Jan Tratnik è già un uomo squadra della Jumbo-Visma. Lo sloveno è arrivato questo inverno alla corte del team giallonero e subito si è integrato alla grande. Nelle ultime stagioni, Jan si è mostrato atleta di grande sostanza. Ha vinto una tappa al Giro d’Italia, un titolo nazionale contro il tempo e si è sempre messo a disposizione dei capitani nelle corse di primissimo piano.
E non a caso era stato inserito nel super team per il Giro d’Italia. Poi un incidente a poche ore dal via della corsa rosa ha mandato tutto in frantumi: tibia rotta e via a casa. Pensate che era salito sul palco della presentazione dei team a Pescara, come si nota nella foto di apertura.
Tratnik poteva essere il gregario numero uno di Primoz Roglic, il confidente. Se non altro perché sono entrambi sloveni. Qualche giorno fa, dopo il successo di Primoz, aveva parlato sui social di quanto Roglic fosse una fonte d’ispirazione per lui, per il ciclismo sloveno, per i ragazzini che decidevano d’inforcare la bici. Ora che ha ripreso a pedalare, sentiamo dunque cosa ci dice il simpatico sloveno.
Jan, prima di tutto come stai dopo la caduta? E qual è il tuo piano di recupero della tibia?
Sto migliorando giorno dopo giorno. Le prime tre settimane sono state piuttosto lunghe, perché non potevo fare molto. Semplicemente sdraiato sul divano o sul letto. Giornate così diventano molto lunghe, specie per un ciclista. Comunque stavo facendo degli esercizi per il ginocchio, ma non c’era molto altro.
Quando ti rivedremo in gara?
E’ difficile parlare di gare in questo momento. La prima cosa è recuperare dopo la caduta, la seconda è iniziare seriamente con gli allenamenti e poi possiamo fare un piano per le corse. Quindi mi prenderò del tempo per recuperare, ma lavorerò sodo per i prossimi obiettivi.
Cosa ti è passato per la testa in quell’incidente in Abruzzo?
Di sicuro è stata una grande delusione tornare a casa subito e in quel modo. Ma poi mi rendo anche conto di quanto sono stato fortunato. Quell’auto mi ha fatto schiantare, sono volato in aria e mi sono rotto “solo” la tibia. Nessun altro osso, nessun danno muscolare e la mia testa non ha avuto ferite e traumi. La vita non è solo ciclismo, quindi sono grato che sia andata così e che posso continuare a correre. Se penso a quanta fatica fatta, alla preparazione e a tutto l’impegno che ho investito sul Giro… Meglio non pensarci, altrimenti mi deprimo! Ora tutto questo è passato e non vedo l’ora di tornare ancora più forte.
Hai detto che Primoz Roglic è stato una fonte di ispirazione. Cosa significa per te avere un compagno come Primoz? E quanto ha influito la sua presenza sul tuo arrivo alla Jumbo-Visma?
Con Primoz siamo amici dentro e fuori dalla bici. Sono felice di essere nel team Jumbo-Visma e di avere la possibilità di correre con lui. Sicuramente la sua presenza mi ha aiutato un po’, ma alla fine sappiamo quanto sia forte tutta la squadra e per entrare a fare parte di questo team devi avere qualità.
Sempre parlando di ispirazione: cos’è Roglic per la Slovenia? Pogacar è un super campione, ma Primoz è stato il corridore che ha alzato il livello del ciclismo sloveno.
Sì, sono entrambi grandi corridori, i migliori a mio avviso. E tutti li conoscono, sappiamo quanto siano forti. E’ vero, Primoz è stato il primo ciclista che ha davvero fatto crescere il ciclismo in Slovenia con tutti i suoi risultati sorprendenti. Quindi è una grande figura dello sport in Slovenia e piace a tutti.
Hai seguito il Giro? E come?
Sì, anche perché non ero in grado di uscire, quindi ho guardato ogni tappa alla televisione.
Hai parlato o scritto ai tuoi compagni durante il Giro?
Non molto a dire il vero. A volte mi scrivevo con Primoz, ma non volevo deconcentrarli. Stavano facendo un lavoro straordinario.
Ci racconti le emozioni di Monte Lussari? Come hai seguito quella fase?
E’ stato un grande spettacolo. Anche dalla televisione sembrava incredibile. Beh, alla fine ho ceduto un po’ anche io alle mie emozioni, perché quando ho visto che Primoz ha vinto e tutta la squadra era contenta…
E tu?
Una parte di me era abbastanza delusa di non far parte di quel gruppo in quel momento. Alla fine però tutto ciò motiva anche me, perché so che presto sarò di nuovo lì a festeggiare con la squadra. Ma per esserci, devo lavorare sodo ora e tornare il prima possibile.