LONDRA – Battiti e watt sprigionati sia dagli atleti in pista che dal pubblico sulle tribune. La Uci Track Champions League è una centrifuga emozioni e adrenalina che ti intrattiene costantemente. E non potrebbe essere altrimenti in un evento organizzato dalla Warner Bros Discovery.
Le sue serate offrono sempre alta qualità di ciclismo e coreografie studiate ad hoc per gli spettatori. Le ultime due prove disputate nel velodromo olimpico Lee Valley di Londra hanno definito le classifiche finali. L’olandese Harrie Lavreysen e la neozelandese Ellesse Andrews hanno vinto le discipline degli sprint, mentre il canadese Dylan Bibic e la scozzese Katie Archibald quelle dell’endurance (in apertura foto UciTCL). Noi però abbiamo voluto approfondire il dietro le quinte con il trentaduenne francese Florian Pavia, il Series Director della UCI Track Champions League. Una persona disponibile e moderata, nata in Marocco, con origini di Pantelleria (tanto che suo padre parla ancora italiano) e che ha lavorato per ASO (la società organizzatrice del Tour de France) prima di passare al gruppo WBD. Sentiamo cosa ci ha detto.
Nel 2021 quando è nata, si diceva che la Champions League doveva sedurre il telespettatore. Ad oggi è vinta la sfida per voi?
Credo di sì. Abbiamo voluto il format per questo e lo organizzeremo fino al 2028. Volevamo rendere il ciclismo su pista accessibile per tutti. Non solo per chi ama la pista, ma anche per un pubblico molto più largo e distante dal ciclismo. La priorità resta sempre il prodotto televisivo, però va trovato sempre il giusto equilibrio tra l’esperienza nel velodromo e quella che viene percepita a casa. Su questo ci lavoriamo sempre dopo ogni evento, facendo tante prove.
In questa ricerca di equilibrio guardate più all’utente da casa?
Certamente, il nostro resta un prodotto che deve privilegiare il telespettatore. Nel velodromo abbiamo cinquemila persone, che sono comunque tantissime per un evento del genere, però da casa ne abbiamo più di centomila. I numeri sono sempre cresciuti dalla prima edizione ad oggi. In realtà sono incrementi piccoli perché avevamo già iniziato molto bene. Siamo sull’ordine del 10 per cento di crescita ogni anno in televisione.
E nei velodromi?
Lì invece abbiamo percentuali molto più alte. A Parigi nel 2022 avevamo avuto circa 2.500 persone, quest’anno oltre 4.000. E senza avere i grandi nomi della pista francese. Questo significa che la gente che è venuta per assistere e godersi il nostro spettacolo. Un mix tra gare e coinvolgimento generale, con giochi di luci e musica. Sono tre ore di gare che volano via velocemente. Ed il pubblico resta appassionato dall’inizio alla fine.
Come scegliete le sedi delle prove?
La scelta dei velodromi in questi anni non è stata mai casuale. Un po’ per i mercati di quei Paesi e un po’ per la tradizione che hanno su pista. Maiorca, ad esempio, è un’ottima meta anche per il buon clima. Vorremmo andare in Olanda ad Apeldoorn. Ci stiamo lavorando per farlo già nel 2024. Bisogna dire che poi abbiamo dei nostri requisiti da rispettare.
Quali sono?
I velodromi devono avere un’altezza al soffitto di almeno nove metri per poter installare la cable-cam. Poi ci vuole tutto lo spazio necessario per le attrezzature. Abbiamo un camion-regia che controlla diciotto telecamere puntate su pista e spalti. Infine, abbiamo anche un compound dentro al velodromo che si occupa di tutte le luci e gli effetti coreografici con grande coordinazione. Uno spettacolo del genere non lo possiamo allestire in qualsiasi posto.
Rispetto alla prima edizione cosa è cambiato?
Dal 2021 ad oggi abbiamo dovuto fare inevitabilmente degli aggiustamenti. Ad esempio l’ordine delle gare lo abbiamo cambiato quest’anno in modo che fossero più coerenti e logiche per la televisione. Ci siamo resi conto che la presentazione dei leader delle classifiche non potevamo più farle dopo circa 45 minuti di gare. Era una questione televisiva, ma il pubblico del velodromo non capiva. Così abbiamo deciso di farla subito ed trasmetterla in differita in un momento di piccolo intervallo.
Possono esserci novità per le prossime Uci Track Champions League?
Per le edizioni future stiamo facendo riflessioni se aggiungere delle specialità. La parte della velocità funziona molto bene. E’ in linea con la nostra idea di evento. La parte endurance invece è un po’ più difficile. Questi corridori corrono per circa dieci minuti. Metà di loro ti dice che è perfetto, l’altra metà no perché non riesce ad esprimersi al massimo. Se vogliamo mantenere tre ore di programma, non abbiamo alternative. Tuttavia per gli atleti dell’endurance abbiamo organizzato nel pomeriggio una corsa a punti (che assegna qualche punto nel ranking UCI, ndr) così possono utilizzarla come gara di riscaldamento.
Secondo voi può rubare scena e atleti alle Sei Giorni?
Penso di no. La Champions League è un prodotto totalmente differente dalle Sei Giorni. Quelle sono gare per un pubblico che segue la pista costantemente, quasi di nicchia. Ad esempio il loro format si presta poco alla televisione.
Nell’anno olimpico ci sarà la possibilità di vedere qualche nome importante?
Solitamente la qualificazione per la Champions League avviene con i mondiali, ma l’anno prossimo non sarà possibile perché ci saranno prima le Olimpiadi. Quindi dopo Parigi 2024 vedremo i risultati e distribuiremo le nostre 17 wild card. Indipendentemente da tutto, guardando in casa vostra, a noi piacerebbe molto avere corridori come Viviani o Ganna. Faremo un tentativo per portarli da noi.