Cecchini riparte dall’Olanda con Van der Breggen

21.01.2021
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«Ero arrivata al punto di non riconoscermi più – dice Elena Cecchini – soprattutto perché sono molto ambiziosa e faccio fatica ad accettare la sconfitta. Dover lavorare per una compagna, se magari avevo una buona condizione, mi sembrava un’opportunità persa. Stessa cosa se avevo spazio per fare la mia corsa e sbagliavo qualcosa: un’altra opportunità persa. Era diventato logorante e al contempo era come se alla squadra andasse bene lo stesso. Non è stato facile andar via, perché la Canyon ormai era una famiglia, ma non avevo stimoli. Come se la prestazione non fosse più utile. Avevo bisogno di uscire dalla mia comfort zone, soprattutto dopo un 2020 così pesante».

La friulana racconta così il cambio di squadra, che l’ha vista passare dalla tedesca Canyon Sram Racing in cui correva dal 2016, alla olandese SD Worx, squadra Specialized, contattata addirittura da Anna Van der Breggen, la campionessa delle due maglie iridate di Imola, che alla fine del 2021 si ritirerà per diventarne direttore sportivo.

A Plouay, Cecchini è 5ª, piazzandosi nella volata per il 3° posto dietro Consonni e Bastianelli
A Plouay 2020, Cecchini coglie il 5° posto,
Ti ha davvero cercato lei?

Ad aprile, con un messaggio. Ci ho pensato per un po’ e poi sono saltata sul treno. Fare l’ultima stagione con lei, per quello che potrà trasmettermi, è un lusso cui non ho voluto rinunciare.

Sicura che non andrai soltanto per tirare?

Sicuramente avrò i miei spazi. Anna è un’atleta che a fine anno vince tantissimo, ma ci saranno opportunità se le gambe parleranno nel modo giusto. Questo è un bene, perché se sono troppo rilassata, non vado benissimo. Ed essere in un team di ragazze che lavorano duro e devono guadagnarsi il posto sarà sicuramente contagioso.

Perché il 2020 è stato pesante?

Il lockdown mi ha permesso di passare dei buoni mesi a casa con Elia (Elena è da anni la compagna di Elia Viviani, ndr), ma ho lavorato troppo e sono arrivata sfinita alla ripresa. Non vedevo l’ora che arrivasse il 31 ottobre, per fare il campionato italiano e staccare. Non mi pareva di aver fatto chissà cosa sui rulli, ma il mio fisico non ha metabolizzato niente. Quando ho fatto la prima uscita, sono tornata a casa dopo due ore e volevo piangere per i dolori muscolari. Quindi sono stata in altura ed è andata benino fino agli europei, poi è stato tutto un calare.

Serviva un bel reset…

E c’è stato. Tre settimane senza bici, anche se noi ciclisti abbiamo sempre paura di riposare, credendo di perdere chissà cosa.

Chi segue la tua preparazione?

Dal 2018 lavoro con Marco Pinotti, un altro che aveva bisogno di nuovi stimoli dopo l’ultimo anno alla CCC. Ora al Team Bike Exchange è molto motivato e tranquillo. Ci sentiamo spesso al telefono, ogni giorno se il lavoro da fare è specifico. Mi trovo bene, perché verifica quello che faccio e se qualcosa si discosta dal lavoro impostato, mi chiama e ci spieghiamo. Posso parlarci liberamente.

Come sei arrivata a lui?

Me lo ha consigliato Elia. Avevano condiviso la camera alle Olimpiadi di Londra ed era rimasto stupito dal fatto che la sera prima avesse dichiarato il wattaggio medio che avrebbe fatto l’indomani nella crono e si fosse discostato di pochissimo. «Uno così – mi ha detto – è quello che ci vuole per una precisina come te». E aveva ragione.

Nel 2016, Elena Cecchini ha vinto la maglia tricolore a Darfo Boario. Qui con Elia Viviani
Nel 2016, Cecchini ha vinto la maglia tricolore. Qui con Elia Viviani
Hai già un programma?

Inizierò dall’Het Nieuwsblad, senza fare la Valenciana. Poi Strade Bianche e il Trofeo Binda a Cittiglio, che sarà il mio primo obiettivo. Sono stata selezionata per il Fiandre, mentre aspetto di fare una ricognizione per capire se fare la Roubaix. Non ho mai corso su quel pavé, non so cosa aspettarmi, anche se la squadra mi vorrebbe portare.

Mondiale oppure Olimpiadi?

Il mondiale è il primo obiettivo. Su Tokyo sono arrivata al mio pensiero Zen. Sono stata a Rio, l’highlight di una carriera. Tutti mi dicevano quanto fosse spettacolare partecipare e al momento l’ho pensato. La realtà è che se mi guardo indietro, scopro che ciò che conta è la medaglia. Per cui il mio obiettivo sarà andar forte e poi semmai sarò considerata. Sarebbe anche bello andare a vedere il percorso, perché c’è chi dice che sia durissimo e chi lo dipinge più scorrevole…

E nel frattempo la vita di Cecchini e Viviani scorre tra il Friuli e Monaco?

Esatto. Abbiamo passato le Feste in Italia e ora siamo a Monaco. Ci organizziamo dei blocchi di vita e di lavoro, anche se adesso staremo per un po’ qua, con l’aeroporto di Nizza vicino che è molto comodo e un clima migliore. Ma non so se quando smetterò vorrò continuare così. Per ora mi godo la mia nuova vita e più avanti, si vedrà.