Skerl: cresciuto tra Colombia, Italia e Slovenia

17.08.2022
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Al Tour of Szeklerland, in Romania, nella prima delle cinque tappe previste, alle spalle di Dalla Valle, si è piazzato Daniel Skerl. Si tratta di uno dei ragazzi del Cycling Team Friuli, la squadra gestita da Renzo Boscolo fucina di tanti giovani molto promettenti. Daniel è al suo primo anno da under 23, ma è al CTF da ormai tantissimi anni. Nato in territorio di confine, a soli 3 chilometri dalla Slovenia, è un mix di tante culture, a partire dalla sua famiglia: madre colombiana e padre «austro ungarico», come lo definisce lui

Al Tour of Szeklerland Skerl ha indossato la maglia di miglior giovane al termine della prima tappa
Al Tour of Szeklerland Skerl ha indossato la maglia di miglior giovane al termine della prima tappa
Daniel, già nella tua famiglia c’è un bel mix di tante culture!

Già – dice con una risata – con mia mamma colombiana e mio papà italiano per pochi chilometri ho avuto a che fare con diverse culture. Anche se devo ammettere che non è una cosa a cui ho fatto particolarmente caso, anche perché dove vivo io è normale. Certo, con mia mamma colombiana qualche differenza rispetto agli altri c’è, la più grande è nel cibo: mangio tantissimo riso, nei piatti colombiani è ovunque!

Ci ha detto il tuo diesse Boscolo che parli quattro lingue…

Sì, italiano, inglese, spagnolo e sloveno. Lo spagnolo l’ho imparato da mia mamma, mentre l’italiano è la mia lingua madre. Lo sloveno, invece, lo parla la mia famiglia dalla parte di mio padre. Come potrete immaginare il mio cognome (Skerl, ndr) non è italiano, diciamo che dove abito io, a Opicina, è diventata Italia un po’ tardi e di conseguenza metà della mia famiglia è austro-ungarica

Maglia poi passata al compagno Andrea Debiasi che l’ha portata fino al termine della corsa
Maglia poi passata al compagno Andrea Debiasi che l’ha portata fino al termine della corsa
Com’è vivere così vicino ad un altro Paese?

Per me normale, mi alleno spesso in Slovenia, mi piacciono parecchio le strade e la loro pace e tranquillità. Sono molto meno trafficate e ricche di sali e scendi, molto utili per spingere tanto e migliorare nella resistenza. Non ci penso mai al discorso del confine, per me è come se non ci fosse, mi sembra di essere sempre all’interno della stessa Nazione. 

Che scuole hai frequentato?

Fino alle medie ho fatto scuole bilingue, Ora sto facendo l’istituto tecnico e meccatronico a Trieste.

Che città è Trieste?

Differisce dalle normali città italiane, è molto diversa anche rispetto alle altre città vicine come Verona per esempio. Nell’architettura ha lo stile del Nord-Est europeo, è davvero la definizione di multiculturalità, è la sua caratteristica più affascinante.

Ecco Daniel (a sinistra) sul podio della prima tappa
Ecco Daniel (a sinistra) sul podio della prima tappa
Da quanto tempo sei al CTF?

Ho iniziato a correre con loro da G5, poi ho fatto due anni (2014 e 2015, ndr) all’UC Pordenone. Dal 2016 sono fisso con loro e con il CTF Lab, mi hanno sempre seguito bene, sono davvero soddisfatto di come sono andate le cose. Alla fine, anche nei due anni all’UC Pordenone mi hanno sempre monitorato ed osservato

Come hai fatto ad arrivare così presto?

Dovete sapere che il Cycling Team Friuli ha tutte le categorie. Io correvo in una piccola squadra delle mie parti che poi ha chiuso. Renzo Boscolo conosceva il diesse di questo team e così mi ha portato da lui. 

Entrare così giovane in una squadra come il CTF ti aiuta a crescere meglio, magari ponendoti degli obiettivi?

Avere un riferimento è importante e molto bello. Posso dire di aver conosciuto ed aver pedalato con i ragazzi che sono usciti dal CTF e che ora sono tra i professionisti, come Aleotti e i fratelli Bais. Guardare a loro mi ha sempre spronato a fare meglio, ti alleni pensando che sei in una squadra che ti permette di poter entrare nel mondo dei professionisti, ne hai gli esempi concreti davanti ai tuoi occhi.

Che cosa pensi del tuo primo anno tra gli under 23?

Sono contento, pensavo di avere qualche difficoltà in più, invece sono riuscito ad ottenere buoni piazzamenti. Prima alla Vicenza-Bionde e poi anche in Romania, una corsa 2.2, quindi con un livello un po’ più alto.  

Hai corso anche alla Adriatica Ionica Race, che differenze hai trovato rispetto alla Romania?

L’AIR è dura, ma ho capito molto del ciclismo dei grandi e mi ha aiutato a capire cosa mi aspetta in futuro. Arrivavano corridori appena usciti dal Giro d’Italia e la differenza nelle gambe si vedeva eccome. Ecco, una corsa come l’AIR ti permette di crescere e capire il ciclismo dei grandi, invece, il Tour of Szeklerland è una gara perfetta per aumentare di consapevolezza.

Skerl è entrato in pianta stabile al CTF dal 2016, per lui un lungo percorso di crescita e maturazione
Skerl è entrato in pianta stabile al CTF dal 2016, per lui un lungo percorso di crescita e maturazione
Spiegaci bene…

Fare gare come questa in Romania ti permette di crescere e maturare dal punto di vista della gestione della corsa. Il livello non è troppo elevato, essendo una 2.2, di conseguenza squadre come la nostra riescono a prendere in mano la corsa ed impongono il proprio ritmo. Nelle gare come l’AIR sei in balia di quello che succede, sono due tipi di crescita differenti.

Che tipo di corridore sei?

Penso di essere un corridore abbastanza veloce, con una buona resistenza in salita. Ma su quest’ultimo punto devo e voglio migliorare, anche per ampliare il bacino di gare alle quali posso ambire. Sono alto un metro e 77 per  74 chili, quindi abbastanza piazzato, non ho paura di fare a spallate in volata.