NANNING – Della Bora-Hansgrohe che in origine si chiamò NettApp sono rimasti ormai soltanto in due: Ralph Denk che nel 2010 la creò e Cesare Benedetti che vi approdò quello stesso anno quando era ancora una continental. Ora in questa squadra tedesca, che lo scorso anno ha vinto il Giro e sogna il Tour, arriverà Primoz Roglic.
L’ingaggio è importante, pur se inferiore a quello che fu di Sagan. E allora la curiosità è proprio capire in che modo la squadra sia cambiata negli anni e come si sia adattata ai vari campioni che l’hanno scelta. O se siano stati loro a doversi piegare. Benedetti è l’uomo giusto per raccontarlo, con quel pizzico di orgoglio di chi c’è sempre stato e ne va giustamente fiero. Fuori il caldo è duro da assorbire, l’umidità qui in Cina è elevata. La città ha 7 milioni di abitanti, siamo abbastanza vicini al confine con il Vietnam. E nessuno intorno parla inglese.
Tu sei in questa squadra praticamente dall’inizio. L’hai vista cambiare. Che effetto fa essere in una squadra da così tanto tempo?
Ho visto passare tutti, fra corridori e personale. Ho seguito questo percorso quasi naturalmente. Non sono mai stato un uomo mercato, avendo quasi sempre fatto le trattative da solo. Ho trovato un bell’ambiente, anche guardando indietro, non vedrei la necessità di cambiare. Ho preso questa routine, conosco i posti dove andiamo. In più è una squadra internazionale e mi dà soddisfazione poter parlare tedesco oppure inglese. Ho conosciuto tante persone anche fra gli sponsor, per cui spero che, vista l’età (sorride, ndr), quando smetterò potrò avere qualche opportunità.
C’è un filo che in qualche modo unisce le tante stagioni di questa squadra?
Penso sia il team manager: Ralph Denk. Preferisce che le cose siano fatte in casa. I nostri sponsor e le persone con cui lavoriamo vengono tutti dalla Baviera. Per questo in passato abbiamo avuto anche sponsor più piccoli e tutti locali. E’ un team manager giovane, che però ragiona alla vecchia maniera. Per lui una stretta di mano conta più di tutto il resto.
Che tipo è Ralph Denk?
All’apparenza è un po’ chiuso, invece è molto alla mano. Ha diversi figli, quindi una volta che l’hai conosciuto e lui conosce te, arriva anche a capire le esigenze dei singoli. Anche le mie. Ho due bambine e su certe cose ci si capisce. Comunque, nonostante i tanti anni, non ho con lui il grande rapporto di confidenza che semmai può crearsi con un direttore sportivo. In questi 15 anni, ho sempre tenuto la distanza, come penso debba essere. Quando arriva sul bus prima di una corsa importante, mi mette ancora un po’ di soggezione.
E’ la squadra che si è adattata ai vari campioni oppure è toccato a loro inserirsi? Sagan ha cambiato le abitudini?
Penso che Sagan abbia cambiato qualcosa, allo stesso tempo anche lui ha dovuto adattarsi. Avevano un direttore sportivo, dei corridori, un massaggiatore e l’addetto stampa, ma erano in minoranza. La struttura era la nostra. Adesso arriva Roglic e ci sono voci non ancora confermate che porterà con sé il suo allenatore. Per cui magari da quel punto di vista continuerà a lavorare allo stesso modo. Però penso che dovrà adattarsi, in qualche modo ridimensionarsi. Anche se sono certo che la squadra soddisferà anche le sue esigenze, soprattutto a livello di calendario e di preparazione.
Perché secondo te Benedetti è prezioso in questa?
Perché è sempre stato fedele. Ho sempre portato rispetto per tutti ed è un rispetto che mi è tornato indietro. E’ importante conoscere le dinamiche in squadra e io mi sono adattato a fare un lavoro che viene apprezzato da diversi compagni.
In squadra c’è una grande componente italiana, avete fatto un gruppo Whatsapp di italiani?
In effetti siamo parecchi. Ci sono Fabbro e Aleotti, poi ci sono io. Gasparotto in ammiraglia. Dal prossimo anno ci sarà Sobrero, dallo scorso abbiamo un meccanico e un massaggiatore e poi c’è Artuso fra i preparatori. Rispetto agli inizi, sicuramente la squadra è molto più molto più internazionale, ma il gruppo Whatsapp non l’abbiamo fatto. Ci sono abbastanza stupidate che girano, manca solo di avere un altro gruppo.
La squadra ormai punta forte sui Giri. L’anno scorso è venuto il Giro e ora arriva Roglic per il Tour: cosa te ne sembra?
Negli anni abbiamo vinto la Roubaix, quindi una prova Monumento. Abbiamo vinto il Giro, ma il Tour de France è la corsa che dà più visibilità al mondo, non solo come ciclismo, ma proprio come evento sportivo. Nella confusione che si è creata nel dopo Vuelta, visti i corridori disponibili, penso che Roglic fosse l’unico a dare questa speranza e che almeno abbia dimostrato di potersela giocare. Logicamente gli anni passano anche per lui, però sarà là davanti a lottare. Diciamo che se si doveva prendere un rischio, lui sul mercato era la scelta migliore.
Per dargli un consiglio, qual è un comportamento da evitare con Ralph Denk e uno che invece lui apprezza?
Penso che per tenere buoni rapporti, bisogna essere onesti. Non fare niente o parlare dietro la schiena. Come dire: se ti dà una mano, non prendere il braccio, perché dopo te lo taglia. Così in una risposta sola gli abbiamo detto cosa fare e cosa no…