo ne ha sempre fatto un segno distintivo perché nella storia sportiva i campioni con gli occhiali non sono stati tanti, ma soprattutto ancor meno dall’evoluzione delle lenti a contatto. Zulle però non ne ha mai fatto uso, quindi utilizzava gli occhiali in ogni situazione e questo spesso ha rappresentato un handicap.

Grande passista (è stato anche campione del mondo a cronometro, come Roglic è campione olimpico di specialità), Zulle in salita riusciva a cavarsela e spesso a ottenere risultati di spicco quando riusciva a salire del suo passo. Come tanti passisti allora e anche oggi, dato che la figura dello scalatore puro è andata via via svanendo. Indimeticabile il suo duello con Pantani nella prima parte del Giro 1998, quando mise alle corde il romagnolo, staccandolo a Lago Laceno e poi umiliandolo nella crono di Trieste. Prima di subirne però la vendetta nella tappa di Selva di Val Gardena che fece la storia di quel Giro.

Il problema però arrivava in discesa. Zulle non aveva una grande dimestichezza, avendo iniziato a guidare la bici quand’era già grande, figurarsi poi su terreni sconnessi o, peggio, con la pioggia e il bagnato. A quel punto la discesa diventava un’avventura non per mantenere i distacchi, ma semplicemente per concluderla senza danni. Cosa che non riusciva sempre.

Tante vittorie e… tante cadute

Ecco perché la sua carriera, più che dalle vittorie (neanche poche, ben 71 tra cui oltre alle due Vuelta nel ’96 e ’97 e al mondiale a cronometro nel ’96 spiccano Romandia, Parigi-Nizza, Giro dei Paesi Baschi e tante altre classifiche generali) è contraddistinta dagli scivoloni. A cominciare dalla Vuelta del 1993, tappa di Alto del Naranco: Zulle è in lotta per la maglia amarillo con il connazionale Rominger. Piove sulle montagne asturiane e la discesa è tosta. Gli occhiali si appannano, le goccioline rendono difficile seguire le traiettorie, la bici svicola e finisce in un fosso. Zulle si rialza, ma la bici dov’è? La ricerca gli fa perdere un minuto abbondante. Risale in bici ma il distacco è troppo. Proverà a recuperare con una cronometro finale tanto prodigiosa quanto inutile.

Tour de France 1996, tappa di Les Arcs. Non una tappa come le altre, perché per la prima volta Miguel Indurain è alle corde, tanto che alla fine perderà oltre 4 minuti. Zulle ne perde anche di più, con due cadute consecutive. Nella seconda, a cavarlo d’impaccio sono i fotografi, non prima però di aver immortalato lo sfortunato svizzero in mezzo ai cespugli.

Zulle Giro 1998
Una delle più belle vittorie in linea: Giro d’Italia 1998, arrivo a Lago di Laceno, 24″ di vantaggio su Bartoli
Zulle Giro 1998
Una delle più belle vittorie in linea: Giro d’Italia 1998, arrivo a Lago di Laceno, 24″ di vantaggio su Bartoli

1997, l’anno del riscatto

Che Zulle sia però anche un corridore capace e non solo il “Mr.Magoo della bici” com’era stato un po’ ingenerosamente etichettato oltre Manica, lo dimostra nel 1997. Un anno che va avanti fra cadute in serie, al Delfinato, al Giro di Svizzera (che gli costa la frattura della clavicola) e al Tour de France, con conseguente ritiro perché l’osso non si era ancora saldato per bene. Eppure recupera e lavora sodo, fino ad aggiudicarsi la Vuelta di fine stagione.

Due anni dopo, al Tour, Zulle conquista il secondo posto dietro Armstrong (il primo dei sette Tour vinti dall’americano e poi cancellati dall’albo d’oro). Un’impresa considerando che nella seconda tappa si passa dal Passage du Gois, una strada di due miglia che è soggetta ai rialzi della marea e quindi è sempre coperta di acqua e fango. Fatto sta che una marea di corridori cade e nel bailamme Zulle è costretto a ripartire… senza occhiali, persi in quel caos di corridori e fango. Il distacco accumulato sarà tanto, ma l’elvetico riuscirà comunque a costruirsi un Tour di primo piano fino a finire secondo a 7’37” dall’americano.

Zulle Tour 1998
Il podio del Tour 1999: Zulle è 2° a 7’37” da Armstrong, 3° Escartin a 10’26”
Zulle Tour 1998
Il podio del Tour 1999: Zulle è 2° a 7’37” da Armstrong, 3° Escartin a 10’26”

La carriera dell’elvetico si è conclusa nel 2004, sulla via di un lento tramonto, finendo con una grande festa per celebrare i suoi successi più che le sue sfortune. Poi si lui di sono perse un po’ le tracce, non frequenta più il mondo del ciclismo vissuto in anni davvero difficili e controversi.

Ogni tanto qualche capatina la fa nelle cicloturistiche, soprattutto in Spagna teatro di gran parte della sua carriera ciclistica. Lo si vede pedalare in mezzo al gruppo, pluricinquantenne ancora in buona forma fisica. E naturalmente, con gli occhiali dritti sul naso…