BASSANO DEL GRAPPA – Hanno vinto due tappe, indossato la maglia bianca al primo giorno, sono stati in fuga e soprattutto hanno vinto la classifica a squadre del Giro d’Italia: sono i ragazzi della Decathlon-Ag2R-La Mondiale.
La squadra francese è la rivelazione di questa prima parte di stagione. Ottime prestazioni e già 22 vittorie, solo la UAE Emirates ha vinto di più. Hanno alzato le braccia al cielo con otto corridori diversi. Un bottino sontuoso per questo team.
Un cambio di passo netto del quale parliamo con Cyril Dessel, uno dei direttori sportivi della Decathlon-Ag2r.
Cyril, un grande inizio di stagione e un grande Giro d’Italia…
Sì un grande Giro, manca una tappa. Ieri pensavamo anche a difendere la classifica generale con Ben O’Connor e magari puntare al podio. Una piccola possibilità c’era ancora perché nessuno era al sicuro. Vero, quest’anno stiamo vivendo un grande cambiamento nel nostro team.
E cosa è cambiato?
Il gruppo dei corridori è quasi identico a quello dell’anno scorso. Quello che è cambiato davvero è l’arrivo di Decathlon, un nuovo sponsor, con nuove ambizioni. Questo ha dato uno slancio a tutti i livelli, corridori, staff, preparatori. E non solo…
Cos’altro?
Con Decathlon è arrivato un nuovo partner ciclistico, Van Rysel. E’ vero che all’inizio bisognava convincere i corridori che la bici fosse efficiente, ma su questo fronte Van Rysel ha fatto davvero un ottimo lavoro. Ci hanno fornito una bici molto competitiva e soprattutto sono stati in grado di fornirne la prova ai ciclisti. C’erano dei numeri. E così non appena i ragazzi le hanno provate hanno scoperto un mezzo efficiente.
Sicuramente oggi i materiali contano, ma non può essere solo quello. Qualche giorno fa lo stesso Lavenu (il team manager, ndr) ci aveva parlato anche di nuove dinamiche interne. La mentalità può fare tutto questo?
E’ arrivato anche un nuovo general manager (Dominique Serieys, ndr), che ha messo sul piatto un nuovo metodo di lavoro, una ristrutturazione del team a tutti i livelli. Ma il tema dei materiali che funzionano è uno degli aspetti fondamentali per i ragazzi, per la loro testa. Quando siamo andati a visitare la casa madre di Decathlon, abbiamo visitato i laboratori che hanno fatto capire a tutti noi, corridori inclusi, che sapevano come sviluppare i prodotti. Quando i ragazzi hanno iniziato la preparazione, erano convinti che sarebbero stati equipaggiati con la migliore attrezzatura.
La mentalità è quella giusta insomma?
Esatto e poi penso che anche gli allenatori abbiano fatto un ottimo lavoro nella preparazione invernale, tanto che l’intera squadra è arrivata in ottime condizioni fisiche già alle prime corse e è stato un altro tassello che ha contribuito a mettere in moto un circolo virtuoso. Senza contare che abbiamo giovani corridori che si sono rivelati. Penso a Valentin Paret-Peintre che ha vinto qui al Giro. E ha fatto bene in avvio: ottavo, al Tour Down Under. Questo è stato uno dei primi segnali positivi che abbiamo ricevuto e che ha fatto capire agli altri giovani corridori che la strada era quella giusta.
E non solo Valentin…
Abbiamo visto emergere anche Bastien Tronchon, Paul Lapeira… Poi le prime vittorie, Dorian Godon anche nelle classiche. E anche i leader carismatici, Benoit Cosnefroy, Ben O’Connor, hanno fatto bene. Dobbiamo e vogliamo cavalcare questa ondata positiva.
L’assenza di vecchi leader come Van Avermaet, Schaar, Naesen, hanno creato più spazi decisionali e tattici?
Chiaramente prima c’era Van Avermaet, lui era il capitano, il leader nel gruppo delle classiche. La presenza, il suo curriculum non passavano inosservati per noi. È stato complicato manovrare a livello strategico perché era difficile non dare un ruolo di leadership a Greg Van Avermaet. Purtroppo però lui non aveva più il livello di prima, ma dovevamo comunque porlo come atleta di punta.
Chiaro…
E quindi, come dite voi, ha impedito ad alcuni corridori di rivelarsi, poiché erano più al servizio della collettività. Di conseguenza c’erano molti atleti protetti e altri giovani corridori dietro che non avevano la possibilità di esprimersi. Quindi è vero che è stato un po’ penalizzante.
Avete cambiato qualcosa anche sul fronte della preparazione?
No, gli allenatori sono gli stessi dell’anno scorso. Ma tutti si sono interrogati sul proprio da fare. Era necessario dare una svolta.
Voi, Cyril, avete un grande bacino giovanile, tra juniores e devo team. Nella seconda parte di stagione farete dei mix di squadra, porterete dei vostri stagisti?
Sì, sì, li stiamo già integrando poiché abbiamo la possibilità di utilizzare corridori U23 nel WorldTour in determinati eventi. Lo abbiamo già fatto all’inizio dell’anno e continueremo a farlo. Tra di loro ci sono corridori che si uniranno al team WorldTour l’anno prossimo. Uno dei nostri obiettivi è quello di puntare sul settore giovanile. Certo, sappiamo che quando integriamo due giovani corridori, dobbiamo essere vigili perché spesso gli serve un po’ di tempo per adattarsi. A volte questo adattamento è veloce, dura un anno, a volte due anni… Vanno aggiunti con parsimonia, per non sbilanciare troppo il gruppo e la sua competitività.