Formalmente da ieri, giorno di San Valentino in cui festeggiava anche l’onomastico di sua moglie, Domenico Pozzovivo è diventato un corridore della Intermarché-Wanty-Gobert. Dieci giorni fa era andato da sé a prendersi la bici a Charleroi e da domani sarà in corsa alla Vuelta Andalucia-Ruta del Sol. Ma riavvolgendo il nastro, voi avete idea di cosa sia successo dal 29 novembre, quando Ryder Douglas lasciò liberi i corridori della Qhubeka-Nexthash? Ce lo siamo fatto raccontare da Raimondo Scimone, il suo agente, che al pari del piccolo lucano, non ha mai smesso di crederci.
«Per me oggi è il 2 gennaio – sorride l’emiliano – il 2021 è finito adesso, con l’ultimo obiettivo possibile finalmente raggiunto».
La lunga attesa
La storia è complessa. Mentre tutti i corridori lasciati liberi dal team sudafricano si sono affrettati a trovare una nuova sistemazione, Pozzovivo ha scelto di dare fiducia al team e ha continuato ad allenarsi come se tutto fosse normale.
«Le ragioni per cui ha aspettato tanto – spiega Scimone – sono state fondamentalmente due. La prima è che in quella squadra si trovava bene. Domenico nota le cose che non vanno, non le manda a dire, ma lì disponeva di ottimo materiale e di un bel gruppo di lavoro. E poi c’era un contratto economicamente vantaggioso che si sarebbe rinnovato se la squadra avesse proseguito l’attività. Solo che il tempo passava. Dovete sapere che “Pozzo” è rispettato da tutti, ma poi quando si scendeva nel pratico, qualcuno discuteva per il fatto dell’età, qualcun altro per la posizione in bici dovuta all’incidente. Uno mi ha anche suggerito di farlo smettere. Ma siccome fino a metà novembre c’era la possibilità che Qhubeka facesse una professional, abbiamo aspettato. In realtà ci guardavamo già intorno, bisogna sempre farlo, ma la ricerca vera è iniziata quando Ryder Douglas ha mollato la presa».
In che direzione vi siete mossi?
Inizialmente verso squadre con organico non completo. Poi quelle cui mancasse un uomo per il Giro d’Italia, che per Domenico è sempre stato la corsa più importante. L’idea di essersi dovuto ritirare e lasciarlo dopo una settimana come nel 2021 non gli andava giù. E trovo che tornarci sia un’ambizione più che lecita, visto che delle sette top 10, solo una l’ha fatta alla Vuelta e le altre sono del Giro.
E quel suggerimento di farlo smettere?
Non abbiamo avuto bisogno di chiarirci, perché lo avevamo già fatto. Gli avevo detto di decidere liberamente e di sentirsi libero da ogni condizionamento nei miei confronti. Può smettere quando vuole e lo sa da tempo. Invece alla fine del Lombardia disse la frase che faceva capire che non ci pensasse minimamente.
Che frase?
«Questi giovani vanno come moto – mi disse – però oggi sulla salita su cui di solito faccio i test, pur andando in scioltezza ho fatto i wattaggi migliori di sempre, anche di quando la faccio a tutta». E il senso era che i vari Pogacar e gli altri lo stanno costringendo a migliorare e gli stanno allungando la carriera. Quindi siamo andati avanti. Il fatto di firmare tardi era qualcosa che avevamo già sperimentato.
Già nel 2020, alla ripresa dall’incidente, era successo qualcosa del genere, vero?
Quando venne fuori il progetto NTT, con Riis all’interno in un ruolo importante, ci arrivò l’okay verbale il giorno di Natale del 2019 e la firma il 27 dicembre, per non incappare nella regola dell’Uci per cui non si potrebbe firmare un contratto dopo il primo gennaio. Se non avessimo firmato quel contratto, probabilmente Domenico avrebbe smesso lì.
Quindi di base anche lui era tranquillo?
A novembre mi disse: «Raimondo, mi hai venduto quando ero zoppo. Perciò, ora sto bene, che problemi dovresti avere?». Non è facile avere la voglia di spingere ancora, evidentemente ce la siamo trasmessa a vicenda. Perché lui nel frattempo lavorava come se fosse tutto normale, ma con un mese di anticipo. Ha a febbraio i watt che di solito raggiunge a marzo. L’unica differenza è stata che, anziché andare sul Teide a Natale con Valentina, c’è andato da solo la settimana dopo per 12 giorni, passando un Natale normale in famiglia.
Finché l’occasione è arrivata…
A un certo punto si è capito che si andava materializzando qualcosa. C’era l’inghippo della regola UCI, bisognava aspettare che si riunissero per deliberare. Da un lato ero confidente che si superasse, ma insieme mettevo il pepe al manager della squadra perché facesse pressione. In fondo rischiavano di pagarlo senza farlo correre. E alla fine il contratto è stato firmato venerdì 11 febbraio e registrato il 14.
Ci hai sempre creduto?
Al 100 per cento, perché la logica dice che Pozzo dove lo metti sta. Trovato l’accordo, problemi non ce ne sono. Ci potevano essere altre squadre, comprese due professional, ma la WorldTour offre un calendario di livello che mette al riparo da ogni imprevisto. Scordiamoci il discorso economico, che comunque è dignitoso. Ci sono il calendario e lo spazio per correre bene. Però ci sarebbe, se posso, una persona da ringraziare…
Di chi si tratta?
Ero a telefono con Valentino Sciotti. Si parlava fra appassionati di vini e quando mi ha chiesto come stessi, gli risposi che avevo il cruccio di Pozzo ancora per aria. Disse che non era possibile e grazie a lui si è aperto il discorso con Israel-Premier Tech e Intermarche-Wanty (la Vini Fantini compare fra gli sponsor 2022 di entrambi i team, ndr). Quando è andato alla presentazione della squadra belga, mi ha chiesto se lo autorizzavo a spendere una parola per Domenico e di fatto è nata questa trattativa. Cercavano un corridore capace di fare bene al Giro e alla fine abbiamo chiuso anche in fretta.
Hai gestito tu oppure c’è sempre stato il contatto con Domenico?
Ad ogni passo, devo informare il mio cliente. Deve esserci un dialogo continuo, anche se dopo tanti anni (Scimone e Pozzovivo collaborano dal 2005, ndr) bastano uno sguardo o un whatsapp.
Quale reazione ha avuto quando gli hai comunicato che era fatta?
E’ stato un momento importante emotivamente. Ha cambiato tono di voce, ma si sentiva che era contento. Poi è iniziata la fase dell’attesa. Si è spazientito per le lungaggini dell’Uci, perché lui era pronto per correre. Da lì la corsa a Charleroi per prendersi la bici. Per uno che ha avuto il suo incidente, abituarsi alla posizione da strada e da crono è decisivo. Soprattutto per la crono è un gran meticoloso.
Domani si comincia?
Ieri alle 22 era a Malaga e ha annunciato che avrebbe iniziato a correre. Si è fatto scattare la foto da un meccanico (immagine di apertura, ndr). Se mi sentite dalla voce, sono contento anche io. Dopo tanti anni di collaborazione, si diventa anche amici. Può essere limitante, ma preferisco considerarlo un privilegio di questo tipo di attività. Oggi per me è il 2 gennaio. Adesso posso iniziare a programmarmi i viaggi per le prossime corse.