La prima grande vittoria di Sergio Higuita sarà ricordata, più che per il risultato, per il modo in cui l’ha ottenuta. L’epica fuga con Richard Carapaz (130 chilometri all’attacco) risuona ancora nell’atmosfera. E Sergio – nobile, generoso e lucido – la descrive passo dopo passo, con un ampio sorriso, come se la vittoria alla Volta Catalunya fosse stata quella e non la consacrazione nell’ultimo giorno sul circuito del Montjuich.
«E’ stato un attacco pazzesco – dice Sergio – non me lo aspettavo, ma è successo così. In quel momento non pensavo alla classifica generale o al risultato, volevo solo godermi la giornata e dare spettacolo. E’ una tappa che resterà da raccontare ai miei figli, ai miei nipoti, perché molto raramente si fa una fuga come quella. E ancor di più con un campione olimpico, uno forte e aggressivo come Carapaz».
Ordine teutonico
A 24 anni e dopo aver analizzato attentamente diverse offerte, il giovane colombiano ha voluto entrare a far parte della Bora-Hansgrohe, una squadra metodica che non lascia nulla al caso e che gli ha offerto tutto quello che gli serviva per diventare un ciclista completo. Tutti ricorderanno l’episodio del licenziamento poi revocato dalla Ef per l’uso della nuova bici nel Giro de Rigo.
«Sono tedeschi – racconta – hanno tutto pianificato. Sono così. Sono impressionato dall’ordine che hanno. Tanto che a una settimana dalla gara hai già il piano di lavoro pronto e sai già cosa fare. Con loro non fai quello che vuoi, ma quello che dicono. Devi svolgere il tuo ruolo, loro apprezzano molto il lavoro», aggiunge Higuita, una piccola macchina da guerra, pieno di ambizioni senza tuttavia porsi obiettivi specifici.
Obiettivo Liegi
Però ha le idee chiare, questo sì. Dopo l’estate sarà leader alla Vuelta a España, ma prima vuole comunque essere una delle rivelazioni della stagione sulle Ardenne.
«Sono entrato in squadra da capitano – spiega – e la vittoria in Catalogna mi ha dato molta fiducia. Sono un corridore a cui piace sempre stare nella mischia, indipendentemente dalla gara. Un obiettivo a breve termine è andare ai Paesi Baschi e provare a fare una buona classifica. Poi nelle Ardenne e al Romandia. In particolare voglio essere protagonista alla Liegi-Bastogne-Liegi, che mi piace molto e ho avuto modo di fare già l’anno scorso»
Su ogni traguardo
Il 2022 del corridore della regione di Antioquia si è aperto con la vittoria ai campionati nazionali di inizio stagione, la top 10 alla Strade Bianche, la vittoria di tappa alla Volta ao Algarve e l’impresa (tappa e maglia) del Catalogna.
«Voglio essere un ciclista che pensa più ai tifosi che ai risultati», ha detto il colombiano, che pensa con la voracità dei talenti precoci del nuovo millennio. «Guarda Pogacar, Van Aaert e Roglic che vincono tutto. Nessuno lascia niente. Oggi i grandi ciclisti lottano su ogni traguardo e questo mi piace».
Vuelta sì, Giro no
Il suo programma prevede il Gran Premio Miguel Indurain, la Vuelta al País Vasco, le Ardenne (Freccia Vallone e Liegi) e il Romandia, prima di concludere il primo semestre e tornare a casa. Poi svolgerà un mese di preparazione in altura in Colombia, per affrontare il rush finale verso la Vuelta, con il Giro di Svizzera, il Giro d’Austria e il Giro di Polonia o la Vuelta Burgos. Ha anche in programma il campionato del mondo in Australia e le classiche autunnali in Italia.
«Mi sento pronto – asserisce – per affrontare la sfida nelle gare di tre settimane. Il mio fisico ha già la maturità per sopportare al massimo questi sforzi, ma voglio fare solo la Vuelta seguendo il calendario che ho programmato con la squadra, che per me è molto buono. Al Giro non ci penso».