A tu per tu con Marion Rousse: il ciclismo femminile a tutto tondo

27.04.2025
8 min
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LIEGI (Belgio) – E’ un piovoso pomeriggio tra la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi, l’appuntamento è fissato per le 16 ma sia noi che Marion Rousse arriviamo (un po’) in ritardo: il traffico a quanto pare non è solo questione delle città italiane.

Con la direttrice del Tour de France Femmes, l’argomento non può che essere il ciclismo femminile. Se ne parla a tutto tondo. E dalla chiacchierata emerge la grande voglia di crescita che c’è in Francia. Una cultura e una lungimiranza che sarebbe bello riuscire a captare.

Marion è la direttrice del Tour de France Femmes ed è anche commentatrice tecnica per France Television
Rousse è la direttrice del Tour de France Femmes ed è anche commentatrice tecnica per France Television
Marion, cominciamo con il Tour de France Femmes. Andiamo verso la quarta edizione da quando è rinato nel 2022: cosa è cambiato in questo tempo?

E’ vero che è solo la quarta edizione, ma è molto di più. Ho l’impressione che siamo stati accettati dal pubblico e siamo entrati nel quotidiano della gente. Volevamo creare con il Tour de France Femmes avec Zwift una corsa che permettesse di essere conosciuta non solo dagli appassionati più stretti. Ma perché è il Tour de France: hai voglia di guardarlo perché avviene durante le vacanze, perché è un evento gratuito e perché puoi viaggiare con lui: dal vivo o dalla tv.

Viaggiare…

Sin dalla prima edizione abbiamo voluto ricreare un evento sportivo che fosse fantastico da seguire. Le donne hanno risposto alla grande. Volevamo riprendere i “codici”, i cardini, del Tour de France che funzionano e ricreare quella magia anche sul Tour de France Femmes. Penso alla carovana, al fatto che sia un evento popolare, al percorso… Quindi in solo quattro anni c’è già stato un prima e un dopo Tour Femmes.

E con questa ultima frase hai toccato già un altro argomento. Cosa ha fatto e sta facendo il Tour Femmes per le giovani cicliste?

Sin qui era qualcosa di anormale mettere una ragazza su una bicicletta. Quante volte da piccola mi sono ritrovata ad essere l’unica bambina a partire in gara tra tutti bambini. Ora offriamo l’opportunità di mostrare ai genitori che invece è normale, che una ragazza su una bicicletta è bellissima e che le cicliste possono essere delle vere atlete di alto livello. Le giovani possono identificarsi con le campionesse. Che sia per prendere la bici in vacanza o per fare agonismo. Prima del Tour de France Femmes questo non era possibile, o non lo era del tutto. E’ difficile identificarsi in campionesse che non si conoscono. O se non ci sono gare. Adesso ci sono.

In Francia l’attesa del Tour Femmes è notevole. La partecipazione organizzativa è di parli livello con il Tour maschile
In Francia l’attesa del Tour Femmes è notevole. La partecipazione organizzativa è di parli livello con il Tour maschile
L’anno scorso Christian Prudhomme ci ha detto che il Tour de l’Avenir è sostenuto dal Tour de France. Cosa fa il Tour Femmes?

Christian ha ragione. Lui ha l’abitudine di dire che il Tour de France è la cima della piramide, ma perché la piramide si tenga la base deve essere solida. E quella base è anche del Tour stesso. La base proviene dalle giovani, per esempio dal Tour de l’Avenir Femmes, che esiste da poco tempo, ma anche dalle corse come il Tour de Bretagne e da tutte le competizioni che esistevano prima di noi, che permettono alle giovani di iniziare e progredire di anno in anno.

Chiaro…

Parliamoci chiaro, prima in gruppo c’erano cinque ragazze pagate e tutte le altre correvano per loro. Le corse pertanto non erano interessanti. Il fatto di avere attirato sponsor, investito nel ciclismo femminile e che l’UCI abbia introdotto i salari minimi fa sì che oggi tante ragazze siano professioniste e professionali.

Di conseguenza il livello si alza…

Si alza, ma soprattutto è più omogeneo. Le gare sono molto più interessanti. In tutte le classiche che abbiamo visto c’è sempre stata suspense e non ha mai vinto la stessa atleta. Ma torno a prima: per arrivare a questo punto è necessario che anche le piccole corse sopravvivano. E devono avere attenzione.

Il livello tecnico atletico è notevolmente aumentato. Rousse faceva notare come in molte gare arrivino in tante al momento clou
Il livello tecnico atletico è notevolmente aumentato. Rousse faceva notare come in molte gare arrivino in tante al momento clou
E’ vero che c’è una forte domanda da parte delle località per accogliere le tappe del Tour Femmes?

E’ vero! In quasi il 90 per cento dei casi, quando una località si candida per ospitare una tappa lo fa per entrambe le Gran Boucle, uomini e donne. E’ fantastico. Con il mio lavoro di commentatrice per France Télévisions, mi sposto molto e ovunque mi cercano di persona dicendomi che sarebbero felici di accogliere il Tour Femmes. Prendiamo l’Alpe d’Huez…

Raccontaci…

Salita mitica che non ha bisogno di nulla ormai, da sempre hanno visto gli arrivi degli uomini, ebbene ci hanno accolte esattamente alla stessa maniera. Nelle riunioni ci hanno detto: «Ciò che abbiamo fatto per gli uomini vogliamo farlo per le donne. Non vediamo nessuna differenza».

Sei tu che tracci i percorsi?

Lo facciamo insieme a Franck Perque, che è stato ciclista pro’, soprattutto su pista. E’ soprattutto lui che gestisce i tracciati, ma ovviamente siamo sempre in contatto e condividiamo le nostre idee. Anche il tracciato dell’anno prossimo è praticamente finito.

Il ritorno di Ferrand Prevot su strada e la sua vittoria alla Roubaix sono un vero spot per le giovani cicliste francesi
Il ritorno di Ferrand Prevot su strada e la sua vittoria alla Roubaix sono un vero spot per le giovani cicliste francesi
Quest’anno avete inserito tre tappe molto lunghe, oltre 160 chilometri. Perché?

E’ vero, ma ora che il livello è più omogeneo ci si può permettere anche un po’ più di “follia”. Pensiamo che alla Freccia Vallone al penultimo passaggio erano ancora in cinquanta davanti. E alla Parigi-Roubaix Femmes a pochi chilometri dalla fine erano in tre a giocarsi la vittoria. Avendo una tappa in più abbiamo messo frazioni un po’ per tutti all’inizio, perché poi la montagna sarà tanta. Già dal giovedì, quando arriveremo a Clermont-Ferrand, il dislivello sarà parecchio.

Cosa pensi dell’ipotesi di portare i grandi Giri femminili a due settimane? E’ possibile?

Fisicamente parlando è possibile. Le ragazze sono in grado di fare un Giro di 15 giorni. Però attenzione: prima abbiamo parlato della base della piramide. Ci sono gare che esistevano prima di noi e se prendi 15 giorni di corsa vai ad eliminarle o a coprirle in qualche modo. Bisogna andare progressivamente perché anche se il ciclismo femminile è cresciuto, non ha nulla a che vedere con quello degli uomini.

Cosa intendi?

Le squadre femminili sono di 15 atlete, quelle maschili di 30. Lo staff non è lo stesso. Se porti 15 ragazze in un grande Giro, poi non ne hai per le altre gare. Non si chiude la porta a niente: già in 4 anni abbiamo aumentato di una il numero delle frazioni. Questo mostra che andiamo avanti, ma dobbiamo restare prudenti. La prima cosa è rispettare le altre gare. Abbiamo un ruolo di accompagnamento, non di rottura.

Però sul fronte tecnico e tattico una gara di due settimane cambia…

Sì, ovviamente in 15 giorni puoi fare un percorso più lungo. E poi non dipende solo da noi: serve l’autorizzazione dell’UCI per certe distanze.

Marion Rousse (classe 1991) ha corso fino al 2015. E’ stata campionessa di Francia nel 2012 (foto Philippe Poullea)
Marion Rousse (classe 1991) ha corso fino al 2015. E’ stata campionessa di Francia nel 2012 (foto Philippe Poullea)
Il percorso è più duro e meglio ripartito. Chi è la tua favorita?

Beh, penso a Demi Vollering, ma anche alla campionessa uscente. E a Pauline Ferrand-Prévot. La “vecchia” campionessa francese che ritorna su strada dopo aver vinto tutto in mtb e ti dice: «Sono tornata su strada perché c’è il Tour Femmes ed entro tre anni voglio vincerlo». Dopo aver vinto anche la Roubaix. E’ geniale. Vi dico questa…

Vai…

Sui ragazzi francesi c’è una grande pressione perché si torni a vincere il Tour dopo Hinault. E spesso con Christian scherziamo a fine Tour ogni anno: «Voilà, non abbiamo vinto il Tour». Vai a vedere che alla fine l’erede di Bernard Hinault è una ragazza. Però per la prossima edizione credo che Vollering sia ancora un po’ superiore. Anche Lotte Kopecky è molto forte.

Ed Elisa Longo Borghini?

Sì, giusto Elisa… Ma non ha mai avuto troppa fortuna al Tour. Certo, è molto forte. Pensate che mentre commentavo la Freccia Vallone riflettevo: sono già più di 10 anni che è professionista ed è incredibile. Ogni anno migliora. E poi è anche forte a cronometro.

Due delle favorite per la prossima maglia gialla secondo Rousse: Vollering e Niewiadoma
Due delle favorite per la prossima maglia gialla secondo Rousse: Vollering e Niewiadoma
Piccolo passo indietro: si dice sempre che il ciclismo femminile cresce. Ma cosa significa concretamente?

Significa che prima non c’erano sponsor perché non si parlava di noi. Le gare non venivano trasmesse in tv, c’erano appena i risultati su internet… Ora non è così. Hanno visto che è bello guardare il ciclismo femminile in tv e va bene anche per gli spettatori. Io, che vengo dalla tv, e vedo che il ciclismo femminile funziona. Quando si fa una corsa maschile e femminile nella stessa giornata, come alla Freccia Vallone, gli spettatori restano per guardare l’arrivo delle donne.

A questa cosa ci pensavamo proprio ad Huy. Come mai voi di ASO proponete prima la gara maschile e poi quella femminile?

Perché ci siamo resi conto che c’è più interesse. Quando vedono passare la gara maschile dicono: «Ah ma ci sono anche le donne», e restano. E questo è un fatto. Nel caso contrario, la corsa femminile non riceve la stessa attenzione.

Rispetto ai tuoi tempi il ciclismo è cambiato molto. Ma ti piace tutto di questa evoluzione?

Ho vissuto il mio ciclismo. Ora seguo quest’altro dalla macchina e sono molto felice di essere direttrice di una corsa, di uno sport, che permette alle ragazze di non vivere ciò che ho vissuto io. Le gare erano poche, bisognava bussare alle porte perché non c’erano soldi per organizzare, non ne avevano nemmeno le atlete. Oggi hanno più diritti, la maternità, uno stipendio minimo, sono meglio seguite dagli staff. No, non c’è niente che rimpiango della mia epoca. Oggi le vedo felici, contente al via delle corse. Alla Freccia le prime nel finale hanno fatto la salita che sarebbe stato il 18° tempo tra gli uomini. Vanno forte.