Meeting per giovanissimi, la conquista “morale” del Gs Mosole

26.06.2025
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Quando si parla di ciclismo per giovanissimi, è normale prescindere dall’aspetto agonistico. Si guarda ad altro, alla partecipazione, all’entusiasmo, ma nel caso del Meeting per i più piccoli che la Federciclismo organizza ogni anno, un certo grado di competitività c’è sempre. Quest’anno, per la sua edizione numero 37 si è andati a Viareggio e a portare a casa la Coppa è stato il Gs Mosole, che ha interrotto un dominio di tre anni dell’UC Costamasnaga.

Una gioia molto grande per il team trevigiano, un’istituzione nel campo ciclistico visto che affonda le radici nel secolo scorso e che attraverso le sue fila sono passati tantissimi bambini che sarebbero poi diventati campioni, addirittura mondiali considerando Ballan e Chicchi. E non è un caso se poi tutti sono rimasti sentimentalmente legati alla creatura di Remo Mosole.

Il gruppo dei 27 ragazzini che ha regalato al Gs Mosole il suo primo trionfo tricolore
Il gruppo dei 27 ragazzini che ha regalato al Gs Mosole il suo primo trionfo tricolore

92 anni e l’entusiasmo di un ragazzino

Già, Remo, 92 anni e non sentirli perché il suo entusiasmo è quello di un ragazzino. La cosa che colpisce è che i bambini lo seguono con grande ordine e rispetto, «Remo ha detto di fare così…» «Remo vuole che facciamo in questa maniera» e così via: «Beh, mi vedono come il vecchio lupo del Piave – racconta ridendo – per noi quest’attività è fondamentale, noi abbiamo sempre fatto promozione, abbiamo sempre spinto i bambini a pedalare. Paradossalmente le difficoltà maggiori le troviamo con qualche madre che ha sempre paura che il figlio cada, che si sbucci un ginocchio… Invece devono capire che a quell’età i bambini hanno bisogno di sfogarsi, di scaricare energie e quale modo migliore di farlo che pedalando?».

A dispetto di oltre cinquant’anni di attività nel settore, per il gruppo trevigiano questa è la prima vittoria: «Siamo arrivati secondi, terzi, ma non ci eravamo mai riusciti a vincere e per me è una grande soddisfazione. Anche perché dimostra che i bambini non sono cambiati, che la bici piace ancora, diverte. Se ce ne sono meno – e nel nostro gruppo rispetto a qualche anno fa i dati numerici sono solo in leggero calo – è perché di bambini ne nascono meno. Quindi non è un problema che ha a che fare con il ciclismo».

I bambini sono stati impegnati in prove su strada, in mtb e anche nella gimkana
I bambini sono stati impegnati in prove su strada, in mtb e anche nella gimkana

Fra i bambini ci saranno futuri campioni?

Qualcuno di questi bambini proseguirà nella sua avventura ciclistica? «Io sono convinto di sì, perché si divertono e fanno fatica, questa è l’unica cosa che conta. Ma è una fatica sana, uno sfogo libero alle energie, poi chi mostrerà talento, chi avrà anche la testa per andare avanti lo farà, è sempre successo. Noi dobbiamo dare un’educazione a questi ragazzi, alla vecchia maniera, perché crescano sani fisicamente e psicologicamente. I bambini sono sempre bambini, devono solo essere guidati».

A Viareggio, a portare il gruppo di 27 bambini capace di conquistare il trofeo c’era Luca Pavanello, il presidente della società che ha vissuto la conquista passo dopo passo: «La formula del Meeting prevedeva che si conquistassero punti in varie prove: la gimkana, la prova su strada, quella per mountain bike, addirittura anche la sfilata del primo giorno dava un punteggio. Noi abbiamo toccato quota 1.295 punti, se non è un record poco di manca, lo scorso anno si vinse con oltre 200 punti in meno…».

La scelta di portare il Meeting a Viareggio si è dimostrata positiva, con presenze da tutta Italia
La scelta di portare il Meeting a Viareggio si è dimostrata positiva, con presenze da tutta Italia

Un Meeting veramente nazionale…

Pavanello non ha mancato di dare uno sguardo più ampio a tutto quel che è avvenuto nel lungo weekend toscano: «I partecipanti sono stati tantissimi, oltre 1.700 in rappresentanza di 195 team. La scelta di portare l’evento a Viareggio è stata quanto mai indovinata: lo scorso anno a Tarvisio c’erano molte società del Centro-Sud che avevano dovuto rinunciare per gli alti costi di trasferta, invece essendo un po’ a metà strada, a Viareggio sono venuti in tantissimi da tutte le regioni d’Italia, persino dalla Sardegna».

Eppure si parla sempre di un calo dei numeri dei praticanti a livello giovanile: «Io una risposta me la sono data, almeno relativamente alla mountain bike ed è data dai costi delle bici. Noi facciamo prevalentemente attività su strada e ai bambini tesserati diamo tutto, dalla bici al vestiario ma non tutti possono farlo. E chi opera nella mtb chiede alle famiglie di comprare bici che possono arrivare anche a 2.000 euro. Non ce la fanno, ecco perché mollano».

Anche la sfilata del primo giorno con le sue coreografie dava punti per la classifica finale
Anche la sfilata del primo giorno con le sue coreografie dava punti per la classifica finale

L’importanza di fare gruppo

C’è anche una motivazione legata alle diverse abitudini, a nuove generazioni che vivono molto in maniera “virtuale”? «E’ un problema che, parlando di bambini, è relativo perché sono pochi coloro che già hanno lo smartphone, chiaramente il discorso cambia dai 12 anni in su. Noi comunque siamo molto ligi su questo: quando si sta insieme, si sta insieme. Ad esempio prima c’era l’abitudine per i bambini di giocare sotto il gazebo mentre i loro compagni gareggiavano. Noi abbiamo imposto di non portare giochi almeno nelle giornate di gara, quando l’amichetto corre, si va a fare il tifo. E vedendo l’entusiasmo che tutti i bambini ci hanno messo, è stata la scelta giusta…».