Dopo le vittorie in serie di Romain Gregoire, la Groupama FDJ Continental è sulla bocca di tutti. Nel suo roster c’è anche un corridore dal cognome importante, forse anche pesante da sostenere. Joseph Pidcock è il fratello minore di Tom, il campione olimpico della Mtb e punta di diamante della Ineos Grenadiers. Più giovane di un paio d’anni, Joseph ha scelto di trasferirsi in Francia per seguire la sua strada, convinto di poter emergere, ma solo se usciva dall’ombra del fratello e dei suoi successi.
Un carattere molto diverso, quello di Joe come lo chiamano in gruppo. Estremamente introverso, sensibile, con delicati equilibri. Nel team francese ha trovato l’ambiente giusto per poter crescere, legando con tutti ma soprattutto con Lorenzo Germani, suo compagno di stanza: «Con lui riesco a parlare molto più che con chiunque altro, gli sono molto affezionato, è davvero un buon amico oltre che compagno di lavoro».
Come hai iniziato a fare ciclismo?
Con un padre come il nostro, il ciclismo è stato parte della nostra vita sin da bambini. Avevo meno di 8 anni quando ho iniziato ad andare in bici, proprio per seguire lui e mio fratello. La prima cosa che ci ha insegnato è che il ciclismo non è solo quello su strada. Lui faceva anche ciclocross e ci ha spinto a fare altrettanto.
Prima del Covid, avevi ottenuto ottimi risultati nel ciclocross, poi da due anni non ti si è più visto d’inverno, pensi di riprenderlo?
Sinceramente no. Il ciclocross non mi attira, non amo gareggiare d’inverno, con il freddo e la pioggia che ti bagna da capo a piedi. In questo sono molto diverso da mio fratello, lui vince d’inverno perché ama quella specialità e se non ami qualcosa fino in fondo non puoi emergere. Mi piace di più la mountain bike, l’ho praticata e penso di riprovarci, ma solo come aiuto per il ciclismo su strada.
Perché invece di rimanere in Inghilterra come tuo fratello sei andato a correre in una squadra francese?
E’ stata una buona opportunità quella che mi si è presentata e l’ho colta al volo. Potevo rimanere alla Trinity, dove aveva corso anche Tom, ma avevo bisogno di liberarmi dalla pressione che sentivo ogni volta che gareggiavo. E’ chiaro che tutti mi guardano e pensano a mio fratello, si aspettano che faccia lo stesso ma siamo diversi. Ero arrivato al punto di sentirmi schiacciato e desiderare di non gareggiare più. Io avevo bisogno di trovare la mia strada e alla Groupama ho trovato l’ambiente giusto. Ora posso gareggiare senza tutta quell’ansia. Alla Trinity ero il fratello di Tom, ora sono solo Joe.
Come corridore che caratteristiche hai?
Sono un attaccante nato, mi piacciono le corse con sforzi breve e ripetuti, dove poter fare selezione. Non sono prettamente un velocista, ma negli sprint ristretti me la cavo bene. Per ora il mio tallone d’achille sono le crono e le salite lunghe, ma sono ancora molto giovane e posso migliorare.
Quanto è stato importante per te e Tom l’esperienza di vostro padre?
Nostro padre è stato un riferimento, ma sa bene che avevo bisogno di staccarmi da lui e dall’aura del nostro cognome. Quando Tom vince, sono subissato anch’io dai messaggi e mi fa piacere, sono e sarò sempre il suo primo tifoso, ma io sono diverso. Sapevo che trasferirmi in Francia comportava una presa di responsabilità, ho dovuto anche imparare una nuova lingua, ma era importante per comunicare e mettermi io a disposizione degli altri, l’ho fatto con piacere.
Con loro sei in contatto, ti consigliano nella tua attività?
Certo, sono un riferimento continuo. Chiaramente in squadra ci sono dirigenti e preparatori e seguo i loro dettami, ma l’esperienza di mio padre è sempre importante, lo stesso per mio fratello, ci confrontiamo spesso.
Quale gara vorresti vincere?
E’ difficile da dire. Io sono un altro tipo di ciclista, forse più portato per le corse a tappe, anche se molto dipende da come crescerò e dalle mie doti di resistenza. Le gare di un giorno sono molto legate alla sorte. Se però devo citare una gara specifica, è una gara in linea: il mondiale, perché poi se la vinci ti riconoscono tutti…
C’è un corridore al quale ti ispiri?
La risposta è facile: Tom. E’ un grande ciclista, non pensi?