L’altro De Marchi tra gare e passione: domenica il mondiale

02.10.2023
6 min
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Una birra e un sorriso. Si era chiuso così il mondiale gravel 2022 di Mattia De Marchi, pochi minuti dopo aver tagliato la linea del traguardo. Alzata al cielo e rivolta verso il cugino Alessandro che prima di un abbraccio dal sapore fraterno gli ha mostrato un sorriso di stima. Si potrebbe racchiudere in questi pochi secondi la filosofia con cui Mattia affronta il ciclismo. 

L’anno scorso era amatore, quest’anno è elite. «Ho semplicemente cambiato il tesserino, ma sono sempre io». Secondo al campionato italiano di Fubine, convocato per l’europeo in terra belga e tra meno di una settimana sarà al via del secondo mondiale gravel della storia. Il suo progetto Enough Cycling (foto in apertura di Bastien Gason), rivolto a portare sempre più ciclisti ad andare in bici per divertirsi, prosegue ma le sue prestazioni dimostrano che i De Marchi non sono proprio mai banali quando salgono in sella.

Qui De Marchi dopo l’arrivo del mondiale gravel 2022 a Cittadella, con la sua birra in mano (foto di Chiara Redaschi)
Qui De Marchi dopo l’arrivo del mondiale gravel 2022 a Cittadella, con la sua birra in mano (foto di Chiara Redaschi)

Italiano a sorpresa

«Non dovevo nemmeno correrlo». Così Mattia ci ha risposto alla domanda su come fosse andato il campionato italiano gravel. Il suo secondo posto in effetti ha un po’ stupito chi segue il movimento. Non per la prestazione, ma perché De Marchi è un ciclista che venera le due ruote in ogni declinazione senza aver mai posto la competizione come obiettivo primario. Ultra ciclista, biker, ex stradista, il ritorno con il numero attaccato sulla schiena in gare internazionali è sicuramente qualcosa su cui porre la lente di ingrandimento. 

«Non era nei programmi – spiega Mattia – il sabato ero in Spagna a fare la finale di Gravel Earth Series, alla quale non potevo mancare, perché era la prima volta che organizzavano un circuito così importante in Europa. Ero in testa alla classifica, l’organizzatore ha sempre creduto nel nostro progetto e non potevo non andare. Fatto sta che all’ultimo ho visto che c’era un volo per riuscire a fare anche l’italiano. Così un mio amico è venuto a recuperarmi in aeroporto e alle 3,30 del mattino sono arrivato a Fubine per poi presentarmi alla partenza alle 10,30. Poche ore di sonno, tanta sofferenza nei primi chilometri e tanto rammarico alla fine, quando ho trovato delle energie inaspettate che mi hanno permesso di chiudere secondo. Sono soddisfatto, ma ora mi mangio un po’ le mani».

Ieri Mattia De Marchi ha corso l’europeo nelle Fiandre insieme alla nazionale maggiore
Ieri Mattia De Marchi ha corso l’europeo nelle Fiandre insieme alla nazionale maggiore

Mondiale di casa

Un anno fa era in maglia azzurra in veste di amatore. Quest’anno il CT Pontoni lo ha voluto all’europeo nelle Fiandre e tra una settimana sarà al via del mondiale italiano. Un cambio di casacca, anzi di categoria, che lo vede quest’anno convocato nella nazionale maggiore. «Io e il mio amico Francesco Bettini quest’anno siamo elite. Ad essere sinceri l’anno scorso l’UCI cambiava regole ogni giorno ed è stata un po’ una confusione. Ora sono pronto a correre questo mondiale che mi piace davvero tanto. Sia come percorso sia come contesto. 

«Saremo invasi dagli stradisti – dice De Marchi – ma penso di poter dire la mia. La corsa sarà di 5 ore e loro saranno ancora nella zona di comfort, vedremo. Per le mie caratteristiche preferisco gare più lunghe, sono un corridore di fondo. All’italiano ho iniziato a sentirmi meglio nel finale e se ci fosse stato un giro in più chissà… Per domenica prossima sono incuriosito anche perché so che quest’anno ci saranno anche gli americani. Il gravel loro lo conoscono bene. Vedremo anche le partenze: nelle ultime tre gare in Italia, sembrava che l’arrivo fosse dopo la prima curva».

Cugini in azzurro

In maglia azzurra già da questi campionati europei corsi in terra fiamminga, Mattia ha condiviso l’esperienza con il cugino Alessandro. «L’ultima volta che ho corso con lui era ultimo anno tra i dilettanti e io primo anno. Cercavo solo di imparare da lui qualsiasi dettaglio. Dopo anni ci ritroviamo insieme e con la maglia della nazionale. Beh, è la conferma che tutto torna e sicuramente ci divertiremo». 

Qualche giorno fa i De Marchi sono andati sul percorso iridato per fare la ricognizione, il rosso di Buja della Jayco-AlUla ha commentato così il tracciato: «Bello, nervoso e duro. Credo sia uno dei percorsi offroad più belli che abbia affrontato. Anche se è vero che non ne ho fatti tanti quanti Mattia. Equilibrato nella durezza e nei tratti tecnici. Rampe e discese impegnative non mancano, non basterà saper salire forte, ma bisognerà anche cavarsela nei tratti all’ingiù. La pianura c’è, ma il fondo non sarà sempre così scorrevole, anzi…Il finale tra le colline del Prosecco farà da grande cornice: già ora ci invidiano queste colline, lo faranno ancora di più dopo il mondiale!».

Progetto Enough

Quando Mattia ci risponde è la vigilia del campionato europeo. «Non sono abituato – dice – a qualcuno che mi pulisce la bici, mi dice quando mangiare, mi ritira il numero. Sono tutte cose che faccio io di solito. Quest’anno mi sono dato dei ritmi scanditi con un atteggiamento più da atleta. Ho fatto dei periodi di stacco, con un senso. Però ammetto che se dovessi fare anche solo un anno dedicato interamente alle corse mi sentirei un po’ perso. Il mio atteggiamento è quello del progetto Enough in cui ho sempre creduto. Se c’è qualcosa che mi piace, lo faccio. Gare estreme di ultra cycling, gare di MTB e così via, prendo e vado». 

De Marchi si è sempre dimostrato scettico nella declinazione totale del gravel all’insegna della competizione.  «Un giorno non potrò più essere competitivo – afferma Mattia – voglio godermi ogni momento. Il progetto Enough è sempre al primo posto. Siamo partiti tre anni fa senza niente e oggi ci ritroviamo a muovere persone con l’obiettivo di portarne sempre di più a godersi la bici per stare bene insieme. Sto pensando anche di rimettermi a studiare, per dire quanto tutto è in evoluzione».

Il cantautore romagnolo Samuele Bersani in Giudizi Universali diceva “troppo cerebrale per capire che si può stare bene senza complicare il pane… Togli la ragione e lasciami sognare in pace”. Questo concetto Mattia ce l’ha scolpito nell’anima e per il bene di questa disciplina, approcci come il suo vanno protetti e sottolineati. «Una cosa è certa – conclude De Marchi – come l’anno scorso, al termine del mondiale, mi vedrete con la mia birra in mano nel bene e nel male della corsa a godermi quanto fatto insieme a tutti».