Alla fine a tenere banco è sempre lui: Tadej Pogacar. Vince, rivince, stravince. Attacca, in qualche caso anche senza troppo senso, rinuncia ai Giochi Olimpici e con ogni probabilità anche alla Vuelta.
E da quest’ultimo appunto riprendiamo quel filo del “fantadiscorso” che iniziammo qualche tempo fa con Pino Toni. Appena archiviata la maglia rosa, facemmo delle supposizione tecniche con il preparatore toscano. E ora che anche la Grande Boucle è nel sacco quelle supposizioni assumono ancora più valore.


Vuelta sfida possibile
Premettiamo, e che sia ben chiaro, che non siamo qui a dire che Pogacar dovrebbe fare la Vuelta. E’ un discorso di nuovo quasi da fantaciclismo, che chiaramente si fonda su conoscenze approfondite e tecniche.
Lo sloveno potrebbe riuscirci? Secondo Toni sì. E avrebbe anche l’opportunità di non rinunciare o arrivare col fiato corto al mondiale, il grande obiettivo dichiarato dallo sloveno.
«Tadej – dice Toni – ce la potrebbe fare. Anche perché chi lo potrebbe davvero contrastare alla Vuelta? Sta vivendo un momento unico e potrebbe partire senza neanche troppo stress. Se dovesse far fatica potrebbe fermarsi dopo 10 giorni e tornarsene a casa. Avrebbe comunque svolto un buon lavoro e poi pensare al mondiale. O se invece andasse fino in fondo avrebbe comunque tre settimane dalla fine della corsa spagnola alla prova iridata. Ma certo per queste sfide servono stimoli, soprattutto stimoli esterni».


Ambiente stimolante
E con quegli stimoli esterni, Pino Toni apre un capitolo tanto vasto quanto interessante. Il coach toscano ha una lunga esperienza. Ne ha visti di campioni e di staff importanti e spiega come per gli obiettivi più grandi servano anche stimoli esterni. Gli stimoli di un ambiente positivo e propositivo.
Pensiamo a Filippo Ganna e al suo Record dell’Ora. Chiaro che alla base ci deve essere un campione, ma serve anche tutto un contorno. L’idea di poter abbattere quel record. Lo studio della bici, i test, la preparazione specifica e la programmazione all’interno del calendario stagionale, il body, la scelta della pista e della temperatura, l’alimentazione e addirittura, nel caso di Pippo, un compagno che faccia “da cavia”, perdonateci il termine un po’ forte, quale Dan Bigham che in qualche modo ha fatto le prove generali.
«Per certe sfide sportive servono grandi ambizioni. Ambizioni che l’atleta da solo non può avere – spiega Toni – gli serve intorno un team, uno staff, degli uomini che vadano oltre. Che cerchino di far diventare realtà un sogno, di rendere possibile l’impossibile. Riis per primo pensò alla tripletta con Contador e iniziò a costruirgli una squadra forte, fatta di campioni come gregari (e tra questi anche Majka che oggi guarda caso è compagno di Pogacar, ndr). E in UAE Emirates Pogacar ce l’ha uno staff così».


Tra sogno e ricerca
Dell’importanza degli staff, Toni ci aveva detto qualche giorno fa quando si parlava di Vingegaard.
Ed avrebbe anche l’uomo per queste visioni, Matxin. E’ risaputo che molte tattiche nascano da lui. Del suo modo di correre sempre all’attacco. E dalla sua ambizione, benzina vitale nello sport agonistico.
Il toscano riprende: «Per una sfida così il meccanico anche dovrebbe cercare sempre qualcosa di più. Andare oltre il suo seminato. Provare, sperimentare. Idem il preparatore, il nutrizionista e il massaggiatore. Ognuno nel suo campo deve sperimentare, fare ricerca… ma questo si può fare se al vertice c’è questa volontà. E’ come la Formula 1. Ci deve essere sempre uno stimolo ulteriore al miglioramento. Un ambiente che sprona».


Occasione ghiotta
Insomma l’atleta c’è, lo staff anche e persino Giro d’Italia e Tour de France sono nel sacco. «Semmai ci dovesse essere un’occasione – va avanti Toni – è questa. Piuttosto bisogna vedere gli equilibri interni. Bisogna vedere come la prenderebbero i compagni, e Ayuso in particolare, una sua eventuale partecipazione alla corsa spagnola».
Magari non a tutti farebbe piacere avere un corridore che si prende tutta la fetta della torta. Però è anche vero che sarebbero parte attiva di un qualcosa di storico. Tra l’altro sembra che lo stesso Pogacar abbia confidato questo suo dubbio a dei colleghi.
Pogacar e la squadra lo hanno detto e ridetto: niente Vuelta. E anche pochi giorni fa, in un’intervento in diretta su una pagina social, Andrea Agostini, della dirigenza UAE Emirates, lo ha ribadito. «Niente Vuelta. Sarebbe troppo faticoso e poi il rischio magari è quello di perdere Tadej per un anno. Lo vogliamo tutelare»: questi in sintesi i concetti di Agostini. Come dargli torto?
Anche perché noi facciamo un’analisi tecnico sportiva e forse anche da tifosi di ciclismo, che vorrebbero assistere a qualcosa di storico. Ma poi c’è anche il lato economico. Pogacar che per un anno non c’è o non rende come al solito che impatti potrebbe avere?
«Ci sta – ci aveva già detto Toni forte della sua esperienza – che Pogacar poi possa essere stanco e che possa avere meno stimoli nell’anno successivo. Ma a quel punto imposterei per lui un calendario tutto diverso. Un calendario senza grandi Giri, puntando forte sulle classiche, così che possa recuperare e al tempo stesso avere nuovi obiettivi».
Insomma, le basi per una tripletta ci sarebbero anche. Ma questo era fantaciclismo e la realtà è altra cosa.