Gorizia, disastro al Giro. Ciccone all’ospedale, Van Aert accusa

24.05.2025
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C’erano le Frecce Tricolori e le bandiere. Se non fosse stato per la pioggia, sarebbe stata una giornata di festa. Si annunciava come una tappa di avvicinamento alle prime montagne, con l’arrivo condiviso fra Gorizia e Nova Gorica nel segno della cultura e della fratellanza tra i popoli. Invece si è trasformata nel disastro per i protagonisti italiani del Giro d’Italia. Può succedere ancora tutto, come si affrettano a ripetere i commentatori televisivi, ma il dato di fatto sconsolante è che la situazione rosea di ieri è ormai un lontano ricordo.

Colpa di una caduta provocata non certo dal fato: in certe dinamiche purtroppo la sfortuna non è il primo fattore da considerare e dopo la tappa Van Aert lo ha detto chiaramente. Mancavano 23 chilometri al traguardo e in testa al gruppo la Visma-Lease a Bike lavorava nella scia di Asgreen ancora in fuga, per portare Kooij alla volata, quando è successo il finimondo.

«Certo era un circuito con molte curve – ha detto Van Aert ai media belgi dopo l’arrivo – ma quello di Lecce mi era sembrato molto più pericoloso. Quello che è successo oggi è stato una scelta dei corridori. I team di classifica sono nervosi, producono il loro stress ed è per questo che cadono. Bisogna avere il coraggio di dirlo. Corrono costantemente dei rischi eccessivi ed è per questo che cadono».

Non è ancora dato sapere se ci saranno polemiche perché la squadra olandese ha continuato a tirare, ma con Asgreen ancora in fuga e lanciato verso la vittoria non avrebbe avuto senso fermarsi. E così la Visma si è ritrovata senza la tappa, ma con Simon Yates rientrato in classifica. Anche se non è così probabilmente che sarebbero voluti tornare in gioco.

Del Toro, occhi di gatto

La caduta, si diceva, è avvenuta nelle prime quindici posizioni del gruppo, a conferma di quanto detto da Van Aert. Sono rimasti dietro quasi tutti gli uomini di classifica, ad eccezione di Isaac Del Toro, che ha riflessi da gatto e sembra quasi avere l’occhio magico per prevedere quel che accadrà. La tappa era vissuta quasi interamente sullo stesso schema, con i quattro fuggitivi davanti e il gruppo a fare l’elastico alle loro spalle, per non prenderli troppo presto. 

Asgreen, Davy, Marcellusi e Maestri, con la Alpecin e la Visma dietro a tenere il ritmo allegro avendo ancora Groves e Kooij con i migliori. Tutto il giorno così, fino al primo passaggio sul Saver, salita di 700 metri con una pendenza del 7,7 per cento, quando il gruppo è stato completamente falciato da una caduta.

Una strettoia tra le vie cittadine. Il fondo acciottolato bagnato. E dopo la frenata, il rumore della caduta. Tra coloro che hanno messo piede a terra e che sono anche caduti, si sono segnalati subito Pedersen e Vacek, candidati a giocarsi la tappa. La maglia rosa Del Toro, che però è ripartito subito. Bernal, Roglic e Ayuso, lesti a riprendere il ritmo. Mentre Ciccone è rimasto fermo, poi si è seduto sul marciapiede, con il ginocchio evidentemente malconcio.

Prima della tappa, l’abruzzese era settimo in classifica generale, a 2’20” dalla maglia rosa. Aveva conquistato per due volte il podio, ma ora il punto di domanda è se riuscirà a ripartire domani ed eventualmente virare verso la conquista di una tappa. In questi casi, più del dolore fisico fa lo scoramento e la faccia di Giulio mentre si infilava nella tenda per cambiarsi non prometteva nulla di buono. Il ritardo di 16’14” con cui la Lidl-Trek ha tagliato il traguardo compatta suona come una sentenza inappellabile.

Distruggersi per vincere

La voce di Asgreen risuona a margine della baraonda ed è giusto riconoscere il merito a questo danese concreto e duro, che già in passato è riuscito a battere Van der Poel nella volata a due di un Fiandre. Era il 2021 e in quel piegare Mathieu dopo la fuga a due c’era la sua capacità di tirare fuori il meglio quando anche i più forti sono stanchi. Per questo oggi non ha avuto grandi problemi a scrollarsi dalla scia Marcellusi e Maestri ormai allo stremo delle forze.

«E’ stata una giornata dura – ha detto – per arrivare a questo genere di cose devi distruggerti completamente, ma quando ci riesci la gioia è tanta. La squadra mi ha dato molte informazioni e mi ha anche suggerito a un certo punto di attaccare. So che nella seconda parte di un Grande Giro, le fughe possono arrivare, anche se è una tappa pianeggiante. Eravamo tutti stanchi e per questo ho dato tutto gas. Il circuito era tecnico, le strade erano bagnate, era difficile per il gruppo andare più veloce di noi nella fuga».

Ciccone all’ospedale

La giornata promette di essere ancora lunga. Il reparto comunicazione della Lidl-Trek ha chiesto di non contattare i corridori del team e che gli aggiornamenti saranno forniti quando anche loro sapranno qualcosa di più. Ciccone è stato accolto all’arrivo dal dottor Daniele, che ha cercato subito di farsi un’idea delle sue condizioni. Nel momento in cui scriviamo questo articolo, Giulio sta andando all’ospedale per sottoporsi a radiografie che possano dare una dimensione al suo infortunio. Le ambizioni di classifica forse erano tramontate dopo la cronometro, ma certo nessuno poteva immaginare una simile svolta nel suo Giro.

Vi forniremo aggiornamenti sui nostri canali social quando anche noi sapremo qualcosa di più. Furono ugualmente una caduta (provocata tuttavia da un capriolo che aveva attraversato la strada) e il conseguente dolore al ginocchio a causare il ritiro dell’abruzzese dalla Vuelta dello scorso anno. Attendiamo notizie dal team e intanto cerchiamo di capire quale potrà essere il ruolo dei nostri in questo Giro che è certo d’Italia, ma sempre meno degli italiani.

P.S. alla fine Ciccone ha dovuto alzare bandiera bianca. Gli esami hanno confermato che Giulio ha riportato un importante ematoma al muscolo vasto laterale del quadricipite destro e una piccola lesione alla fascia muscolare. Le sue parole nel comunicato della Lidl-Trek.