Zero vittorie, ma proprio nemmeno una. E chi ti prende? Mettetevi nei passi di Francesco Busatto, con tre podi in due anni da junior, due al primo da U23 e dodici al secondo (fra cui otto secondi posti). Va bene che la vittoria fosse ormai nell’aria, ma arrivare a vincere la Liegi U23 non è stato per niente scontato.
Dopo gli juniores infatti, fuori dalla sua porta non c’era la fila. La prima squadra che si fece avanti – la Italian Cycling Group di Cordioli e Bortolotto – non riuscì neppure a partire. Per fortuna arrivò la Trevigiani-Campana Imballaggi e l’anno dopo, nel 2022, la General Store. E ora che il veronese ha trovato la sua dimensione con la maglia della belga Circus-ReUz e ha appena firmato un biennale con la Intermarché-Wanty, è interessante andare a vedere cosa ci sia stato alle sue spalle. Ci guida da Paolo Santello, che lo allena dalla fine del 2021.
Il Sarto del Ciclista
Santello, il Sarto del Ciclista, ha 65 anni e opera assieme ai figli Andrea e Matteo nel centro di Cazzago, in provincia di Venezia. Fra i corridori che ha seguito ci sono Endrio Leoni, Baldato, Minali e Andrea Tonti. Oggi è l’allenatore della Campana Geo&Tex Imballaggi di Alessandro Coden e probabilmente dietro il salto di qualità di Busatto c’è anche lui, che l’ha spinto a crederci e ad assecondare lo sviluppo fisico. I due continuano a lavorare insieme, perché la Intermarché non ha voluto turbare gli equilibri: ha solo messo accanto per conoscenza Ioannis Tamouridis, l’ex pro’ greco di 42 anni, che cura la preparazione di Girmay e altri pezzi forti della squadra.
Buongiorno Paolo, avete finito di brindare?
Diciamo di sì (sorride, ndr)! Però io dico sempre di non festeggiare mai troppo, perché domani bisogna riconfermarsi. Gioire il giusto, insomma. Questo è il mio modo di pensare, non si è mai arrivati.
La sensazione è che anche Busatto la pensi allo stesso modo…
Francesco ha tutto del campione, questo posso dirlo. Ha soprattutto la testa e il modo di pensare, la fame di migliorarsi. La vera fame che in questo momento non è facile trovare.
Da quanto lavorate insieme?
Da dicembre 2021. E se nel suo caso vogliamo parlare di svolta, posso dire che è stata soprattutto mentale. Prima lo conoscevo di vista, finché un mio ex atleta mi ha chiesto se avessi piacere di seguirlo e io gli ho detto di sì. Così ho cominciato a valutarlo. Dopo il primo test, ho pensato che avesse dei numeri. Dopo il secondo, ho pensato che fosse eccezionale. A suo fratello ho detto: «Questo, entro due anni vince nel WorldTour». Pensava che scherzassi, ma ero serio, anche se può sembrare azzardato.
L’anno scorso ha fatto otto secondi posti.
Ha cominciato con un 18° nella Per Sempre Alfredo, la prima corsa finita coi professionisti: non male. E poi ha cominciato a fare un po’ di piazzamenti. Il primo secondo posto l’ha fatto al GP Industria del Marmo e quando mi ha chiamato, era arrabbiato. Era convinto di poter vincere, ma gli era saltato il rapporto. Io gli ho detto che era arrivato secondo non ventesimo, quindi era un punto da cui poter crescere: «Prendilo come un bel risultato, non come una sconfitta». Poi quando i secondi posti sono continuati ad arrivare, ho avuto la conferma delle sue qualità.
Di cosa parliamo?
I preparatori e i direttori sportivi guardano i watt e i suoi watt sono importantissimi. Il suo rapporto potenza/peso è molto importante, ma la cosa che guardo più di tutte è la mentalità: dove sei e dove vuoi arrivare. Ho visto subito una modestia impressionante, però una grandissima convinzione di andare avanti. Forse non lo fa vedere, ma lui dentro di sé è convinto delle sue possibilità. Come dicevo prima, la cosa più importante che ha è la fame.
Questa fame può dipendere dal fatto che finora non avesse mai vinto?
Ha sempre corso per vincere, solo che nel frattempo è arrivata la maturazione. L’anno scorso è stato riserva al mondiale e non l’ha presa benissimo. Le scelte non si discutono e allora gli ho chiesto: «Un anno fa ti saresti aspettato di andare al mondiale?». Lui ha risposto di no e allora gli ho detto che essere riserva era comunque un grande risultato. Insomma, ai corridori cerco sempre di dare un punto di arrivo superiore a quello attuale.
Anche lui ha parlato di maturazione fisica da venire.
Glielo dico spesso che ancora non ha la barba. Ma sono certo che quando diventerà più maturo, avrà in mano un’altra arma vincente. Busatto non l’ho costruito io, magari veniva fuori anche senza di me, perché è facile allenare uno forte. Però bisogna gestirlo bene e la squadra sta facendo un buon lavoro, correndo un po’ con gli U23 e un po’ con i professionisti. Il fatto di averlo visto ancora davanti a menare ai meno 10 della Milano-Torino, in pianura accanto a Girmay con i suoi 62 chili, fa capire che è un corridore.
Parlando del Giro d’Italia U23, tende a nascondersi. Lei dove lo vede?
E’ difficile ancora, secondo me può essere un corridore da corse a tappe, ma ancora deve crescere. Deve lavorare sulla bicicletta da cronometro, cosa che l’anno scorso non gli hanno permesso di fare più di tanto.
In cosa andare all’estero lo sta aiutando?
Intanto per il programma di lavoro fatto di blocchi: allenamento, gare, recupero. Poi per l’abitudine ad essere un atleta. Purtroppo in Italia non abbiamo corridori. Anzitutto c’è una vita completamente diversa, lassù si allenano con la pioggia e con la neve. Noi qua abbiamo un’altra mentalità e se usassimo la stessa di lassù, i corridori li perderemmo tutti. Non è un bel quadro.
Quando è a casa Francesco si allena da solo?
Io gli do delle tabelle di settimana in settimana, in modo da guardare il meteo e la sua condizione. Mi faccio chiamare il Sarto del Ciclista perché non faccio il copia e incolla, per ciascuno faccio delle preparazioni e gliele consegno a mano, non via mail. Con le mie tabelle, Francesco si allena principalmente da solo. La Liegi è un bel ricordo, ripartiremo domani o giovedì per i prossimi obiettivi. Adesso è giusto che respiri un attimo, anche perché io dico che l’allenamento è una cosa sacra, ma il recupero non è da meno. Il troppo carico non va bene. La stagione è appena cominciata, figuriamoci la carriera.
Continuerete a lavorare insieme?
Per quello che vedo, la squadra si sta comportando bene, non cerca di metterci contro. Altre volte è successo: trovano il corridore forte e lo vogliono tutto per sé. Ci sono tanti preparatori bravi in questo mondo. Io dalla mia posso dire che ci metto il cuore.