«Nibali fenomeno. Lopez deve diventare leader». E se lo dice Martino…

31.05.2022
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Il Giro d’Italia è alle spalle. Ma non è del tutto chiuso per quel che riguarda analisi, ricordi, polemiche (leggasi Cipollini), bilanci. Con Giuseppe Martinelli, diesse dell’Astana Qazaqstan riavvolgiamo il nastro su Nibali e su Lopez.

Come è andata con l’uno e come è andata con l’altro. Se con Vincenzo alla fine c’è da gioire, non è proprio la stessa cosa con Miguel Angel.

Giuseppe Martinelli (classe 1955) da oltre 10 anni fa parte dello staff dell’Astana
Giuseppe Martinelli (classe 1955) da oltre 10 anni fa parte dello staff dell’Astana
“Martino”, partiamo proprio da Nibali. Cassani ci ha detto: il bravo diesse è colui che riesce a mettere in condizione il suo atleta di fare il meglio possibile. Per me il quarto posto di Nibali di quest’anno vale più di altri podi o di una vittoria di tappa ottenuta stando fuori classifica”. Cosa ne pensi?

Siamo venuti con un’altra idea con Vincenzo. Non posso negare che il quarto posto è bellissimo, però lo abbiamo raccolto perché lui è veramente un fenomeno. Non ha mai mollato ed è riuscito a tirare fuori delle prestazioni incredibili che gli hanno consentito di stare con i migliori. Tuttavia la mia idea era quella di fare un Giro alla Ciccone. Andare fuori classifica, cercare di movimentare le tappe, di raccogliere più risultati possibili. E invece ho dovuto fare ancora quello che che mi viene più facile: stare lì a lottare tutti giorni, a tenere la squadra cucita e compagnia bella… Stavolta ho fatto veramente fatica perché, ripeto, non era nel mio intento. Volevo divertirmi. E lo avevo detto a tutti che avrei voluto correre diversamente. Ma un quarto posto, è chiaro, non si butta assolutamente.

E questo modo di correre è derivato anche dal fatto che non avevate più l’uomo di classifica?

Sicuramente. E’ nato tutto da lì. Quando tu al terzo giorno perdi il tuo leader, cerchi di voltare pagina ma non è così facile. Restano tante pagine bianche che devi completare con qualcosa. 

Cioè?

Non siamo una squadra, non come la Quick Step – Alpha Vinyl che ha tanti uomini di prima fascia e con diverse caratteristiche e può vincere tutti giorni o quantomeno lottare, tutti i giorni. Alla fine, se noi lasciavamo perdere il piazzamento di Vincenzo potevamo, forse, raccogliere qualcosa. Ma anche nulla. 

E se invece ci fosse stato Lopez?

Avremmo tenuto un uomo in classifica, Lopez appunto, con la squadra intorno. E Nibali battitore libero. E diventava tutto più semplice.

Martino, hai toccato il tasto Lopez. Quest’inverno anche in modo deciso ci avevi detto: Lopez dovrà dimostrare se è carne o pesce. Come siamo messi?

Lopez è un buon corridore, nessuno pensa il contrario, però deve diventare grande. Ad un certo punto, a 28-29 anni, devi capire che devi fare i sacrifici. Che tutto è più difficile. Che per conquistare i grandi traguardi e lottare con i migliori serve la massima concentrazione. Devi capire ogni anno che la concorrenza aumenta: arrivano dei giovani, di cui una volta facevi parte anche tu, e invece adesso sono gli altri, ma tu ci devi essere. Non puoi pensare di svegliarti una volta ogni tanto e vincere una tappa al Tour of the Alps. 

Ti aspetti di più…

Mi è dispiaciuto da una parte che si sia ritirato al Giro, ma spero che questa batosta sia la volta buona perché cambi modo di fare e di essere. Noi lo abbiamo abbastanza corteggiato per portarlo qua. Ma in questo momento siamo anche abbastanza arrabbiati.

Perché?

Perché visto come è andato il Giro il risultato si poteva veramente ottenere. Ci sono stati corridori buoni, sicuramente, però tra chi ha vinto e chi ha fatto terzo poteva esserci anche lui. Tanto più che il Giro si è deciso in salita e non a cronometro come sembrava durante la corsa con quei tre che erano sullo stesso piano fino alla Marmolada.

Quindi la porta aperta perché diventi grande con voi, gliela lasciate?

La possibilità c’è ancora e ci crediamo. Adesso sta recuperando. In questi giorni ha ripreso ad allenarsi. Ha passato le settimana del Giro a riposo assoluto per recuperare al meglio. Lo aspetta la possibilità del Tour. E se non sarà al Tour sarà alla Vuelta di sicuro.

Ti saresti aspettato maggior tenacia da parte sua prima di ritirarsi? O effettivamente era impossibile andare avanti nelle sue condizioni?

Io sono sempre arrabbiato quando un mio corridore si ferma, però effettivamente Lopez non poteva andare avanti. Aveva una contrattura che peggiorava tutti i giorni. Abbiamo provato a far di tutto… Addirittura nel giorno di riposo si è accentuata. Probabilmente perché sin che era lì a spingere e il muscolo era sempre “caldo” era meglio. Il giorno di riposo lo ha pagato a caro prezzo.

Nibali e Lopez avevano già corso insieme nell’Astana nel 2016
Nibali e Lopez avevano già corso insieme nell’Astana nel 2016
Hai detto che deve crescere: in cosa?

Nella qualità del suo lavoro – ci pensa un po’ stavolta prima di rispondere Martinelli – deve mettersi in testa che qui l’abbiamo fatto crescere, ma adesso le cose sono cambiate. Adesso è tornato da leader, non più il bravo ragazzo promettente. Quando era qui la prima volta aveva Vincenzo che era già un campione affermato. C’erano Luis Leon Sanchez, Jakob Fuglsang… tanti altri corridori presso cui “ripararsi”. Adesso è un leader.

E qual è il ruolo del leader?

Un leader deve essere consapevole che dietro ha una squadra che investe su di lui. E investe non solo delle risorse umane, ma anche dei soldi.

Quindi ti aspetti un Lopez più presente nel quotidiano? Vita da atleta, concentrazione negli allenamenti…

Le sue responsabilità devono essere al pari di quelle della squadra. Quando  tu lo prendi e lo paghi come un campione. Lui forse non ci è arrivato a questo punto. Io spero, come ripeto, che questa ricaduta gli dia qualcosa ancora. 

Magari non tiene la pressione del leader…

Ma no, quella mi sembra la tenga bene. Io non credo sia una questione di pressione, quanto piuttosto di capire che deve diventare grande.