evil eye, brand di alta gamma nel mondo degli occhiali per uso sportivo di proprietà di Silhouette International (25 anni di esperienza nel settore tecnico-sportivo) ha fatto quest’anno il suo debutto al Giro d’Italia come sponsor tecnico del team Vini Zabù-Ktm.
La prima volta
Con la stagione su strada appena archiviata, abbiamo approfittato dell’occasione per scambiare due chiacchiere con Floriana Di Cesare, Marketing Manager di evil eye, per sapere come è andata questa prima esperienza nelle vesti di partner tecnico di un team ciclistico professionistico.
«Come evil eye possiamo tranquillamente affermare di essere ampiamente soddisfatti dell’esperienza vissuta con la Vini Zabù-Ktm e non solo per quel che riguarda il Giro d’Italia ma più in generale per tutta l’intera stagione, una stagione che non va dimenticato ha dovuto convivere con le problematiche legate al Covid».
Social scatenati
«La cosa che ci ha maggiormente colpito in positivo, è stato l’approccio e la professionalità dimostrata dal team e dal suo ufficio stampa nei giorni del Giro, con contatti continui ed un’interazione a livello social che ci ha permesso di dare ulteriore visibilità al nostro brand, soprattutto nei giorni in cui Giovanni Visconti è stato leader della classifica di miglior scalatore».
«Gli atleti sono stati sempre disponibili nel fornirci i loro feedback sull’occhiale da loro indossato, il vizor pro, il nuovo modello evil eye che ha fatto il suo debutto durante il Giro d’Italia, studiato appositamente per discipline sportive come il ciclismo che vedono l’atleta esposto al mutare improvviso delle condizioni atmosferiche».
Inseguendo Wackermann
Concludiamo la breve intervista chiedendo se c’è stato qualche episodio particolare da ricordare.
«Direi di sì e riguarda Luca Wackermann, vittima di una caduta rocambolesca negli ultimi metri della quarta tappa del Giro d’Italia. Era da giorni che cercavamo di consegnargli un nuovo paio di occhiali della sua misura ma la consegna avveniva sempre con un giorno di ritardo quando il Giro si era ormai messo in moto verso una nuova sede di arrivo. Alla fine abbiamo deciso di farglieli comunque avere recapitandogli a casa sua, dove stava trascorrendo la convalescenza. Un modo per dimostrargli che gli eravamo vicini in un momento per lui difficile».