Il giorno dopo ha la pacatezza dell’adrenalina che si è depositata sul fondo e aspetta semmai di tornare su. Per Simone Consonni quest’ultima giornata dei mondiali pista di Ballerup (Copenhagen) significa dover ancora affrontare la madison con Elia Viviani, che ha appena colto l’argento nell’eliminazione. Ieri l’argento dell’omnium ha spalancato una finestra sul futuro della specialità che finora è stata appannaggio del veronese. I trent’anni di oggi, compiuti il 12 settembre, saranno 34 a Los Angeles 2028 e potrebbero consentirgli di puntare a un ultimo grande obiettivo su pista.
Nonostante si celebrino più spesso gli altri, nella sua bacheca brillano un oro, un argento e un bronzo alle Olimpiadi. Un mondiale nel quartetto più altre nove medaglie fra argento e bronzo. Due titoli europei e otto medaglie fra argento e bronzo. Uno forte, niente da dire. Uno forte che non se la tira neanche un po’.




Simone è ancora in hotel, mentre si sta preparando per andare in pista. Ieri su Instagram sua moglie Alice ha scritto un post che la diceva lunga sulla tensione con cui dagli spalti si è vissuta la rincorsa alla medaglia: «Non so chi era più finito dopo 8h in pista… (forse io). Che dirti… Non c’è molto da dire, ti conosco troppo bene e so che appena passato il traguardo e guardato il tabellone hai avuto un momento di sconforto, avrai pensato a quella maglia lì sempre così vicina ma che pare veramente irraggiungibile, ma io sono sicura che tutto può arrivare per qualcuno che si impegna e ci prova come te!».
Questo argento nell’omnium può essere davvero un bel progetto su cui ragionare?
L’omnium mi è sempre piaciuto e quando non c’era Elia ho tirato fuori delle buone cose. Ai mondiali di Apeldoorn nel 2018 ho vinto il bronzo. Agli europei di Monaco e poi a Grenchen l’anno scorso ho preso l’argento, per giunta dietro Ben Thomas, che sappiamo tutti quanto valga. E quindi mi dico: «Perché no?». Non voglio non voglio pormi limiti, altrimenti perdi di sicuro. Voglio godermi tappa per tappa e cercare di fare il massimo possibile per me stesso. Insomma, si parla tanto di ricambio generazionale, ma finché riesco a portare la medaglia, vuole dire che posso andare avanti. Penso che alla fine uno che porta medaglie lo schieri anche se ha 50 anni.


Piano buttarsi giù, non sei fra i pensionabili…
No, però sono ormai nella metà… alta. Dopo Scartezzini e Viviani, arrivo io. Però vi ripeto: la carta d’identità non è un limite. Anzi magari, per come si è visto in questi ultimi tempi, per l’omnium e come si corre, serve esperienza. Ma io sono convinto che, indipendentemente che uno abbia 19 anni o 39, se porta medaglie e fa le prestazioni, l’età non conta.
Il mondiale dopo le Olimpiadi. Alcuni hanno rinunciato alla pista, è stato difficile tenere la concentrazione?
E’ stato facile! Mi diverto quando vado in giro con questo gruppo. Passatemi il termine: mi sembra di essere in vacanza. Non mi pesa minimamente, quindi ho voluto esserci. Ho parlato con Marco Villa della possibilità di concentrarmi bene sull’omnium perché volevo vincere questa maglia, che mi manca da singolo. Ho vinto medaglie olimpiche e mondiali nel quartetto o nella madison, sono sempre salito in compagnia di qualcun altro. Nella mia testa ora c’è la voglia di far vedere che posso conquistare una maglia iridata da me. Non tanto per farlo vedere agli altri o per dimostrare chissà cosa. E’ una cosa che voglio, cui tengo per me stesso.


Volevi vincere, il belga è stato più forte. Come è andata?
Nell’omnium, adesso come adesso, le gambe sono vicine per tutti. Nella corsa a punti, De Vylder è partito a 20 punti da me, quindi era il meno curato. In questa specialità si dice che forse è meglio partire un tantino indietro e cercare la fortuna così è stato. Lui è stato forte e bravo a cogliere le occasioni e si è meritato un bell’omnium, veramente incerto e chiuso.
Chiuso?
Si parlava anche con i ragazzi del fatto che solitamente il mondiale dopo l’Olimpiade è sempre un po’ più aperto, più tranquillo, vengono tutti un po’ più scarichi. Invece sia nei quartetti per i primi due posti, sia nell’inseguimento individuale si sono visti tempi da far paura. E’ stata una roba impressionante, quasi… schifosa, passatemi il termine anche in questo caso. La verità è che nelle varie prove, devi andare sempre forte uguale. Per questo dico che l’omnium è stato chiuso, perché eravamo molto vicini tra noi. Quindi è stato un peccato, perché per come si era messo, ci credevo.






Se davvero la pista non ti pesa, si può dire che questo sia il posto in cui Simone può venir fuori per sé, mentre su strada il ruolo ormai è un altro?
Sì, dai, si può dire. Nel ciclismo di oggi anche quello che sto ricoprendo su strada è un ruolo importante, mi piace quello che faccio. Mi piace aver trovato nuovi stimoli e per questo dico che il 2024 è stato una stagione positiva. Manca ancora una corsa per la quale partiamo senza stress. L’obiettivo è sempre far bene. L’omnium ieri è stato abbastanza faticoso, dopo le fatiche del quartetto. Partiamo senza stress con il tiro puntato in alto. Quindi andrò a Londra con Elia la prossima settimana e poi, ragazzi, poi finalmente si va in vacanza…