Rimini chiama, il ciclismo risponde. A partire da ieri e fino a domani (10-12 settembre) Italian Bike Festival ha attirato 294 marchi sul lungomare romagnolo, nel Parco Fellini ai piedi del Grand Hotel, in un misto di voglia di esserci e l’oggettiva assenza di altri eventi. A Rimini si va e basta, sperando nel bel tempo e sicuri dell’assalto di pubblico che sin dal primo giorno ha invaso le vie e le piazze dell’esposizione. Rispetto allo scorso anno i numeri sono esplosi e forse sarebbero stati gli stessi anche nel 2020, se la paura e l’incertezza prodotte dal Covid non avesse tenuto sulle spine e poi lontane parecchie aziende.
L’onda lunga
E’ la fiera del pubblico. Soltanto la prima mattinata è stata riservata agli operatori, poi la marea variopinta degli appassionati si è impadronita dei suoi spazi. Sapendo leggere nei programmi, alcune presentazioni (anche quelle coperte da embargo, quindi riservate a pochi occhi discreti) hanno fatto intuire l’arrivo di un autunno ricco di novità che, proiettato sulla prossima stagione, fa capire che l’onda lunga del primo lockdown spinge ancora forte e orienta il mercato in modo piuttosto netto.
Collegando con un filo gli stand, è possibile ricomporre la geografia del gruppo, in quel fantastico mix di alta tecnologia che è il kit di un team professionistico. La Lapierre di Kung, fresco campione europeo della crono. Il casco Poc di Bisseger che nella stessa crono è arrivato quarto. La Dogma F di Carapaz a Tokyo e la Colnago di Pogacar al Tour, che come i suoi scarpini Dmt fanno bella mostra di sé. Le bici di Froome, le Factor su cui il britanico ha deciso di investire parte del suo ingaggio. Il truck Shimano come un negozio di orefice. Gli integratori e le maglie che dallo stand di Rosti parlano di AG2R e Colpack. Le Trek di Nibali e Ciccone e le Wilier dell’Astana.
La regina della strada
La bici da strada ha il suo spazio e appare sempre più come un oggetto esclusivo. E nonostante prezzi da capogiro, la conferma dei negozianti incontrati è sempre la stessa: le aziende non ce la fanno a star dietro alle consegne. E le aziende, avendo capito che il problema rischia di convertirsi in un boomerang, hanno avviato campagne di informazioni ben chiare. Lo avrete letto certamente nell’intervista realizzata ieri a Donatella Suardi da Filippo Lorenzon. Il capo di Scott Italia ha rinnovato l’appello ai media già fatto nei primi mesi dopo il lockdown.
«Non vorremmo consegnare nei tempi prestabiliti – ha detto – ma siamo anche noi vittime di ritardi internazionali impossibili da prevedere e quantificare. Per cui vogliamo che questo sia chiaro e sarà nostra cura avvisare i clienti non appena le bici saranno caricate su un container. Fare previsioni non serve».
Dimensione gravel
Accanto alla regina delle corse, cresce a tutto gas la gravel e il fenomeno è da interpretare. La bici che sembrava nata per i viaggiatori e gli escursionisti sta scoprendo le varie anime che in essa convivono. Per cui certamente rimane in bella vista la possibilità di viaggiare con le borse al seguito, con tanto di dispositivi di aggancio per i bagagli che rendono il viaggio meno approssimativo, ma si fa largo anche la componente sportiva. Cresce di pari passo con la nascita di un calendario gare, che è ancora provvisorio, ma sta prendendo forma. Spinto dalle intenzioni di alcuni grandi campioni che ne hanno sposato la filosofia e di organizzatori, come Moletta&Pozzato, che fra poco più di un mese metteranno in strada la Serenissima Gravel.
La gravel sta al ciclismo, come il padel sta al tennis: tutti lo provano, spinti dalla curiosità e dalla moda. E da uno strumento che porta su di sé le caratteristiche delle grandi biciclette e la possibilità di spingersi oltre il nastro d’asfalto che costituisce il limite genetico della bici da corsa.
Sapore di mare
Il resto è un ribollire di elettrico e monopattini, in un ambiente frizzante e interessante da raccontare e approfondire. Forse un po’ stretto per la gran mole di espositori presenti, con i problemi derivanti da una logistica che merita di essere rivista, soprattutto sul fronte dei parcheggi, per evitare che gli abitanti della zona diventino il principale ostacolo per lo svolgimento della fiera.
Ma Rimini c’è e a Rimini bisogna andare, per stringere affari e per farsi vedere. Se la organizzassero in un polo fieristico sarebbe certamente più triste e meno frequentata. Quest’aria di mare, il passaggio di comitive ancora in vacanza e il senso della lunga estate si sposano benissimo con il brillare al sole di ruote, raggi e telai.