Zana, buona la prima (nel mito di Pantani)

16.03.2021
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Lo scorso anno Filippo Zana era stato il secondo corridore più giovane del Giro d’Italia, lo aveva battuto di appena 27 giorni il suo compagno di squadra Mazzucco. Roberto Reverberi aveva fiutato le sue doti in salita e decise di dargli questa opportunità.

A distanza di un anno (in realtà solo pochi mesi) rieccoci a parlare del vicentino, stavolta per una vittoria, la prima da professionista. Il che è sempre una bella emozione.

Filippo Zana vincitore della 2ª tappa dell’Istrian Spring Trophy
Zana vincitore della 2ª tappa dell’Istrian Spring Trophy

Buona la prima

«Una vittoria che ho voluto dedicare a mio nonno Sergio, venuto a mancare qualche tempo fa – racconta Zana – Al Giro non ci ero riuscito e il mio primo pensiero dopo la tappa dell’Istrian Spring Trophy è andato a lui. E’ stata un’emozione indescrivibile. Non me lo aspettavo, sapevo di stare bene, ma da qui a vincere… Anche se non era una super corsa c’è sempre qualcuno che va forte. E la squadra ha svolto un lavoro impeccabile».

In ammiraglia, Mirko Rossato ha fatto le prove generali. Il diesse ha cercato di dare un certo imprinting ai suoi ragazzi: dettare la corsa. E così ecco che la Bardiani Csf Faizané ha corso da leader. Visconti e Battaglin a tirare nella prima parte, Marengo a dare la menata finale.

«Si arrivava in salita. La scalata finale misurava 3,5 chilometri. Marengo ha tirato forte all’imbocco e quando è partito Novikov l’ho seguito e siamo andati via in due. Ai 200 metri l’ho passato perché il finale era in pavè e ho voluto anticipare. Eravamo andati a dare un’occhiata a questa salita nei giorni precedenti e vedendo com’era avevamo deciso che sarebbe stato meglio anticipare in quel punto, perché poi passare sarebbe stato difficilissimo. Dispiace che la generale sia sfuggita per poco, ma magari ci riusciremo la prossima volta».

In effetti Zana dopo la sua vittoria è stato anche leader di questa tre giorni croata. Ma nella frazione finale, il giorno dopo, il neozelandese Finn Fisher-Black della Jumbo Visma Developement gli ha sfilato la maglia.

«C’era un traguardo volante con abbuoni – racconta il vicentino – ma lui è stato più veloce di me. Eravamo dietro? No, non ci siamo fatti sorprendere (altrimenti Rossato li avrebbe fatti tornare in bici! ndr) è stato proprio più forte lui».

Filippo Zana ha vinto il Gp Capodarco nel 2019, quando era ancora alla Sangemini-Trevigiani
Zana ha vinto il Gp Capodarco nel 2019

Leader giovane 

Ritrovarsi leader a neanche 22 anni (li compirà dopodomani) con la squadra che tira per te non capita spesso. Lasciamo da parte quei tre-quattro fenomeni a partire da Pogacar, ma se il team corre in tuo appoggio significa che qualcosa di buono devi pur avere.

«Aver visto la squadra lavorare per me mi ha dato una carica indescrivibile e al tempo stesso anche un po’ di pressione. Dopo un lavoro del genere dovevo cercare di ripagarli. E’ stata una bella responsabilità. Vedi Visconti e Battaglin che tirano per tutta la tappa, gli altri ragazzi che ti portano in testa all’imbocco della salita finale…. 

«Visco poi, quando si stacca ti urla, ti incita. Lui è un uomo squadra. Durante il ritiro ci ha dato tanti consigli. Io ero anche in camera con lui».

Zana appare più che consapevole del suo momento della carriera. Pensate che ha scelto di stare in una professional.

«Prima di passare ho avuto qualche offerta da parte di una WorldTour, ma in una professional posso crescere gradualmente. Ho la possibilità di fare gare più adatte a me, non amo fare il passo più lungo della gamba, e penso di aver fatto la scelta giusta. Vero che nelle WorldTour viaggiano ad altri ritmi, ma quando vedo tanti giovani che vanno forte per me è una motivazione in più per allenarmi bene. Se ci riescono loro, penso, ci posso riuscire anche io».

Tra le passioni di Zana ci sono gli animali, tra cui il suo cavallo Dior
Tra le passioni di Zana ci sono gli animali, tra cui il suo cavallo Dior

Non solo scalatore

Il vicentino ha un bel rapporto con la salita, ma Zana non si definisce uno scalatore puro, le scalate da venti chilometri per intenderci non sono il suo terreno ideale. Ciò nonostante si allena spesso verso l’altopiano di Asiago, ad un’ora di bici dalla sua Piovene Rocchette, e uno dei suoi miti è “lo” scalatore: Marco Pantani. Allora gli chiediamo come faccia il Pirata ad essere il suo idolo, se quando Marco compiva le sue imprese lui non era ancora nato.

«Vero – afferma Zana – non l’ho visto in diretta ma ho comprato i dvd sulla sua vita e mi sono gustato le sue vittorie. Quale mi piacerebbe imitare? Tutte! Pantani dava spettacolo, ma se proprio devo dirne una allora scelgo Oropa, quando si fermò per il salto di catena e rimontò tutti.

«Sulle salite lunghe faccio un po’ fatica, preferisco quelle di 5-6 chilometri, soprattutto se nel finale. Mi difendo bene anche in pianura e nei percorsi vallonati, quindi dico che sono più un corridore completo».