Il Giro d’Italia U23 si è aperto ieri con la vittoria di Andrea Cantoni e il secondo posto di Riccardo Bobbio, quindi molto bene per i colori italiani. Eppure se si guarda alla classifica generale non abbiamo molto da sorridere. Gli stranieri per ora hanno qualcosa in più. E il cittì Marino Amadori lo sa bene.
Andrea Pietrobon è tra gli italiani più accreditati per la classifica generale Edoardo Zambanini è la maglia bianca uscente del Giro U23 Marco Frigo, se non dovrà tirare per i belgi potrà fare bene
Andrea Pietrobon è tra gli italiani più accreditati per la classifica generale Edoardo Zambanini è la maglia bianca uscente del Giro U23 Marco Frigo, se non dovrà tirare per i belgi potrà fare bene
Pietrobon, Frigo e Zambanini
«Quel che si è visto alla Coppa delle Nazioni ha detto molto, bisogna avere pazienza e lavorare con i ragazzi che si hanno. Certo è che se continuano a passare i “primo anno” si crea un vuoto. Gli effetti della pandemia ancora si sentono, alcune gare sono saltate e se i nostri già andavano all’estero poco, negli ultimi due anni ci sono andati ancora meno.
«Pensando alla classifica generale non vedo un vero leader. Potrei dire Alessio Martinelli della Colpack, ma immagino che farà la spalla ad Ayuso. Può fare bene Andrea Pietrobon. L’anno scorso il corridore del Ctf ha fatto un buon Giro ed è in crescendo. Poi c’è Edoardo Zambanini della Zalf che lo scorso anno ha vinto la maglia bianca, ma in questa stagione non si è ancora fatto vedere. Sempre della Zalf c’è Gabriele Benedetti: bravo, ma quest’anno ancora un’incognita. C’è Matteo Carboni (Biesse Arvedi, ndr) che però si è un po’ nascosto e non è male. E Marco Frigo. Ecco lui potrebbe fare bene, ha una buona squadra, la Seg».
L’altimetria della crono di Guastalla… E la planimetria Quest’anno poche crono in Italia, una delle poche quella a squadre alla Coppi e Bartali
L’altimetria della crono di Guastalla… E la planimetria Quest’anno poche crono in Italia, una delle poche quella a squadre alla Coppi e Bartali
Tasto dolente della crono
Con il cittì si passa poi a parlare della lunga crono di Guastalla, 25 chilometri che avrà un gran bel peso sulla classifica generale.
«Per me non cambierà molto le sorti del Giro invece – ribatte Amadori – anzi… Quest’anno sarà un Giro per un corridore più completo e non per uno scalatore puro. Certo chi andrà forte a crono può finire tra i primi.
«Perché abbiamo deciso di farla così lunga. Innanzi tutto ringrazio gli organizzatori che l’hanno inserita perché credetemi non è affatto semplice organizzare una gara simile. Io comunque non l’ho disegnata, ma l’ho chiesta. Per assurdo neanche favorisce i nostri corridori, ma per chi vuol diventare professionista e vuol vincere le corse a tappe serve. Guardiamo il Tour de l’Avenir: una crono almeno c’è sempre. L’anno scorso c’era il prologo di 7 chilometri, più una cronosquadre di 27. E per fortuna che è stata messa, in questo modo tutti i nostri ragazzi si sono almeno dovuti adattare, altrimenti la bici da crono neanche l’avrebbero presa. Poi ci lamentiamo se all’italiano abbiamo solo 20 partenti. E’ vero che a poterla vincere sono pochi, ma è importante invece anche per gli scalatori che poi puntano alle corse a tappe».
Il discorso di Amadori non fa una piega. Basta solo pensare a Bernal domenica scorsa a Milano. Ha tenuto alla grande incassando in 30,3 chilometri poco più di 1’30” da Ganna.


Salite e squadra
La salita, anzi le lunghe salite caratterizzeranno la seconda metà del Giro U23. Senza dimenticare la frazione di Sestola però alla quarta tappa.
«Quella di Campo Moro per me è la salita più dura e anche la più lunga e credo possa incidere più di tutte.
«La squadra conta sì, ma non sarà decisiva. Primo perché si corre in cinque e poi perché per come è disegnato il percorso immagino che i protagonisti saranno costretti a prendere molta aria in faccia, sia se vogliono attaccare, sia se devono rincorrere. Insomma le castagne dal fuoco se le dovranno togliere da soli. La squadra semmai conterà di più nelle prime tappe pianeggianti. E chi vincerà dovrà attaccare da lontano.
«Non viviamo uno dei momenti migliori, ma con un po’ di coraggio anche i nostri possono fare bene».











