BRA – L’UCI ha ufficializzato che dalla prossima stagione i corridori professionisti, quindi coloro che già militano in squadre professional e WorldTour, non potranno partecipare alle prove di Nations Cup riservate agli under 23. Già a fine 2024, dopo i mondiali di Zurigo, l’Unione Ciclistica Internazionale aveva deciso di escludere gli atleti U23 tesserati come professionisti da europei e mondiali.
La notizia riportata a inizio articolo, arrivata durante il Giro Next Gen, porta con sé delle novità importanti in termine di gestione dei giovani che passano nel WorldTour o in formazioni professional.


Rimandato
Di questa nuova regola UCI si è parlato anche riguardo ai piani di crescita di Paul Seixas, che sta sorprendendo tutti al suo primo anno da professionista con la Decathlon AG2R La Mondiale. Il francesino potrebbe avere nel mirino il prossimo Tour de l’Avenir, visto che dal 2026 non potrà correrlo, ma la federazione francese deve capire come gestire i programmi. Lo stesso discorso vale per la nostra nazionale, infatti tra i prospetti più interessanti di quest’anno c’è Filippo Turconi. Il corridore della Vf Group-Bardiani è stato il migliore degli italiani al Giro Next Gen. Per lui però questo sarà l’ultimo anno in cui potrà contare sull’appoggio della nazionale under 23 nel suo cammino di crescita.
«Penso che l’UCI – dice Marino Amadori, cittì della nazionale italiana U23 – stia mettendo ordine in questa categoria. Per quanto riguarda i professionisti abbiamo messo nell’orbita della nazionale under 23 solamente Filippo Turconi (i due sono insieme nella foto di apertura). Sarebbe un secondo anno, l’ho visto crescere tanto nel 2024 e con lui avevamo fatto un progetto che mi piacerebbe terminare con il Tour de l’Avenir. So che non potrà essere dei nostri all’europeo e al mondiale, ma questo è un discorso inerente solo a lui. Infatti gli altri ragazzi con i quali ho lavorato e con cui lavorerò saranno tutti presi da devo team o formazioni continental e di club».




La regola a proposito di mondiali ed europei aveva già cambiato i piani?
Sicuramente sì, il fatto che poi dal prossimo anno la regola si allargherà anche alle prove di Nations Cup è un fattore che ho dovuto tenere in considerazione. Mi spiace per quei ragazzi che saranno tagliati fuori, ma devo lavorare con corridori ai quali proporre un cammino di crescita strutturato.
Turconi chiuderebbe un po’ il cerchio in questo senso?
Con lui avevamo iniziato un percorso lo scorso anno, il suo primo da under 23 e da professionista, e voglio farglielo concludere. A inizio 2025 ci eravamo detti di fare dei passi con l’obiettivo dell’Avenir. Siamo partiti dalla Polonia proprio con l’intento di testare il ragazzo, il riscontro è stato più che positivo quindi andremo avanti. Per gli altri purtroppo non si potrà fare anche perché comunque il lavoro deve essere fatto anche in ottica europeo e mondiale, senza dimenticare che l’Avenir è un banco di prova anche per atleti dei devo team e delle continental.




Come si lavorerà in ottica mondiali ed europei?
Considerando che saranno dopo l’Avenir dovrò sicuramente portare dei ragazzi che potranno essere protagonisti in quelle prove. Sarà un passaggio obbligato ma fondamentale, senza dimenticare che al mondiale per il momento avrò con me solamente quattro corridori.
La nuova regola UCI dal 2026 metterà tanti giovani che prima lavoravano con te nelle mani di Villa, avete parlato di come gestirete la cosa?
Avete pienamente ragione. Con il fatto di avere le gare di Nations Cup aperte anche ai professionisti avevo modo di far girare tanti ragazzi e di tenerli attivi anche nell’ottica di essere convocati in nazionale. Gli under 23 professionisti dal 2026 dovranno aspettare le decisioni di Marco Villa, non so se dal prossimo anno farà qualche gara convocando i giovani o ragazzi di secondo piano.
Il lavoro che hai sempre fatto tu come cittì dell’U23 ora va traslato sulla nazionale maggiore?
Se Villa stesso vorrà lavorare su una base di ragazzi giovani in prospettiva di Los Angeles 2028, e degli impegni futuri, dovrà fare un calendario che permetta loro di crescere e a lui di conoscerli. Questi ragazzi devono entrare nel giro della nazionale, indossare la maglia azzurra e sentirne la responsabilità. Che era il senso di fare tante prove di Nations Cup con la nazionale U23 e avere diversi ragazzi nel giro azzurro.


In un certo senso questo limite non è troppo grande?
Penso che chi ha in gestione gli juniores e gli under 23 deve avere un occhio di riguardo e capire, per il bene del loro assistito, quale percorso fargli fare. Ora sanno che se li portano nel mondo dei professionisti non hanno più il supporto di quella che sarebbe la nazionale di categoria. Quindi ci sarà da capire cosa fare, le alternative valide a livello under 23 ci sono perché oltre ai devo team ci sono anche formazioni continental italiane che lavorano bene.
L’UCI ha messo un limite che in qualche modo obbliga a ragionare su una crescita graduale?
Penso di sì e sono d’accordo. Un percorso di due anni con un calendario adeguato permettono di maturare in maniera solida e di trovare la propria dimensione. Veder passare tanti junior direttamente nel professionismo è un grosso rischio perché se poi non va bene qualcosa tornano indietro e non li recuperi più.