Al tavolo con Bernal, fra il ciclismo e il senso della vita

17.02.2024
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ZIPAQUIRA (Colombia) – La vita entra in un’altra dimensione quando ci si siede a parlare con Egan Bernal. «Non so davvero come faccio a essere ancora qui. Potrei essere morto». Uno lo sa che cosa conti davvero. «Mia madre ha dovuto cambiarmi i pannolini nonostante avessi 24 anni e mio fratello mi ha dato da mangiare». Tutto questo accadeva solo due anni fa e ora eccolo qui. Vivo per raccontarlo.

Ecco perché adesso guarda alla vita da un’altra angolazione, «perché la vita va oltre una corsa ciclistica». Essere in punto di morte ti fa vedere le cose in modo diverso. Dai importanza a ciò che conta davvero. Questo è l’Egan Bernal di adesso, con tutta l’ambizione di essere nuovamente quello di prima. Perché vuole ciò che gli manca: una Vuelta a España, ma festeggiando ogni giorno la sua più grande vittoria: continuare ad essere vivo.

«Ora apprezzo di più i piccoli momenti della vita. Prima andava bene, ma non me ne rendevo conto. Ora cerco di ricordare: “Ehi, sto bene, non ho dolore, posso lavarmi la bocca”. Sono dettagli, ma non te ne rendi conto finché non ti succede qualcosa. E’ valorizzare le piccole cose. Sono sempre stato molto vicino alla mia famiglia, ma dopo l’incidente ancora di più. Il fatto di essere qui, a casa mia, con gli animali, con i cani, con il toro, la capra, le anatre, le galline, ho una fattoria e questo lo apprezzo molto. Quando mi sveglio, mi sento una persona fortunata perché sono vivo e ho la possibilità di lottare. E’ quello che ho sempre chiesto a Dio. Non dicevo: “Rendimi di nuovo il migliore al mondo”, ma “dammi la forza di provarci”. Per favore, “porta via questo dolore e al resto penserò io”. E questo mi fa sentire una persona molto fortunata».

Nell’ultima tappa del Tour Colombia, Bernal ha attaccato arrivando a vestire la maglia di leader virtuale
Nell’ultima tappa del Tour Colombia, Bernal ha attaccato arrivando a vestire la maglia di leader virtuale

Piccoli segnali

Tutto il resto, dice Egan, lo deve a una madre che è «la mia eroina», che ha avuto un cancro. Senza di lei «non sarei stato in grado di gestire le cose a quel modo». Non sarei riuscito ad essere un ciclista e tutto il resto. «Ho ereditato da lei la forza di lottare e andare avanti. Non di vincere o essere il migliore. Il fatto di lottare».

Con i colori della nazionale, Egan ha corso il Giro della Colombia, ha gareggiato nelle strade su cui si allena, anche quelle su cui si è quasi ammazzato. Ed è arrivato nella sua Zipaquira in un bagno di folle appassionate. Nell’ultima tappa ha messo sotto scacco l’intero gruppo con un attacco grazie al quale è diventato il leader virtuale della corsa. Piccoli scorci che invitano all’ottimismo. «Anche se non devo più dimostrare niente a nessuno», dice dopo i primi colpi di pedale della stagione.

Bernal era fra le stelle del Tour Colombia: qui nella conferenza stampa con gli altri campioni
Bernal era fra le stelle del Tour Colombia: qui nella conferenza stampa con gli altri campioni

Un super programma

E’ il punto di partenza di una stagione in cui Bernal vuole ritrovare le sue sensazioni. «Ora qui in Colombia mi sono sentito di nuovo bene con me stesso. Sento che, poco a poco, l’Egan Bernal di prima dell’incidente sta tornando e questo mi emoziona molto. Sono passati più di due anni, un periodo molto, molto duro, in cui ho fatto tanti sacrifici. Si può dire che molti altri corridori sicuramente si sarebbero ritirati o avrebbero iniziato a fare altro, mentre nella mia testa c’è sempre stata la voglia di non mollare».

Sono la Colombia e la sua gente il punto di partenza verso il ritorno del Bernal attaccante e affamato, quello dallo sguardo killer in cerca di trionfi. Non vuole privarsi di nulla di tutto ciò nel 2024, in cui ripeterà un programma simile alla scorsa stagione. Dalla Colombia a O Gran Camiño della prossima settimana, alla Strade Bianche, la Volta a Catalunya, i Paesi Baschi, il Tour de Romandie, il Tour de France e la Vuelta a España. Senza ancora sapere fino a che punto potrà arrivare. Perché «il mio ruolo dipenderà da come andrò quest’anno». Sarà la strada a dirlo.

I campioni di Colombia sono ispirazione per la loro gente: Bernal lo è per aver superato il terribile incidente
I campioni di Colombia sono ispirazione per la loro gente: Bernal lo è per aver superato il terribile incidente

La corsa della vita

Bernal ha già dimostrato che non si sentirà sminuito se dovrà fare il gregario, come l’anno scorso al Tour de France per Carlos Rodríguez. Farà quello che gli verrà chiesto. L’Egan Bernal di oggi è ancora assetato di trionfi, ma è anche molto consapevole del dono più grande di cui fa tesoro: essere vivo. «Non voglio sembri che abbia perso la motivazione, niente del genere. So cosa significa vincere un grande Giro e me ne resta solo uno, che è la Vuelta. So che è alla mia portata se continuo ad avere la mentalità di essere uno dei migliori».

Ma non è qualcosa che renderà amara la sua esistenza. Prima forse sì, non più dopo aver affrontato la morte faccia a faccia. «Smettiamo di apprezzare il fatto di stare bene a causa della fame di volere di più. Smettiamo di goderci le cose. Quello che mi è piaciuto di più dopo l’incidente è che la gente mi saluta e si congratula con me: non per il Tour, ma per la mia guarigione. C’è gente che mi ricorda che mi manca la Vuelta e io rispondo di no, che ho già vinto le tre gare più importanti: il Tour, il Giro e la corsa della vita. Potrei ritirarmi in pace. Sapere le persone si sentono ispirate da ciò che ho fatto non ha prezzo».