Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel con Bartoli un anno dopo. Il grande ex toscano, oggi preparatore, aveva stilato un bilancio e un’analisi tra i due. Dopo una stagione tanto diversa per l’olandese e il belga non possiamo non riprendere il discorso.
Ma prima un rapidissimo sunto di cosa è stato il loro 2023. Van der Poel vince il mondiale di cross a gennaio in volata sul rivale, ma perdendo quasi tutti i duelli di avvicinamento con Van Aert. Segue un periodo di stacco molto simile, poi una primavera che si chiude per entrambi con la Roubaix. Il Tour, il mondiale (Van Aert ha fatto anche la crono, Van der Poel no) e poi un finale leggermente differente.
In totale 46 giorni di gara su strada per Van der Poel, 54 per Van Aert. I due quest’anno hanno gareggiato insieme 31 volte: in 17 occasioni è arrivato prima Van Aert, in 14 Van der Poel. Solo che il corridore della l’Alpecin-Deceuninck ha vinto alla Roubaix, alla Sanremo e al mondiale.
Michele, partiamo appunto dal quadro d’insieme della loro stagione. Che idea ti sei fatto?
Il rendimento è stato super per entrambi, il risultato super per uno solo, Van der Poel chiaramente. Io pendo per Van Aert, ma in quanto all’essere vincenti, se VdP continua così gli dà un bel distacco.
Come mai questa differenza?
Perché Van Aert è troppo generoso, è sempre preso anche nelle dinamiche di squadra. Lui è sempre protagonista anche nelle corse a tappe, grandi o piccole che siano. Mentre Van der Poel si stacca, recupera, non fa la stessa fatica e questo oltre che dargli un risparmio fisico, gli porta anche un risparmio di energie mentali. Lo fa essere più “cattivo”, più pronto nelle tappe in cui punta. Il che è fisiologico.
Chiaro…
Accumuli voglia, desiderio, puoi fare un picco più marcato. Su 60 gare, Van Aert ne fa 55 a tutta, Van der Poel ne fa 20, ma quelle 20 le centra.
Ci avevi detto che prima o poi avrebbero dovuto scegliere se continuare con il ciclocross. Inizieranno a pensarci davvero? Van Aert ha detto che vorrebbe fare qualcosa di meno in tal senso…
Quella era ed è la mia idea. Anno dopo anno il non staccare diventa pesante sul piano psicologico. Poi magari loro hanno una grande convinzione e mentalmente sono ben predisposti, ma con l’andare avanti dell’età le cose cambiano. A me per esempio se a 27-28 anni avessero detto che a 33 non avrei più avuto la stessa voglia, li avrei presi per matti. Gli avrei risposto che avrei corso fino a 40 anni. Ma poi a un certo punto inizi ad avere più bisogno di recupero. E’ anche vero che loro di super hanno tanto e di umano poco!
Michele, quanto conta anche l’aspetto economico riguardo al cross? Oppure lo fanno per solo passione? O magari per abitudine?
Io dico passione. Chiaro che la parte economica ha importanza ma credo che loro non abbiano bisogno di quello.
E facendo un discorso di preparazione, se lo ritrovano o è un boomerang?
Gli serve, è un beneficio. Sono sforzi intensi che da giovane allenarli ha poca importanza, da grandicelli ne ha di più, da “vecchi” si dovrebbe fare solo quel tipo di sforzo, perché i fuorigiri si perdono più facilmente.
Ma questo non cozza un po’ col discorso che il cross li logora?
Ma conta anche la mente. Quel tipo di allenamento lo si può ricreare anche senza cross. Se lo fanno non è un danno. Non dico che gli faccia bene, ma dico che non gli fa male. Poi c’è un aspetto da valutare: la percezione della fatica non è sempre uguale. Ad una certa età ti sembra stare al 100 per cento, a tutta, e invece sei al 90 ed è lì che cala la prestazione. Tu magari potresti ancora rendere in quel modo, ma non sopporti più fatica allo stesso livello.
Nelle “non vittorie” di Van Aert, incidono gli ordini di scuderia? L’altro invece ha carta bianca…
Non so come siano organizzati in Jumbo-Visma e come gestiscano certe dinamiche, ma Van Aert ha più responsabilità e spesso le prende da solo… proprio perché è un generoso. Però devo dire che anche VdP si è messo nei panni dell’aiutante. E anche bene, ma solo per Philipsen. L’altro aveva Vingegaard, Roglic, Kooij, Kuss… VdP doveva lavorare nei finali in pianura, l’altro in salita.
Dopo questa stagione Van Aert lo patisce psicologicamente?
Un po’ credo di sì. Col carattere che avevo io, sapendo che in volata mi avrebbe battuto o che già era davanti, avrei dato una frenatina per fare quarto. Non sarei salito sul podio con quel tipo di rivale. Mi avrebbe dato fastidio.
Van Aert ha anche le crono, VdP la Mtb, ma l’ha gestita col contagocce…
Io infatti non sono sorpreso per i risultati, ma proprio per la sua gestione. VdP è stato bravo. Così come approvo che la sera finale del Tour se ne sia stato tranquillo e non sia andato alla cena con gli sponsor. In certi momenti, al termine di una gara di tre settimane e con un mondiale in testa, stare fuori anche solo due ore in più equivale ad un mese